Oltre 600mila tra ristoranti, bar e negozi con partita Iva delle Regioni classificate come rosse dal nuovo Dcpm (come Lombardia, Piemonte e Calabria), e quindi costretti a fermarsi, avranno un nuovo indennizzo.
Partite Iva, gli aiuti saranno soltanto per le zone rosse
Da dividersi 1,6 miliardi di euroLa cifra da dividersi, come riporta il Corriere della Sera, ammonta a 1,6 miliardi di euro. Si tratta del massimo possibile per evitare al
governo di dover chiedere subito altro
deficit in Parlamento, allungando i tempi e subendo l’accusa di chiudere tutto senza dare
sostegno a chi è costretto allo stop forzato.
Non ci sarà il limite di 5 milioni di fatturatoLa buona notizia è che non ci sarà il limite di 5 milioni di
fatturato, come previsto invece dal
contributo a fondo perduto varato prima dell’estate. Ma resta, invece, il limite di 150mila euro alla somma che potrà essere incassata e che dovrebbe essere pari al 200% del ristoro incassato con il primo contributo. Un punto quest’ultimo su cui i lavori sono ancora incorso.
Obiettivo pagare entro 15 giorniL’obiettivo è pagare entro
quindici giorni dall’entrata in vigore del decreto. Anche se, di fatto, ciò sarà possibile solo per chi è registrato dall’Agenzia delle entrate avendo già chiesto il primo indennizzo.
Tempi più lunghi per chi, invece, chiede ora l’aiuto.
Escluse le zone non rosse, eccezioni per le arancioniE le partite Iva non in zona rossa? Non possono presentare la
domanda, non essendoci al momento una stretta maggiore rispetto alle norme in vigore. Eccezione invece per bar e ristoranti delle regioni al livello
arancione, che devono comunque chiudere anche a pranzo.
Verso un nuovo deficit?Una situazione, dunque, che rimane aperta e incerta. È ovvio che se nelle prossime settimane altre regioni diventeranno zone rosse, il numero delle partite Iva che potrebbero chiedere il
contributo crescerebbe.
Una questione in più che complica quella dell’estensione dei
ristori già previsti per tutto il territorio nazionale alle categorie finora escluse (ad esempio agenti di commercio, lavanderie industriali e distributori automatici) e per le quali servirebbe un margine di sicurezza nel
bilancio. Una situazione che forse non esclude un nuovo deficit.