È un medico vero, ma prestato alla politica. Alle aule del Parlamento preferirebbe la sala operatoria e ai palcoscenici televisivi che sta calcando con assidua frequenza ormai da mesi preferirebbe una cattedra universitaria. Questa è, in sintesi, la storia contrastante di Pierpaolo Sileri, viceministro alla Salute e considerato da molti l’unico all’interno dell’Esecutivo in grado di parlare di covid con cognizione di causa, almeno dal punto di vista prettamente sanitario. Ecco perché assume spessore il suo parere circa la gestione di questa seconda ondata in cui - a detta sua - la diagnostica diventa centrale e non si può portare avanti come adesso, ma dividendo la popolazione in tre fasce a seconda della gravità del contagio.
Pierpaolo Sileri
Comitato Scientifico più ampio per maggior trasparenzaIn una lunga intervista a
Libero emerge prima l’uomo, poi il medico, quindi il
politico. La sua riflessione sull’attuale periodo che l’
Italia sta affrontando è chiara e sembra anche semplice da attuare. «Io sono per allargare il tavolo del
Comitato Tecnico Scientifico - dice Sileri - e renderne più trasparenti le logiche e le modalità
operative. Mi pare doverosa la trasparenza di questi tempi: non si possono affidare a consulenti di nomina governativa decisioni fondamentali per tutto il Paese».
Posti negli ospedali ce ne sono, inutile fare terrorismoTrasparenza, questa sconosciuta quella che manca e che fusa con la totale
confusione che sembra regnare ai vertici del Paese getta nel panico, sconforto e a questo giro pure nella
rabbia gli italiani. I quali, non capendo, iniziano a storcere il naso e a rispettare meno le disposizioni istituzionali. Cosa pensa Sileri delle
chiusure? «In
terapia intensiva ci sono ancora molti posti e la crescita dei ricoverati non è esponenziale. Il numero dei positivi è altissimo ma la maggior parte di loro non è malata: bisogna distinguere e non creare inutile
terrorismo».
Popolazione in tre fasce, tamponi solo a chi è ad alto rischioCosa significa questo? «Stiamo
paralizzando un Paese in attesa di omologare i
test salivari. Inconcepibile. La prima cosa da fare è aumentare la capacità
diagnostica. Dividiamo la popolazione in tre
fasce: basso, medio e alto rischio. Usiamo il test rapido antigenico per coloro che sono a basso e medio rischio e sottoponiamo solo la terza fascia al tampone; così si riescono a mappare
400mila persone al giorno e
non sprechiamo tamponi per soggetti che non essendo contatti stretti non sono a rischio elevato. È assurdo quello a cui stiamo assistendo, con migliaia di persone che prendono d'assalto i pronto soccorso per sintomi sovrapponibili a quello del
Covid, oppure file interminabili per fare un tampone. Avere più offerta diagnostica più semplice del tampone e fruibile dai medici di
medicina generale, nelle farmacie o nel privato e, perché no, anche negli studi dentistici aiuterebbe il sistema in toto».
Test salivari veloci, economici ed efficaciViene da chiedersi dunque se tutto quello a cui siamo assistendo non sia altro che un enorme e inutile abuso di
tamponi. Lo è? «No - risponde Sileri - dico che ne facciamo troppi alle persone
sbagliate. Se io risulto
positivo, si può fare il tampone ai miei assistenti, ma non a tutto il piano. Per gli altri basta un test antigenico rapido o salivare che costa un quinto e hai il risultato in un'ora anziché in cinque giorni. Con il Covid bisogna agire come con tutte le altre patologie. Nello
screening del cancro del colon si prevede l'esame occulto fecale e solo se questo dà un risultato positivo si procede alla colonscopia».
Vaccino lontano, prima arriva la curaQuindi il delicato, ma attualissimo tema vaccino. Sileri sulla questione è tiepido e crede più in
un’alternativa. «Non sarà una cosa rapida - spiega - servono mesi per produrlo, come avviene per quello influenzale. E poi ancora non sappiamo quanto in realtà protegge e quali sono i suoi effetti collaterali. Credo arriverà prima il
farmaco rispetto alla profilassi. Molte terapie le stiamo applicando già. Confido più di tutte in quella degli
anticorpi monoclonali oppure nell'utilizzo di preparati iperimmuni ricavati dal siero dei guariti».
Non siamo all'alba di un nuovo marzo, ma la politica fa male alla sanitàSiamo alla vigilia di una crisi come quella del
marzo scorso? «Faccio fatica a immaginarmi uno
scenario simile. Prevedo un'ulteriore salita dei contagi, ma graduale per quanto riguarda i
posti in terapia intensiva e spero che quando si vedranno i primi effetti del decreto della Presidenza del Consiglio la
curva si addolcirà». Stuzzicato su quanto non è stato fatto quest’estate quando il peggio sembrava alle spalle, il viceministro alla Salute osserva: «Serviva, e serve, un uso spregiudicato della diagnostica. Questo è stato il grande
errore». Un problema, quello della
sanità, non certo di oggi. Chi si è mangiato la sanità italiana? «La
politica, con nomine non meritocratiche, e qui si torna al motivo della mia candidatura in Parlamento. La corruzione, alla quale paghiamo una tangente di otto miliardi l'anno. I tagli, troppi e lineari. I mancati investimenti nella ricerca. L'
edilizia sanitaria sconsiderata: ha presente gli scheletri degli ospedali costruiti e mai aperti in Calabria?».
Cenone di Natale? Usiamo il buon sensoLo stesso Sileri a “Fuori dal coro” è poi intervenuto sulla
questione Natale. «Non possiamo dire da qui al 25 dicembre quali e quanti regioni saranno rosse o gialle - ha spiegato - le
regole che dovremo adottare sono le stesse di oggi. Cenone da dieci persone? Già non si può fare, io direi di adottare il
buon senso. Se le regioni saranno
rosse il dubbio non si pone neanche. Attenzione a
programmare con i dati di oggi quello che sarà domani».