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Il covid attira la criminalità Pandemia dalle uova d’oro

La confusione economica può aprire alle mafie prospettive di espansione e arricchimento. Schermi societari e rientro di capitali al centro delle attività illecite. Le relazioni della Dia e della Procura antimafia .

 
28 novembre 2020 | 09:15

Il covid attira la criminalità Pandemia dalle uova d’oro

La confusione economica può aprire alle mafie prospettive di espansione e arricchimento. Schermi societari e rientro di capitali al centro delle attività illecite. Le relazioni della Dia e della Procura antimafia .

28 novembre 2020 | 09:15
 

Prima la Dia-Direzione investigativa antimafia e oggi la Procura nazionale antimafia e antiterrorismo suonano le sirene di allarme. La relazione semestrale della Dia 2019 inviata al Parlamento, nel capitolo dedicato all’emergenza pandemia parla chiaro in fatto di criminalità organizzata. Il reset e la confusione economici causato dal Covid «può aprire alle mafie prospettive di espansione e arricchimento paragonabili ai ritmi di crescita che può offrire solo un contesto post-bellico».

Il covid attira la criminalitàPandemia dalle uova d’oro

Le organizzazioni criminali hanno saputo cogliere il carattere dell'estrema urgenza nella tutela della salute pubblica

Le mafie saranno un player
«Le mafie - si puntualizza - vorranno ancor più stressare il loro ruolo di player, affidabili ed efficaci anche su scala globale. L’economia internazionale avrà bisogno di liquidità e in questo le cosche andranno a confrontarsi con i mercati, bisognosi di consistenti iniezioni finanziarie. Non è improbabile perciò che aziende anche di medie-grandi dimensioni possano essere indotte a sfruttare la generale situazione di difficoltà, per estromettere altri antagonisti al momento meno competitivi, facendo leva proprio sui capitali mafiosi. Potrà anche verificarsi che altre aziende in difficoltà ricorreranno ai finanziamenti delle cosche, finendo, in ogni caso, per alterare il principio della libera concorrenza».

Nella relazione 2019 della Procura antimafia, il capitolo dedicato alla criminalità economica e finanziaria connessa all'emergenza Covid-19 abbraccia anche il 2020, fino a settembre.

Le organizzazioni «hanno saputo cogliere – si legge– il carattere dell'estrema urgenza nella tutela della salute pubblica, subentrando anche attraverso la pre-costituzione di reticolate schermature societarie, nelle procedure pubbliche dirette all'affidamento della fornitura di beni e servizi,anche in deroga alle norme previste dal Codice degli appalti».

Schemi di riciclaggio e reimpiego di capitali
La relazione della Direzione nazionale antimafia entra nei dettagli. «Da una attenta analisi, valutazione e successivo approfondimento, pur se preliminare, delle operatività segnalate si può addivenire alla tempestiva individuazione di contesti criminali la cui regia retrostante potrebbe riguardare i classici meccanismi di forte accumulazione finanziaria retti dai classici, seppur complessi, schemi di riciclaggio e reimpiego di capitali che si realizzano in vari settori della sfera economica ed imprenditoriale, ove i medesimi si dimostrano capaci di rilevare e costituire imprese, aziende e beni strumentali, che divengono funzionali a qualsivoglia progetto criminale».

Un “periodare di Stato” che denuncia come, utilizzando il finanziamento a favore di società italiane per attività a sostegno dell'emergenza sanitaria, si è provato a far rientrare in Italia i capitali oltrefrontiera: riciclaggio.

Roma, asse portante del traffico
La maggior parte degli spunti investigativi tocca il nord e il centro, con la capitale come asse portante. Sono state individuate attività che coinvolgono gli interessi di associazioni criminali organizzate riconducibili alla famiglia dei Fasciani, di peso a Ostia e sul litorale.

Sotto la lente anche una società dei Casamonica con sede a Roma, che ha convertito la propria attività. Dal commercio di prodotti di abbigliamento e accessori importati dalla Cina a quello all'ingrosso di mascherine e dispositivi di protezione individuale in genere.

Un tasto dolente è proprio il materiale sanitario. La relazione segnala il coinvolgimento di una società che, sotto la facciata dell’importazione di prodotti paramedicali, si adoperava per far entrare nel nostro Paese capitali di sospetta provenienza. In questo contesto – lo testimonia un’altra segnalazione relativa a un’altra società capitolina attiva nella compravendita di materiale sanitario – il cambio di ragione sociale è prassi consolidata. Si fiuta l’affare (illecito) e si volta pagina.



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