Calano drasticamente i consumi per bar e ristoranti: dal confronto fra gennaio 2022 e gennaio 2020 registra un pesante -18%. Lo certifica Comfimprese nel suo ultimo rapporto. Per l'associazione anche il settore dell'abigliamento e della vendita al dettaglio è in sofferenza. La situazione di incertezza internazionale (con i timori legati al conflitto tra Russia e Ucraina), che sta portando al drastico aumento delle bollette energetiche e del costo dei carburanti, ma anche le tensioni sui prezzi delle materie prime, causati dall’inflazione hanno portato a un inevitabile rallentamento dei consumi. Nel frattempo l’Istat ha rivisto al ribasso, sebbene di entità moderata, il tasso di variazione del Prodotto interno lordo italiano per il 2022. Come era prevedibile pesano gli effetti della crisi energetica e dell’inflazione, tornata ai livelli del 1996. Questo inevitabilmente ha portato rivedere la crescita del Pil che per l’anno corrente difficilmente potrà collocarsi attorno al 4,5%, come era stato inizialmente preventivato. Intanto l'ultimo trimestre del 2021, sempre secondo l'Istat, si è chiuso con una diminuzione del numero di bar e ristoranti (-1,5%).
Cala la stima del Pil a Febbraio
A gennaio calano i consumi per i ristoranti rispetto allo stesso periodo del 2020
Nuova battuta d’arresto a gennaio 2022 per il settore della ristorazione. Come era prevedibile l’effetto inflazione ha iniziato a farsi sentire, tanto che il settore, rispetto allo stesso mese del 2020, quando la pandemia non era ancora scoppiata, ha registrato una perdita dei consumi pari al 18% e di -24,3% rispetto a febbraio del 2019. «Gennaio segna una battuta di arresto verso il periodo pre-pandemico – ha dichiarato Mario Maiocchi, direttore del centro studi retail di Confimprese – A gennaio è avvenuto un cambio di passo a causa dei fattori congiunturali che impattano sulle decisioni di acquisto delle famiglie e sui conti delle imprese. A incidere maggiormente sull’andamento dei consumi è stato il settore dell’abbigliamento, che ha imboccato un trend preoccupante (il confronto tra gennaio 2021 e gennaio 2020 indica un -38,5%)».
La variazione dell'andamento dei consumi per anni e regionale
Confimprese: «Sono cambiate le abitudini degli italiani»
Stefano Vittucci, Consumer Products and Retail Sector leader di EY in Italia, commenta: «Il mese di gennaio ha subito la forte ascesa dei contagi che ha influito particolarmente sulle occasioni di consumo e spesa degli Italiani. Gli ultimi 24 mesi di pandemia hanno trasformato in maniera strutturale le abitudini di consumo degli italiani, che hanno ridotto la spesa per abbigliamento e ristorazione a favore di altri beni come quelli per la casa. È infatti significativo che la spesa per quest’ultima categoria sia rimasta stabile negli ultimi due anni. Parte di questi cambiamenti rimarranno nelle abitudini di vita e di consumo anche quando l’emergenza pandemica verrà superata definitivamente, impattando di conseguenza sul tessuto territoriale dei comparti analizzati».
Alla fine del 2021 si è ridotto anche il numero di bar e ristoranti
Infine, nell'ultimo quadrimestre del 2021, sempre secondo l'Istat, è stato registrato che sono calati dell'1,5% bar e ristoranti, dopo due trimestri in decisa risalita. E' un dato influenzato dall'emergenza pandemica, che ha fatto chiudere molti bar e ristoranti e fatto scappare clienti e turisti dalle città e dal drastico aumento dei costi e delle materie prime.
Le tensioni internazionali e il caro delle materie prime stanno rallentando la crescita del Pil
Intanto, cala anche la stima del Pil ipotizzata dall'Istat. La situazione di incertezza internazionale (con i timori legati al conflitto tra Russia e Ucraina), che sta portando al drastico aumento delle bollette energetiche e del costo dei carburanti, ma anche le tensioni sui prezzi delle materie prime, causati dall’inflazione hanno portato a un inevitabile rallentamento del Prodotto interno lordo. Lo rivela l’Istat nella sua analisi legata alla congiuntura di febbraio.
Per Confcommercio il quadro è a tinte fosche
Confcommercio ha quindi subito lanciato un allarme. «L’intero quadro, nel suo insieme, di prolungare e amplificare le tensioni sui prezzi al consumo, non vedendosi a breve una soluzione a questo problema, fa crescere i timori di repentine modifiche nella politica monetaria - ha dichiarato Confcommercio - Col passare del tempo, i tentativi di rassicurazione a tale riguardo sembrano perdere efficacia». In particolare, sul versante dei consumi, l'indice di Confcommercio registra per gennaio un +8,5%, ma rispetto allo stesso mese del 2020 la domanda, nel complesso, è ancora inferiore dell'11,7%. A febbraio, il Pil, secondo le stime di Confcommercio, ha consolidato la tendenza al rallentamento emersa nei mesi precedenti, con una riduzione dell'1% congiunturale. Nel confronto annuo la crescita si dovrebbe attestare al 4,2%, in forte calo, quindi, rispetto ai mesi precedenti. Infine a febbraio la variazione annua dei prezzi al consumo dovrebbe attestarsi al 5,6%.