Quando si parla di “voucher” l’Italia e gli italiani vacillano, tremano, litigano e ora probabilmente finiranno pure in Tribunale a far figuracce davanti alla Corte europea. Che si tratti di voucher per i lavoratori o che si tratti di voucher per rimborsare vacanze che non sono state effettuate. Sul banco degli imputati ora, ma è così ormai dallo sblocco del lockdown, ci sono i voucher che le compagnie aeree e le agenzie viaggi dovrebbero erogare nei confronti di chi ha acquistato biglietti e soggiorni senza poterli sfruttare a causa della pandemia.
In Italia sui voucher vacanze potrebbero esprimersi anche i tribunali
L’Ue ha già bacchettato l’Italia che aveva preferito questa formula, con tutte le conseguenze del caso, al rimborso completo. L’Italia aveva risposto con una formula a metà: resta il principio del voucher, ma la validità viene prolungata a 18 mesi per i viaggi annullati tra il 18 marzo e il 31 luglio.
L’Ue deve ancora esprimersi su questa decisione previsto nel decreto Rilancio, ma nel frattempo che succede? Ogni
singola richiesta di rimborso potrebbe finire davanti ad un giudice italiano dal momento che tour operator e compagnie aeree stanno facendo muro nei confronti dei consumatori affidandosi proprio al fatto che la legge consente i voucher a scapito dei rimborsi.
Uno spiraglio per i mancati viaggiatori però c’è: tecnicamente
sono le norme comunitarie a prevalere su quelle nazionali e quindi sarà l’Ue a decidere come l’Italia dovrà comportarsi in questo frangente. Come agiranno i giudici di casa nostra? Non dipenderà solo da loro perché il potere di disapplicazione è rimesso anche ad autorità non strettamente giurisdizionali come l’Autorità garante della concorrenza e del mercato che già a maggio si è esposta a favore dei rimborsi ai consumatori.