Prima sì, poi no, poi di nuovo sì: i commercianti potranno rifiutare i pagamenti elettronici per cifre sotto i 60 euro senza incorrere in sanzioni. La proposta del Governo era stata "congelata" a causa dei dubbi sollevati dall'Unione Europea. Dubbi che sembrano essere stati fugati: la Ragioneria di Stato ha infatti "bollinato" il testo della manovra e al suo interno è presente la possibilità da parte dei commercianti di non accettare pagamenti con Pos se inferiori a 60 euro.
Pagamenti elettronici: sopra i 60 euro niente sanzioni per chi li rifiuta
Nella nuova manovra finanziaria del Governo Meloni il limite all’obbligo per i commercianti di accettare i pagamenti digitali senza incorrere in sanzioni dovrebbe raddoppiare: non i 30 euro della prima versione del documento, ma 60 euro. Fino a quella cifra i commercianti e i ristoratori potranno rifiutare i pagamenti con il Pos, anche se resta l'obbligo di averlo, senza incorrere in sanzioni. Per far sì che la proposta di Palazzo Chigi diventi realtà, servirà attendere il passaggio in Parlamento, ma nel frattempo è stato incassato il parere positivo della Commissione Europea.
Questo nonostante Bruxelles non veda di buon occhio l'impostazione molto meno restrittiva che ha intrapreso il Governo italiano sulla lotta al contante.
Obbligo di Pos, come funziona oggi
Ad oggi la normativa prevede l’obbligo per «qualsiasi importo» con una sanzione (a partire dallo scorso giugno) di 30 euro maggiorata del 4% della somma pagata. Se la legge di Bilancio dovesse essere approvata con questo testo, le sanzioni per i pagamenti sotto i 60 euro spariranno.
Una misura che non trova tutti d'accordo
L'Europa non è comunque l'unica che sembra non gradire la decisione del Governo. Per molti, infatti, lo stop all’obbligo fino ai 60 euro favorirà l’evasione. Il Codacons parla, per esempio, di «un colpo di spugna che cancella di netto otto anni di battaglie in favore dei consumatori. Una misura del tutto inutile e una presa in giro per tutti i clienti che saranno costretti, se vogliono effettuare acquisti e pagamenti, a ricorrere al contante». Il "no" alla misura era arrivato anche da Federconsumatori (che ha definito «inconcepibile» avere una soglia fissata a 60 euro sotto la quale gli esercenti possono rifiutare i pagamenti non in contante) e dalle opposizioni (con Enrico Letta, segretario del Pd, che da Bruxelles ha detto che «se il governo seguisse l’Europa non farebbe questa scelta scellerata di alzare il livello minimo di contate rispetto all’uso del Pos, perché è un invito all’evasione»).
Per Unimpresa, al contrario, mantenere l’obbligo «rappresenta una forte penalizzazione per le imprese di minore dimensione e soprattutto per i piccoli commercianti» e «va nella direzione opposta rispetto all’utilizzo libero della moneta di carta».
100 milioni per la tutela del made in Italy
Nella versione "bollinata" il Governo conferma, per il resto, tutte le misure presenti nella versione "intermedia" della manovra, dalla flat tax, che aspetta però l'ok dall'Ue, fino agli aiuti per famiglie e imprese contro il caro energia. C'è però un'ulteriore novità o meglio un ritorno. Nell'ultima versione della legge di Bilancio, in quella "intermedia" non c'era, è infatti presente l'istituzione di un fondo per il potenziamento delle politiche industriali di sostegno alle filiere produttive del made in Italy, con lo scopo di valorizzare, promuovere e tutelare le attività italiane. Per il 2023 saranno stanziati 5 milioni di euro, mentre per l’anno successivo 95 milioni. Un decreto ad hoc del ministero delle Imprese e del made in Italy, in concerto con il Mef e il ministero degli Affari esteri, definirà il corretto impiego delle risorse e in quali settori.