La Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe) non molla. Al di là di un'epidemia che dal punto di vista sanitario cambia spesso forma e il Governo non sa più come "leggere" per arginarla la guardia resta altissima sulla situazione economica delle imprese - bar e ristoranti - colpite dalla crisi. Le festività non porteranno il solito carico da 90 di incassi, le restrizioni continuano a creare difficoltà sia pratiche (anche solo per le mancate aperture) sia di "umore" dato che gli italiani continuano a fidarsi poco ad uscire e i ristoratori fanno due conti e capiscono che spesso è meglio tenere chiusi.
Anche perchè, come detto, la condotta del Governo è quantomeno schizofrenica. Se in Germania (che viene spesso citato dagli stessi politici come riferimento) si è deciso con una riunione lampo come e quando ri-chiudere (e loo stesso farà Londra sempre da mercoledì, e forse anche New York), in Italia il teatrino va avanti. Il Premier Giuseppe "Ponzio Pilato" Conte ha dato mandato al Comitato tecnico scientifico di portare al tavolo del Governo le proposte per nuove regole da introdurre durante le feste di Natale. Il premier Giuseppe Conte, inizialmente restio a introdurre nuove restrizioni, ha ascoltato i ministri «rigoristi» Speranza, Franceschini, Boccia e Bonafede e ne ha compreso la preoccupazione.
Fipe chiede di lavorare e ricevere adeguati aiuti
Natale anticamera della terza ondata?
Il Natale rischia di essere l’anticamera della terza ondata di Covid a gennaio e per questo il Parlamento (alla quale lo stesso Conte ha passato la patata bollente) dovrà esprimersi sulla deroga allo spostamento tra comuni con una linea dura anche per la pressione degli scienziati che temono «una terza ondata a breve se non si fermeranno gli assembramenti». I vertici del Cts sono stati chiari nel descrivere una situazione «che potrebbe peggiorare rapidamente senza misure restrittive». Il problema peraltro è sempre quello di come dosare le misure. Si tratta di decidere che duranmte le feste l’Italia sarà una grande zona arancione, con bar e ristoranti chiusi, spostamenti limitati ma negozi aperti, oppure una zona rossa nazionale: a quel punto ci troveremmo con un nuovo lockdown generale, come in primavera, quando si poteva uscire di casa solo per urgenze, necessità e salute e con autocertificazione in tasca
Ristoranti sicuri: sanzioni nello 0,18% dei controlliIl tema, a monte, resta quello della sicurezza dei locali che vengono - a detta degli operatori - visti sempre come
luoghi ad altissimo rischio e per questo chiusi prima di ogni altra attività e riaperti per ultimi. «Nei mesi scorsi - spiega la
Fipe in una nota ufficiale - solo lo 0,18% dei 6,5 milioni di controlli effettuati nel complesso delle attività commerciali,
ristorazione compresa, ha generato sanzioni. Segno che i protocolli adottati a maggio sono stati rispettati e che le nostre
imprese sono luoghi sicuri. Per noi la salute pubblica è al primo posto ma siamo pronti a fare di più, garantendo un maggiore distanziamento tavoli e concedendo a Natale e nel periodo festivo l’accesso ai ristoranti solo su
prenotazione, dando così una mano sulla raccolta dei dati e rendendo più semplice ed efficace il tracciamento. In cambio chiediamo al governo di lasciarci lavorare, le nostre imprese non si possono spegnere dall’oggi al domani, come se fossero automobili: molti locali hanno già iniziato ad acquistare le merci per le feste e organizzato il personale. Chi li risarcirà in caso di
chiusura?».
Sfratti, iva e ristori: ispirarsi al modello tedescoDetto questo, si passa alle proposte di aiuto se proprio non si può allargare le maglie delle restrizioni. «Noi vogliamo lavorare - aggiunge la Federazione – ma se il governo dovesse decidere di seguire il modello tedesco, si prepari a farlo al 100%. Per il mondo della ristorazione il mese di dicembre vale 7,9 miliardi di euro, mentre i soli pranzi di natale e capodanno valgono 720 milioni. Per ammortizzare queste perdite, occorrono misure come quelle adottate in Germania:
ristoro al 75% dei fatturati calcolato sui mesi di novembre e dicembre, riduzione dell’iva al 5% e tutela dagli sfratti».
Ristori: 1,8 miliardi alla ristorazioneIl problema dei sostegni economici nei confronti di bar e ristoranti o di
sgravi fiscali è sempre caldo. Alla data del 7 dicembre 2020 i
contributi a fondo perduto e i
ristori erogati dall'
Agenzia delle entrate ammontano a più di 9 miliardi di euro, mentre la platea dei beneficiari è rappresentata da 2,4 milioni di
partite Iva. Da questo monte complessivo, 1,8 miliardi hanno raggiunto il settore della ristorazione (bar, ristoranti, pizzerie, eccetera) più di due miliardi di euro sono stati destinati al commercio al dettaglio (supermercati, discount, farmacie, edicole), e quello all'ingrosso, più di mezzo miliardo di euro al settore dell'
edilizia. Lo ha comunicato la stessa Agenzia delle entrate.