Dopo il Covid il caro energia è la spada di Damocle sulla testa di tante aziende dell’agroalimentare italiano e del turismo: non ultime i caseifici che con le bollette quadruplicate sono al collasso. È l'allarme lanciato dal presidente del Consorzio Pecorino Romano, Gianni Maoddi.
Stremati anche gli allevatori
«Stremati anche gli allevatori con i costi in continuo aumento di gasolio, mangimi e concimi - spiega - Servono interventi per evitare una strage economica e sociale. Servono riforme immediate, prima che sia troppo tardi». La soluzione, avverte Maoddi, non può essere quella di scaricare gli aumenti sul consumatore finale. «Ha uno stipendio fisso - sottolinea - e di conseguenza, davanti all'aumento dei prezzi, varia il paniere di consumo cercando qualcos'altro di meno costoso. È questa la nostra preoccupazione».
Servono subito riforme
Nonostante le quotazioni del Pecorino Romano siano arrivate a 12-13 euro al chilo, cosa che al momento consente una adeguata remunerazione del latte, c'è comunque il rischio che tutto questo non sarà sufficiente a coprire i costi. «Ecco perché - ribadisce il presidente del Consorzio - servono interventi immediati e rapide riforme strutturali per riportare i prezzi dell'energia sotto controllo e scongiurare una crisi senza precedenti. Abbiamo centinaia di migliaia di euro all'anno di maggiori costi da recuperare, ma in questo momento è un'impresa impossibile. Se non ci saranno interventi immediati, rischiamo di assistere alla chiusura di tante imprese già fiaccate in questi anni da inflazione, pandemia e caro carburanti».
Gianni Maoddi
Una catastrofe da evitare
«Una catastrofe - incalza Maoddi - da evitare a tutti i costi. Solo in Sardegna rischia di saltare un sistema economico fatto di 12mila aziende zootecniche, 25mila addetti e 40 caseifici, un sistema che solo quest'anno ha prodotto un valore di 600 milioni di fatturato. È evidente che non ce lo possiamo permettere».