Cassa integrazione fino a marzo e stop ai licenziamenti fino al 31 gennaio 2021. La proposta del Governo di posticipare di un mese il provvedimento in scadenza a dicembre, non piace però ai sindacati, che nel tavolo di questa notte sono tornati a chiedere invece che le due misure vadano avanti di pari passo, unite agli altri provvedimenti emergenziali anti-Covid, puntando ad estenderle entrambe almeno fino alla fine del primo trimestre del 2021.
La trattativa governo-sindacati prosegue
L’Esecutivo è fermo invece sulle sue posizioni:
cassa integrazione fino alla primavera - così come già previsto nella nuova legge di bilancio - e stop ai licenziamenti fino a fine anno.
Anche se, stando a quanto riferito dal quotidiano
La Stampa,
il punto di caduta potrebbe essere un prolungamento del blocco almeno fino a gennaio. Poi si vedrà, in base soprattutto all’andamento della pandemia e all’impatto sul tessuto socio-economico del Paese.A soffrire, in questo periodo, sono ancora una volta i comparti della ristorazione e del turismo.Le posizioni di Governo e rappresentanti dei lavoratori sono ancora distanti: nel confronto di ieri sera (conclusosi a notte fonda) non sono stati trovati margini per un accordo. Da un lato, la cancellazione di gite scolastiche,
convegni, fiere e mercatini di Natale ha fatto tornare in lockdown gli operatori turistici e tutti i lavoratori del settore, in primis gli albergatori. Molti di loro hanno già chiuso e non riapriranno prima della primavera. Fondamentale, per loro e per i loro dipendenti, la
tutela dei posti di lavoro e di un
salario minimo, che sarebbero assicurati proprio con
la proroga della cassa integrazione e del blocco dei licenziamenti.
Lo stesso vale per i ristoratori, i cui fatturati – già pesantemente
fiaccati dalla crisi – saranno messi a dura prova nelle prossime settimane dalle limitazioni degli orari imposte da Governo e Regioni per evitare il rischio del diffondersi del contagio da coronavirus. E mentre i ristoratori sono pronti a scendere in piazza il 28 ottobre per protestare contro i provvedimenti che impediscono loro di lavorare, alcuni di loro – soprattutto nelle città turistiche già prive di visitatori – stanno già pensando di rinunciare al servizio della sera, per concentrarsi su quello di mezzogiorno.
Tornando alla trattativa tra Governo e sindacati su cassa integrazione e licenziamenti, la proposta dell’Esecutivo è stata giudicata “insufficiente” da Cgil Cisl e Uil, in una nota unitaria emessa stamani dopo l’incontro con il ministro dell'Economia
Roberto Gualtieri e con quello del Lavoro
Nunzia Catalfo. La parola passa ora al Presidente del Consiglio,
Giuseppe Conte: sono stati gli stessi ministri, alla luce della proposta avanzata dai sindacati, a rinviare al Premier una decisione al proposito.
E mentre solo nella ristorazione rischiano di chiudere 50mila imprese (su 350mila presenti in tutta Italia),
dall’inizio dell’emergenza sono stati persi 700mila posti di lavoro. «Sarebbe insopportabile e ingiustificato allargare le maglie», insiste la segretaria generale della Cisl,
Annamaria Furlan, mentre per
Pierpaolo Bombardieri (Uil), «la crisi sociale è dietro l’angolo e noi siamo molto preoccupati: chiediamo alla politica e al governo di non chiudere gli occhi».