Il Covid preoccupa, e tanto, ma non fa più paura come lo scorso anno. Il vaccino e il green pass hanno eretto un muro che si sgretola solo se ci sono no vax o soggetti fragili (con altre patologie). Per il momento la stragrande maggioranza dei positivi sono asintomatici o al più accusano raffreddori o lievi influenze. Dobbiamo essere ottimisti dunque? Per quanto riguarda morti o ricoverati in terapia intensiva forse, anche se cresce il numero di bambini (non vaccinati) ricoverati e non sappiamo cosa accadrà realmente fra 5-10 giorni quando si dovrebbe raggiungere il picco dell’attuale ondata pandemica: giusto in coincidenza con la riapertura delle scuole e lo shopping di massa per i saldi (almeno questi non si poteva spostare di 15 giorni?). Ma sul piano economico la situazione è decisamente preoccupante.
Al di là della noiosa insistenza delle notizie sul numero dei contagiati, ciò che sembra sfuggire ai più è la dilagante difficoltà di sempre più numerose aziende di fronte al crescere di assenze “per malattia”. A oggi siamo a oltre un milione di contagiati in Italia, la maggioranza dei quali sono dipendenti che per una decina di giorni, in media, sono assenti dal lavoro, anche se non hanno sintomi. E meno male, aggiungiamo, perché potrebbero essere contagiosi. Anche se in verità per i vaccinati la carica virale dovrebbe essere contenuta e quindi con pochi rischi di infezione (secondo gli scienziati...).
Nei servizi il costo della malattia è a carico delle aziende
Il problema è che l’assenza di questi lavoratori oltre ad impedire molti servizi (pensiamo alle migliaia di voli cancellati negli Usa) e produzioni, in alcuni casi crea seri problemi economici ad aziende magari già in difficoltà. Non dimentichiamo che per molti contratti (fra cui quelli dei pubblici esercizi) la malattia è a carico dell’azienda. Se poi capita che il lavoratore è in ferie il danno per assenze raddoppia….E pensiamo solo a bar e ristoranti dove da mesi manca personale.
Positivo asintomatici in quarantena. Fino a quando ?
Anche perché c’è tutto un caos sui tempi di queste assenze. La “malattia” dei positivi asintomatici scatta dalla dichiarazione del medico di famiglia che si rifà magari all’esito di un tampone rapido. Ma per interromperla serve un tampone molecolare, per il quale occorre aspettare una decina di giorni (mentre ogni effetto potrebbe essere svanito e con un nuovo tampone rapido il “malato” risulterebbe negativo). Serviva poi un nuovo certificato medico di guarigione. Un passaggio, quest’ultimo, che è stato risolto riattivando in automatico il green pass dopo un esito negativo di tampone.
Tempi di malattia lunghi anche per gli asintomatici
Sta di fatto che questi sono tempi lunghissimi di “vuoto”, soprattutto in caso di asintomatici, con non pochi effetti negativi sulla propensione al lavoro. Psicologicamente uno degli effetti più vistosi del covid è stato quello di porre in contrasto impegni di lavoro e vita privata (a volte condizionata dallo stress). Aggiungere altre occasioni per fare preferire il “rifugio in casa” al lavoro potrebbe avere devastati sull’intera economia, Pensiamo solo all’abbandono di lavoratori che ha subito il comparto dei pubblici esercizi.
SEmpre più difficile trovare lavoratorii in bar e ristoranti o hotel
Non malati ma in smartworking gli asintomatici?
Che fare? Come è stato fatto giustamente per la cassa integrazione, si potrebbe pensare di estendere a tutti (almeno in casi come questi) il pagamento da parte degli enti previdenziali della malattia in caso di pandemia. Oppure, meno oneroso, perché non trasformare, per gli asintomatici, questa “malattia” in un periodo di smart working? Si graverebbe meno sulle aziende e anche gli enti previdenziali avrebbero meno costi. A maggior ragione se consideriamo che oltre ai “positivi” ci sono anche quelli che devono stare in quarantena (sia pure ora abbreviata) con ulteriori assenze “onerose” per il sistema e le aziende. Non dimentichiamo poi che il virologo Matteo Bassetti ha ad esempio proposto di ridurre a 5 giorni la quarantena dei positivi asintomatici e di eliminarla addirittura per i medici…
Il Governo, in ritardo, deve decidere sull'obbligo vaccinale
Problemi che si saremmo potuti risparmiare se per tempo si fosse scelto di imporre un obbligo vaccinale, cosa che ora forse il Governo potrebbe fare estendendo l’uso del super Green pass a tutti i lavoratori. O almeno a quelli più a contatto col pubblico. Sono in corso approfondimenti tecnici per capire la portata di una decisione simile su tutto il mondo del lavoro, in particolare sul privato dove potrebbero esserci maggiori criticità e resistenze, anche se i più probabili soggetti all’obbligo dovrebbero essere i dipendenti degli enti pubblici, di bar, ristoranti, palestre e in genere dei negozi. I tempi stringono e una decisione, soprattutto in vista di una probabile impennata di casi dopo le ferie natalizie, dovrà essere presa subito per poi partire già dal prossimo mese, dando il tempo a chi non lo è di vaccinarsi o completare il ciclo con seconda dose o booster. Un modo per restringere ulteriormente il campo in cui può espandersi il virus...