Rivoluzione nel mondo delle banche e, in particolare, dei bancomat. Ieri (13 gennaio) sono scaduti i termini per presentare istanza di audizione davanti all’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) per essere ascoltati sulla questione dell’istruttoria avviata per esaminare la proposta presentata da Bancomat Spa, che andrà a mutare notevolmente le modalità di servizio di prelievo di contante presso gli sportelli automatici (Atm) delle varie banche.
Non più una tariffa univoca da 0,50 centesimi
Cosa significa? L’attuale modello è fondato sulla commissione interbancaria che ammonta a circa 0,50 euro e che per ogni singolo prelievo la «banca issuer» (ovvero quella che emette la carta) riconosce alla «banca acquirer» (proprietaria Atm) per l’utilizzo dell’impianto. A sua volta la banca emittente, a ristoro dei propri costi, può applicare o meno una commissione al cliente per ogni prelievo in base alle proprie strategie commerciali. Non sono poche le banche, soprattutto quelle online, che garantiscono ai loro clienti la gratuità dei cosiddetti prelievi in circolarità, ovvero presso gli Atm di altre realtà bancarie.
Banche e associazioni di consumatori si sono presentati all’Antitrust; se il suo esame sul nuovo modello di remunerazione del servizio di prelievo passerà, non sarà più prevista la commissione interbancaria e ogni banca proprietaria dell’Atm deciderà in via autonoma il costo che i clienti delle altre banche dovranno sostenere per ogni prelievo. La commissione sarà preventivamente stabilita da ogni banca e sarà resa nota al titolare della carta sul display dell’Atm solo al momento del prelievo. Un problema per i consumatori: coloro i quali abitano nei duemila comuni dove è presente un solo sportello bancario, non avranno possibilità di scelta.
Diversi i pareri contrari
In una sua indagine Il Sole 24 Ore ha rilevato che sono diversi i soggetti, soprattutto alcune delle stesse banche che figurano tra i 125 soci di Bancomat Spa (con capofila Intesa per il 25% e UniCredit al 19%), che hanno chiesto all’Antitrust di poter esprimere il loro dissenso. Il progetto ha un fine ben preciso per le grandi banche azioniste di Bancomat Spa: in primis l’attuale commissione interbancaria non sarebbe sufficiente a remunerare gli investimenti necessari per l’aggiornamento e la gestione degli impianti Atm che determina sia un calo del numero di Atm, sia il disincentivo a investire in tecnologia; in secondo luogo il prezzo applicato ai consumatori già oggi è vicino ai 2 euro e quindi il costo per loro sarebbe equivalente.
Storcono il naso invece sia una fetta dei consumatori sia le banche online e le medio-piccole realtà bancarie con pochi sportelli Atm sul territorio. Innanzitutto proprio perché ritengono che si tratta di un tentativo delle grandi banche per trasferire parte dei costi sostenuti per i numerosi servizi aggiunti per i propri clienti (versamenti, movimentazioni e così via) a carico di consumatori non clienti. E poi per una mera questione di conti: dal consueto monitoraggio biennale dei costi effettivi degli aderenti Bancomat, dal primo gennaio 2021 la commissione interbancaria è addirittura calata, da 0,50 a 0,49 euro. Un centesimo soltanto, ma il trend è comunque in discesa.
Duello tra banche fisiche e online
E poi le banche fisiche avrebbero un vantaggio su quelle online. La stessa riduzione degli Atm è guidata dal calo più che proporzionale degli sportelli, essendo la quasi totalità degli Atm collocata all’interno di una filiale bancaria. Un meccanismo che di conseguenza va a penalizzare la concorrenza delle banche online, delle neonate realtà fintech e dei piccoli istituti che avranno meno possibilità di continuare ad assicurare ai clienti prelievi gratuiti, sobbarcandosi l’attuale commissione interbancaria di 0,49 euro, perché sarà molto più oneroso.
Idea per favorire le carte di credito, ma ci guadagnano ancora le banche
Con tutti i rischi di perdere i clienti a favore delle grandi banche (riducendo la concorrenza) che sono proprietarie dei più importanti parchi Atm e potranno così offrire la gratuità del servizio con più facilità a chi diventerà loro cliente. La battaglia tra banche davanti all’Antitrust è aperta e in attesa restano gli italiani (ovviamente), ma di conseguenza anche gli esercenti.
In realtà dietro questa “riforma” ci potrebbe essere una strategia per spingere ad abbandonare l’uso del contante e preferire i pagamenti con carte di credito spinti anche dall’introduzione (zoppicante ad ora) del cash back che va proprio in questa direzione. Tutto secondo gli obiettivi del Governo dunque? Non proprio perché disincentivando l’uso del contante le banche puntano ad un maggiore utilizzo delle carte di credito e quindi ad aumentare gli introiti da questo servizio. La gestione di una carta di credito costa di più di quella in un bancomat, e le banche fanno i conti con i grandi numeri.
Se poi si aumentassero di poco i costi di gestione, con la scusa che tanto i clienti avrebbero dall’altra parte il guadagno garantito dal cash back, ecco che i bilanci delle banche si rimpinguerebbero in fretta. E questo mentre il buon senso e la richiesta degli operatori è invece quella di abbassare i costi di gestione delle carte di credito.
I primi a spingere in questa direzione sono proprio i commercianti che lamentano da sempre commissioni ritenute troppo alte. Si tratta di una quota media dell’1,1% del valore delle transazioni con carte di credito. Le aliquote variano molto in Europa e le nostre non sono comunque le più alte: sono ad esempio dell’1,3% in Gran Bretagna e di oltre 1,5% in Olanda.