In cassa restano ancora 38 miliardi di euro. È questa la cifra a cui ammonta il residuo dei fondi strutturali non ancora spesi dall’Italia. A presentare il conto, un’analisi del Sole 24 Ore su dati dell’Agenzia per la coesione territoriale e di Rete rurale relativamente al periodo 2014-20. Un lasso di tempo nel quale il nostro Paese ha avviato 74 progetti finanziati da Fesr (Fondo per lo sviluppo regionale), Fse (fondo sociale) e Feasr (Fondo agricolo per lo sviluppo rurale) e per cui ci sono ancora due anni di tempo per completarli; pena il disinvestimento.
Sono 38 miliardi i fondi europei ancora da spendere
Le difficoltà sul territorio
Andando più nello specifico, a preoccupare maggiormente è il piano di sviluppo rurale della
Puglia: unico programma su 74 che ha chiuso l’anno con 95 milioni a rischio disimpegno. A pesare su questa situazione sarebbero i ricorsi al
Tar avviati dalle aziende che non sono riuscite a partecipare all’assegnazione dei fondi in due bandi del 2018; lasciando sul piatto 260 milioni di euro. Un nodo amministrativo sciolto lo scorso novembre, ma su cui pesano i ritardi fino ad allora accumulati. A contendere il primato negativo della Puglia sono le
Marche, con una percentuale di spesa del 27,9% per il Programma operativo regionale (Por) e 422 milioni di euro da spendere entro il 2023.
In termini assoluti, invece, è il Por Fesr
Sicilia a raggruppare la cifra più considerevole nel salvadanaio. Con 2,7 miliardi da spendere nei prossimi due anni, su una dotazione iniziale di 4,3 miliardi, l’isola si trova di fronte a una sfida complessa che deve fare i conti con la sovrapposizione e la confusione dei progetti avviati e di cui ora si attende un completo dispiegamento.
Briciole per i giovani agricoltori
A patire lo scarso utilizzo dei fondi europei per lo sviluppo sono stati sopratutto i giovani imprenditori agricoli. Secondo un'analisi
Coldiretti, infatti, sulle domande relative al Bando per l'insediamento in agricoltura, un giovane su due non riuscirà ad accedervi. Non solo, ma delle 18.273 accettate (su 39.923 totali), quelle finanziate risultano solo 10.511. Una ristrettezza che rischia di lasciare a mani vuote gli under 40 che, nel 2020, hanno accresciuto la propria presenza in campagna del +14% rispetto al 2015.
Idee alternativePer smaltire i fondi europei, c’è anche chi ha pensato di destinarli ai
ristoranti, colonna portante della filiera agroalimentare ora messa in difficoltà dalla chiusura dovuta alle restrizioni anti-Covid. La proposta arriva da
Giancarlo Barbarisi, consulente in finanza d’impresa e fondatore del blog
Business Plan Vincente. «In pochi sapevano che sarebbe stato possibile utilizzare i fondi europei dell’agenda 2014-20 per dare un reale contributo alle attività che hanno subito un drastico calo del fatturato. Per questa mancata consapevolezza, molti dei soldi messi a disposizione non sono stati utilizzati. Per fortuna c’è la possibilità di salvarsi in calcio d’angolo tramite la gestione dei cosiddetti residui», ha riferito Barbarisi a
Italia Oggi.