Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha conferito 30 Attestati d'onore di "Alfiere della Repubblica" e la solidarietà per la pace è il tema prevalente che ha ispirato nel 2022 la scelta dei giovani Alfieri. La selezione tra tanti meritevoli, spiega una nota del Quirinale, «è stata orientata a valorizzare comportamenti e azioni solidali, ora nell'ambito di un'accoglienza a ragazzi ucraini in fuga dalla guerra, ora attraverso altri gesti di amicizia, cooperazione, inclusione affinché le diversità non diventino mai barriere. I testimoni scelti non costituiscono esempi di azioni rare, ma sono emblematici di comportamenti diffusi tra i giovani, che illustrano un mosaico di virtù civiche di cui, per fortuna, le nostre comunità sono ricche. Le storie degli Alfieri della Repubblica possono anche essere viste, dunque, come la punta di un grande iceberg che rappresenta, in ogni territorio, la vita quotidiana dei giovani». E tra questi c'è anche Simone Rovere Meloni.
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella
Il giovane pastore: «Faccio il lavoro che amo e non mi sembra vero di poter entrare al Quirinale»
Il giovane pastore di 19enne di Uras, in provincia di Oristano, è stato nominato dal Capo dello Stato Alfiere della Repubblica «per il coraggio e la perseveranza con cui ha reagito alla perdita di parte del suo gregge in seguito a una drammatica alluvione» nel novembre del 2021. «Sono felice per questo riconoscimento e ringrazio il presidente Mattarella, ma sono un po' stordito e non ho ancora realizzato ha raccontato Rovere Meloni ai microfoni dell'ANSA.
«Mi hanno chiamato dal Quirinale, ho riattaccato subito pensando ad uno scherzo - ha spiegato. Dopo qualche minuto mi hanno richiamato e mi hanno detto di questo premio, ho pensato che poteva essere vero, ma ho capito di cosa si trattava solo stamattina, quando il sindaco di Uras Samuele Fenu mi ha ricevuto in Comune e mi ha spiegato bene la cosa». Il giovane pastore poi ha raccontato il suo percorso e la sua determinazione nel fare il lavoro che ama. «Quell'alluvione del 2021 per me è stata un duro colpo, ma piano piano grazie all'aiuto della Caritas e di tante altre persone, rimboccandomi le maniche sono riuscito ad andare avanti. Adesso ho 150 pecore e sto cercando di fare crescere la mia azienda, tra poco monterò la mungitrice. Faccio il lavoro che amo: mi piace la campagna e gli animali, non saprei vivere diversamente. Ora mi preparo per andare a Roma a fine febbraio quando ci sarà la cerimonia per la consegna del premio da parte del Presidente Mattarella e ancora non mi sembra vero di poter entrare al Quirinale».