La carenza di personale nella ristorazione è diventata ormai un'emergenza sistemica con cui tutti o quasi si trovano a fare i conti. Un problema reale, che ha portato in alcuni casi alla riduzione degli orari di apertura o addirittura alla chiusura di bar e ristoranti. C'è però, come scrive il Sole 24 Ore, uno strumento, poco conosciuto, ma che potrebbe tornare particolarmente utile al comparto e allo stesso tempo portare con sé un importante beneficio sociale.
Di cosa stiamo parlando? Degli incentivi messi in campo dalla legge Smuraglia, la norma che regola il lavoro in carcere e che permette di impiegare, per esempio, come cuochi e camerieri i detenuti, con notevoli benefici dal punto di vista economico: un risparmio di 520 euro al mese tra contributi e tasse.
I detenuti possono diventare cuochi o camerieri grazie alla legge Smuraglia
La legge Smuraglia, uno strumento utile per i ristoranti
Come dicevamo, la legge Smuraglia è un'opportunità ancora non sfruttata appieno. I numeri dicono infatti che a fine giugno 2022 solo il 4.5% dei detenuti era coinvolto in progetti di lavoro in carcere. Eppure le opportunità sono senza dubbio interessanti. Per le imprese e le cooperative, oltre al vantaggio di trovare la manodopera di cui necessitano, ci sono agevolazioni fiscali e contributive. Il beneficio fiscale previsto dalla legge 193/2000 consiste in un credito d'imposta per ogni assunto (nei limiti del costo sostenuto) di 520 euro al mese per i detenuti e di 300 euro per chi è in semilibertà. Per gli assunti part-time, lo sconto è proporzionale alle ore lavorate.
C'è poi l'aspetto sociale: formazione e lavoro rappresentano un'occasione per il reinserimento in società e allontanano il rischio di recidiva.
Lavoro in carcere: le regole
Detto delle agevolazioni, quali sono le regole da rispettare per avviare un progetto con la legge Smuraglia? I detenuti possono svolgere l’attività sia dentro sia fuori dal carcere. Per assumerli è necessario stipulare un'apposita convenzione con la Direzione dell'istituto penitenziario e presentare una dichiarazione di interesse alla direzione del carcere. La durata del contratto deve essere di almeno 30 giorni e la retribuzione non inferiore a quanto previsto dai contratti collettivi. Possono accedere alle agevolazioni anche le imprese che svolgono attività di formazione dei detenuti, a patto che la formazione sia immediatamente seguita da un’assunzione di durata almeno tripla rispetto al periodo di formazione per il quale l’impresa ha goduto dello sgravio.Il rapporto di lavoro deve, inoltre, avere inizio mentre il soggetto è detenuto. Le agevolazioni spettano però anche per i diciotto mesi successivi all’uscita dal carcere, per chi ha beneficiato della semilibertà o del lavoro esterno. Durata più lunga (ventiquattro mesi dopo la fine della detenzione) per chi non ha beneficiato della semilibertà o del lavoro all'esterno. Ci sono poi gli sgravi contributivi che prevedono un taglio del 95% delle aliquote per l'assicurazione obbligatoria previdenziale ed assistenziale, per lo stesso periodo previsto per le agevolazioni fiscali.