Nell'Aula del Senato, la ministra del Turismo, Daniela Santanchè, che si trova al centro di critiche da parte delle opposizioni a seguito dell'inchiesta giornalistica condotta da Report sulle sue società, (ma che in verità è un caso aperto già da novembre, come aveva indicato Italia a Tavola) ha raccontato la sua versione dei fatti, dando risposte in particolare sulle aziende citate dalla trasmissione: «Contro di me è in atto una strumentalizzazione politica. Sono qui per difendere il mio onore e quello di mio figlio. Sono qui per il rispetto che deve a questo luogo e ai cittadini che rappresentiamo. Ho preferito non far pesare al governo e alla maggioranza le conseguenze di una campagna di odio nei miei confronti. Se avessi ricevuto un avviso di garanzia ve lo avrei detto perché per me non sarebbe cambiato nulla rispetto a quanto sto per dirvi, nè la fiducia per la magistratura, nè sulla mia vicenda che, piaccia o non piaccia, non comporterà le mie dimissioni. Da Ki Group srl ho incassato 27mila euro lordi in tre anni, una media di 9mila euro l'anno per gli anni precedenti, tra 2014 e 2018 in cui la società ha fatto margini operativi positivi, ho percepito dalla capogruppo un valore lordo annuo di circa 100mila euro. Non ho mai avuto nessun controllo nel settore dell'alimentare biologico come molti media hanno raccontato».
La ministra del Turismo, Daniela Santanchè (credits: Italpress)
Le accuse alla Santanchè erano già emerse a novembre
In aula Santanchè ha tenuto come ci capisce un discorso dai toni combattivi, come è nel suo stile, in cui ha cercato di presentarsi come la vittima di una «campagna di vero e proprio odio», negando tutte le accuse di Report. Ma prima di difendersi nel merito della gestione delle sue aziende, Santanchè ha voluto insistere su un punto: l’indagine della procura di Milano su di lei per falso in bilancio, di cui si era parlato a novembre e che riguarderebbe sempre la gestione di Visibilia. Già all’epoca Santanchè aveva smentito di essere indagata, e lo ha fatto di nuovo prendendosela con il quotidiano "Domani" che lo ha scritto in prima pagina mercoledì mattina:
Inchiesta Report, Santanchè sul risanamento delle quattro società Visibilia
Detto della questione "avviso di garanzia" (che potrebbe anche essere in corso di notifica), ma lei non lo può sapere, la Ministra, nella seconda parte dell’informativa, ha negato le accuse di Report e ha ripercorso la sua storia imprenditoriale e ha detto di non essersi «mai appropriata di nulla che non mi appartiene», di non aver «mai abusato delle mie posizioni apicali delle aziende». «Nel 2010 - ha affermato con vigore - il gruppo del settore biologico (di cui si parla ndr) è stato preso non da me, ma dal padre di mio figlio con cui non avevo più alcun legame e comunque con il suo intervento i lavoratori hanno avuto 12 mesi di retribuzione».
Sulle accuse dell’impiegata di Visibilia, ha detto di essere sicura che non abbia mai lavorato mentre era in cassa integrazione, e di trovare strano che non sapesse della sua condizione visto che è scritta nelle buste paga.
«Per questa complessa operazione di risanamento delle quattro società Visibilia - ha precisato - , ho messo a disposizione il mio patrimonio, per tutto ciò mi sarei quasi aspettata un plauso e sfido chiunque a indicarmi un numero cospicuo di persone che impegnano tutto il patrimonio per salvare le aziende. Qualcuno dovrebbe dare a me delle risposte: Domani che ha avuto una notizia che io non ho e che nessuno potrebbe lecitamente avere, una ipotesi grave». Il riferimento è alla sua villa Liberty di MIlano.
E poi ha concluso: «Cosa resta alla fine: note di colore sul mio abbigliamento, per le case, per le mie amicizie, per i nomignoli che mi sono stati dati. Mi hanno anche accusato erroneamente di aver preso delle multe in sosta vietata quando le multe erano dell'arma dei carabinieri a cui avevo dato in comodato una mia auto per rinunciare ad una di scorta. Io non ho nessuna multa da pagare».
Le opposizioni rilanciano e chiedono le dimissioni della Santanchè, ma la maggioranza fa quadrato e la difende
Tra le repliche dei senatori, i più ostili sono stati Stefano Patuanelli del Movimento 5 Stelle, che ha presentato una mozione di sfiducia contro Santanchè, e Antonio Misiani del Partito Democratico, che l’ha invitata a rassegnare le dimissioni. Il motivo è che nell’informativa non si è giustificata di un prestito di 2,7 milioni di euro che lo Stato avrebbe dato a una delle società gestite da Santanchè, la Ki Group. Secondo il PD il prestito non sarebbe stato restituito: «È un grave problema di opportunità politica: può una ministra avere un debito nei confronti dello Stato? Secondo noi no, non può rimanere al suo posto», ha detto Misiani. Dalla maggioranza sono giunte invece parole di sostegno alla Ministra sottolinenando come al momento si tratti solo di una vicenda montata dalla stampa.