Non solo chef, pasticceri, imprenditori e più in generale operatori del settore. Anche i politici si sono schierati contro le chiusure dei ristoranti volute dal Governo per contrastare la diffusione del coronavirus. E in particolare le voci ostili sono arrivate da un componente della maggioranza e da un governatore in prima linea nel contimento del contagio.
Non tutta la politica è d'accordo sulla chiusura alle 18 dei ristoranti
RENZI: «IL COVID FA PIÙ MALE A CENA CHE A PRANZO?»
Secondo leader di Italia viva Matteo Renzi, alleato di governo eppure sempre pungente con il premier Giuseppe Conte, «la chiusura dei ristoranti alle 18 è tecnicamente inspiegabile, sembra un provvedimento preso senza alcuna base scientifica. A cena il Covid fa più male che a pranzo? E per chi si era attrezzato valgono le stesse regole? Ci rendiamo conto del danno economico devastante?».
L'ESEMPIO DELL'ALTO ADIGE: RISTORANTI APERTI FINO ALLE 22
Una soluzione alternativa c’è: «In parlamento chiederemo che Conte valuti di seguire la stessa strada intrapresa dal presidente dell’Alto Adige, che ha firmato un'ordinanza che prevede che i ristoranti siano aperti fino alle 22. Per quanto riguarda la ristorazione», ha poi aggiunto l’ex segretario del Partito democratico, «è bene ricordare che i dati Istat che mettono insieme alberghi, ristoranti e bar ci dicono che il valore aggiunto 2019 di questo aggregato è di 64 miliardi di euro, quasi equivalente a quello di tutto il comparto edilizio».
Teresa Bellanova e Matteo Renzi
CHIESTI DEI CAMBIAMENTI: ANCHE LA BELLANOVA IN PRIMA LINEATeresa Bellanova, ministra delle
Politiche agricole e compagna di partito di Renzi, «sta combattendo per i ristoranti e soprattutto per la
filiera collegata», ha concluso il numero uno di Iv, che ha promesso: «Chiederemo al presidente del Consiglio di
cambiare il provvedimento».
ZAIA: «CHIUDERE ALLE 18 VUOL DIRE FARLI CHIUDERE PER SEMPRE»Sulla stessa linea, anche se dall’altra parte della barricata politica, sponda
Lega, c’è
Luca Zaia, presidente della
Regione Veneto. «I ristoratori non possono essere trattati come
untori», ha detto. «
Non ci sono dati di sanità pubblica che dimostrino che ristoranti o palestre siano responsabili dell'infezione. Avevo chiesto la
chiusura alle 24, poi il punto di caduta era stato fissato
alle 23, ma neanche questo; chiudere alle 18 vuol dire farli
chiudere per sempre. Sono realtà che hanno rispettato in maniera ossequiosa le
linee guida, senza
focolai o comportamenti delinquenziali da parte degli imprenditori».
Luca Zaia
«I VERI PERICOLI DI ASSEMBRAMENTO SONO NEI CENTRI COMMERCIALI»Come Renzi, Zaia spera «il governo riveda il
Dpcm. Non ho mai fatto polemica, ma questo
provvedimento non ci voleva, e facciamo fatica a farlo accettare». Poi il governatore ha spiegato: «Non capisco perché si colpiscano bar e ristoranti e non i
centri commerciali: lì sì che c'è pericolo di
assembramento.
Il tema del mancato distanziamento non ha niente a che fare con i ristoranti. Io avevo chiesto di insistere di più sul contenimento dei contatti ravvicinati
all'aperto, nelle vie e nelle piazze dove avviene lo struscio e che prescindono dalle
attività economiche». Basterà questo doppio assist da parte della politica per far tornare il governo sui suoi passi salvando almeno in parte i ristoranti?