Niente scontro con l'Europa, per ora, potrebbe essere in forse la proroga in vista per le concessioni balneari la cui scadenza potrebbe restare fissata al 31 dicembre 2023. La questione balneari tiene banco ancora con l’ultima mossa di Fratelli d’Italia che lascia spiazzati gli alleati del centrodestra e rischia di aprire fratture nel Governo. È infatti saltato l’emendamento al decreto Milleproroghe che Fratelli d'Italia aveva presentato solo una manciata di giorni fa, che prevedeva l'eliminazione del termine del 31 dicembre 2023 e la conseguente estensione dell'efficacia delle concessioni fino all'approvazione della riforma complessiva del comparto. FdI ha infatti deciso di non inserire tra gli emendamenti al Milleproroghe segnalati dal proprio gruppo al Senato quello che mirava ad eliminare il termine del 31 dicembre 2023 per la validità delle concessioni balneari prorogandole senza una fine certa. La sola possibilità che non ci sia una proproga delle scadenze e si arrivi ad una obbligatoria riforma del sistema concessioni entro l'anno sta creando molta tensione nel mondo delle imprese tanto che c'è chi, come Simone Battistoni, rappresentante regionale del Sindacato balneari dell'Emilia Romagna, lancia una precisa accusa di incoerenza: «io voglio ancora pensare che il Governo - dice - abbia la percezione chiara di cosa significhi mandare a monte il sistema turistico balneare, visto che lo hanno detto tante volte in campagna elettorale». Parole che più di altre segnalano come la categoria sia già pronta e sul piede di guerra di fronte ad una nuova incertezza.
Balneari, questione ancora non risolta
Per la Meloni serve una riforma strutturale e la Ue chiede regole chiare per tutti
Le tensioni, ovviamente, sono esplose per tutta la giornata, tanto che la premier è intervenuta da Algeri dove è in visita ufficiale dichiarando: «Non ho cambiato sul tema della difesa dei balneari da una direttiva che non andava applicata, quello che ora si tratta di capire è quale sia la soluzione più efficace a livello strutturale. Io immagino una soluzione non temporanea, convocheremo le associazioni dei balneari prima del voto degli emendamenti (al decreto Milleproroghe, ndr) per capire se è più efficace la proroga o altre soluzioni, il mio obiettivo è mettere in sicurezza quegli imprenditori».
Nel giro di poche ore, Bruxelles si è però fatta sentire di nuovo. «Il diritto Ue richiede che le norme nazionali» in materia di servizi «assicurino la parità di trattamento degli operatori senza alcun vantaggio diretto o indiretto per operatori specifici, promuovano l'innovazione e la concorrenza leale» e «proteggano dal rischio di monopolizzazione delle risorse pubbliche». Così ha dichiarato all'ANSA un portavoce Ue sulla possibile nuova proroga del governo. «Cittadini e imprese - aggiunge - hanno diritto a una procedura trasparente, imparziale e aperta al momento di decidere a quale impresa debba essere concesso il diritto di usare il suolo pubblico, in questo caso le spiagge».
Centrodestra, emendamenti e proroghe
La proroga era proposta anche da emendamenti di Forza Italia e Lega, che però confermano la linea "segnalando" i due emendamenti azzurri (uno proroga le concessioni di un anno, l'altro di due) sottoscritti dal partito di via Bellerio che tra l'altro con il leader Matteo Salvini - come riporta Ansa - è tornato sull'argomento rivelando di aver parlato su questo con la premier Giorgia Meloni. Da Forza Italia, al momento si preferisce evitare di parlare di "rottura" nella maggioranza, anche se non si nascondono le possibili difficoltà cui andrà incontro la stessa Meloni. «Poi siamo sempre disponibili a vederci e trovare una soluzione tra di noi", aggiungono fonti del partito di Berlusconi».
A fronte dei 1.200 emendamenti al Milleproroghe presentati dai partiti nelle commissioni Bilancio e Affari costituzionali del Senato, i gruppi si sono impegnati a indicare entro oggi alle 15 quelli che verranno davvero discussi e votati. Fratelli d'Italia ha anticipato i tempi indicando i propri emendamenti segnalati, e tra questi non vi è quello sui balneari. Questo abrogava il termine del 31 dicembre 2023 indicato da Consiglio di Stato e confermato dal ddl concorrenza del governo Draghi per la validità delle attuali concessioni. Questo termine implica l'approvazione entro l'anno in corso della riforma e della successiva messa a gara delle concessioni.
Concessioni e balneari un nodo da sciogliere
Cosa voterà la maggioranza?
La maggioranza rischia ora di spaccarsi in Parlamento. La Meloni sta infatti cercando un accordo con Bruxelles per cercare una soluzione, tramite il ministro per gli Affari Europei, Raffaele Fitto, che si interfaccia con l'Unione europea su diversi dossier sul tavolo, tra cui Mes e Pnrr. Per questo, i senatori di Fratelli d'Italia sarebbero stata convinti a non 'segnalare' - e dunque a non mettere in votazione - alcun emendamento sulle spiagge in attesa dei risultati del dialogo tra Roma e Bruxelles.
Sullo sfondo c'è forse anche il solito conflitto interno nella maggioranza, anche perché nel testo della Lega si punta a istituire un tavolo tecnico interministeriale ("con compiti consultivi e di indirizzo e materia di concessioni demaniali marittime"), che dovrebbe essere guidato dal ministro delle Infrastrutture, cioè Matteo Salvini. I parlamentari di Fratelli d'Italia però non sembrano condividere. E intanto, non va dimenticato, Meloni non ha ancora affidato ad alcun ministro la delega sui balneari (né alla ministra del Turismo Daniela Santanché aveva una quota dello stabilimento Twiga in Versilia né al ministro del Mare Nello Musumeci), mentre è la premier in prima persona a presiedere il comitato interministeriale sulle politiche del mare a Palazzo Chigi.
Giorgia Meloni, presidente del Consiglio
Il braccio di ferro con l'Ue
La prima firma di Lavinia Mennuni, senatrice vicina a Meloni, dava autorevolezza all'emendamento, che rappresenterebbe anche una prova contro Consiglio di Stato e Ue. Mennuni ha presentato anche un secondo emendamento che sposta solo in avanti il termine di un anno. Simile a questo secondo emendamento è la proposta Fi-Lega, firmata da Licia Ronzulli, Maurizio Gasparri, Gianmarco Centinaio e Roberto Marti che fa slittare la proroga di due anni, al 31 dicembre 2025, ma mantiene un termine. Gli stessi Centinaio e Marti hanno presentato un altro emendamento che istituisce un tavolo tecnico presso il ministero delle Infrastrutture per varare la riforma, in attesa della quale rimangono valide le concessioni, senza un termine perentorio: proprio come prevede l'emendamento Mennuni.
In questo contesto Matteo Salvini – scrive sempre Ansa - ha detto di mirare a «Chiudere positivamente entro l'estate" il dossier "coinvolgendo le associazioni di categoria». «Ho parlato ieri con Giorgia Meloni e abbiamo un'idea che coincide, quindi conto che anche questo dopo anni e anni di attesa sia un dossier che il nuovo governo vada a chiudere» ha detto, salvo il dietrofront del gruppo di Fdi giunto dopo pochi minuti. Diverse le reazioni delle opposte fazioni politiche, Benedetto Della Vedova (+Europa) chiede la messa a gara delle concessioni.