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L'ennesimo allarme dei ristoratori: Tanti di noi chiuderanno per sempre

Il decreto che impone orari ristretti ai pubblici esercizi non smette di far discutere. La Fipe rimarca la sicurezza dei locali ricordando che ci sono 350mila posti di lavoro in bilico. Confesercenti chiede invece, nell'esprimere grande preoccupazione, chiede nuove misure straordinarie di sostegno al settore.

di Federico Biffignandi
14 ottobre 2020 | 15:39
L'ennesimo allarme dei ristoratori: 
Tanti di noi chiuderanno per sempre
L'ennesimo allarme dei ristoratori: 
Tanti di noi chiuderanno per sempre

L'ennesimo allarme dei ristoratori: Tanti di noi chiuderanno per sempre

Il decreto che impone orari ristretti ai pubblici esercizi non smette di far discutere. La Fipe rimarca la sicurezza dei locali ricordando che ci sono 350mila posti di lavoro in bilico. Confesercenti chiede invece, nell'esprimere grande preoccupazione, chiede nuove misure straordinarie di sostegno al settore.

di Federico Biffignandi
14 ottobre 2020 | 15:39
 

La scia delle polemiche sulle restrizioni imposte ai ristoranti prosegue e diventa sempre più carica di rabbia da una parte e scoramento dall’altra. La Fipe, con le parole del presidente Lino Stoppani e dell’amministratore delegato, Roberto Calugi punta forte sulla difesa dei locali pubblici e sulla loro capacità di essere sicuri a dispetto di molte altre realtà, la scuola su tutte. Anche Fiepet-Confesercenti attacca e chiede almeno tre misure d'aiuto straordinarie per controbilanciare gli effetti negativi delle restrizioni. E mentre i numeri ai tavoli diminuiscono trascinando giù i fatturati anche la politica si occupa di ristorazione con Giorgia Meloni (Fdi) che oggi si è esposta anch’essa a tutela degli imprenditori. «Assurdità» è il commento dell’associazione Ristoworld che ha sottolineato l’incoerenza delle decisioni.

Ristoratori esausti per i decreti - L'ennesimo allarme dei ristoratori: Tanti di noi chiuderanno per sempre

Ristoratori esausti per i decreti

LA REAZIONE DI FIPE
«Ristoranti e pubblici esercizi non sono luoghi di contagio. Possiamo dirlo perché dopo le riaperture del 18 maggio non si è registrato un aumento dei casi dei covid-19». A dirlo è il presidente di Fipe, Lino Stoppani in un’intervista a L’Avvenire. «Si tratta di una crisi enorme - ha proseguito - di 96 miliardi di euro di ricavi annui se va bene ne perderemo 25, ma temiamo danni anche maggiori. Su 300mila locali, 50mila rischiano di chiudere, così come è a rischio il posto di circa 300mila dei circa 1,2 milioni di occupati del settore. E poi il danno sociale della chiusura di bar e ristoranti. Queste attività producono un enorme valore in termini di presidio del territorio, dialogo tra le persone, rispetto, confronto sociale. La mancanza di presidi di comunità e socialità alimenta il disagio sociale».

E ora, che cosa chiedono bar, ristoranti e discoteche? «I dipendenti hanno la cassa integrazione che è stata prolungata. Le imprese invece sono senza ricavi e senza interventi sugli affitti. Se si costringono queste attività a lavorare meno è evidente che avranno bisogno di nuovi indennizzi a fondo perduto».

Non si perde la voglia di dare battaglia ai provvedimenti sfavorevoli, ma l’umore è a terra. «C’è un senso di scoramento che non conosce limiti - ha detto l’amministratore delegato di Fipe, Roberto Calugi - avere un provvedimento del genere è dannoso e inutile perché da un punto di vista pandemico, stando ai dati emessi, i numeri si sono alzati dopo l’estate con la riapertura del sistema scolastico e la ripresa a pieno regime dei servizi di trasporto pubblico. È inaccettabile inoltre che si continuino ad adottare provvedimenti del genere senza prevedere forme di ristoro economico. Migliaia di piccoli imprenditori devono semplicemente chiudere per riaprire mai più con queste restrizioni. E poi c’è il tema dei controlli: bisogna aumentarli e affidarli agli organi preposti, non addossare tutto ai gestori di locali che ogni giorno ricevono insulti quando invitano la gente ad indossare la mascherina nei pressi della propria attività».

Lino Stoppani e Roberto Calugi - L'ennesimo allarme dei ristoratori: Tanti di noi chiuderanno per sempre
Lino Stoppani e Roberto Calugi

LA REAZIONE DI CONFESERCENTI
«Riteniamo che queste restrizioni colpiscano tutto il mondo della somministrazione che vive sulla vita notturna - ha detto Giancarlo Banchieri, presidente di Fiepet-Confesercenti - sono 20mila attività in tutta Italia e per loro non si parla di restrizioni, ma di coprifuoco perché il loro lavoro inizia a quell’ora. Lo smart working poi va ad impattare sulla ristorazione diurna. Chiediamo protocolli nuovi, chiari, applicabili, condivisi che oltre ad una nuova serie di aiuti perchè l'emergenza è lunga e il settore non ha più forza per reagire. Chiediamo poi una nuova forma di credito che arrivi a 25-30mila euro con tempi di restituzione più lunghi a 10-15 anni. Gli aiuti ci sono, ma non sono sufficienti affinchè l'azienda rimanga in piedi. In definitiva devono capire che si tratta di una situazione eccezionale e prendere decisioni di conseguenza.

Giancarlo Banchieri - L'ennesimo allarme dei ristoratori: Tanti di noi chiuderanno per sempre
Giancarlo Banchieri

I NUMERI
La preoccupazione è dettata dal fatto che il crollo delle attività di bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e agriturismi ha un effetto negativo a cascata sull’agroalimentare nazionale, con una perdita di fatturato di oltre 8 miliardi per i mancati acquisti in cibi e bevande nel 2020.
Per gli acquisti extradomestici per colazioni, pranzi e cene fuori casa è stimato un calo del 40% su base annuale con le nuove restrizioni. In questo contesto è importante ma non sufficiente l’arrivo (in dubbio visto che i decreti sono fermi negli uffici dei Ministeri) del bonus di filiera che stanzia 600 milioni di euro con un contributo a fondo perduto a favore di ristoranti e a agriturismi in difficoltà per l’acquisto di prodotti di filiere agricole ed alimentari.

Da un quadro del gruppo Ristoratori toscani emerge che il 30% delle attività chiuderà, di questi il 5% solo per i mesi invernali in modo da riprendere l'attività a marzo. Il 40% di chi cercherà di resistere, soprattutto i ristoranti che si trovano nelle periferie, avranno una perdita del 30%, mentre gli imprenditori che lavorano nel centro storico denunciano cali di fatturato che con le nuove disposizioni raggiungeranno anche l'80%. Il 97,6% dei pubblici esercizi boccia il Dpcm. I punti che mettono maggiormente in difficoltà le aziende sono la chiusura a mezzanotte che, per il 35% degli intervistati equivale a perdere il secondo turno di lavoro, quello delle persone, soprattutto giovani, che al ristorante o in pizzeria arrivavano verso le 23. Per il 50%, al di là delle nuove direttive, sarà l'effetto paura a svuotare ulteriormente le strade della città. Il 10%, invece, dichiara che saranno i limiti per cene o pranzi di matrimonio, battesimo o fra amici e per feste di compleanno a mettere in crisi l'attività. Per il 5% il nuovo Dpcm non cambierà di una virgola la situazione in quando l'attività è già avviata alla chiusura definitiva.

«Le limitazioni allo svolgimento di cerimonie nuziali, feste e ricorrenze - commenta il presidente di Ristoworld (associazione di cucina, turismo e difesa del Made in Italy) Marcello Proietto di Silvestro - è una assurdità perché si compie un atto di ingiustizia. Il decreto varato qualche giorno è incoerente: da un lato si consente che ad esempio sugli aerei persone sconosciute stiano una accanto all’altra, che sui treni e sui bus o all’uscita delle scuole ci sia assembramento e dall’altro, imponendo un limite di 30 persone per partecipare ad una cerimonia nuziale, si applichi un rigore assoluto. Tutto ciò diventa un motivo in più a scoraggiare le coppie a coronare il loro sogno d’amore, dopo tutti gli sforzi che sono stati fatti per cercare di recuperare una stagione già disastrata».

Giorgia Meloni - L'ennesimo allarme dei ristoratori: Tanti di noi chiuderanno per sempre
Giorgia Meloni

L'INTERVENTO DI GIORGIA MELONI
La reazione politica di Giorgia Meloni passa dal suo profilo Facebook: «L’insensata chiusura dei locali a mezzanotte - scrive la leader di Fratelli d’Italia - è un durissimo colpo per migliaia di imprenditori italiani, molti dei quali dopo il lockdown avevano riaperto tra mille dubbi e incertezze, facendosi forza e investendo di nuovo sulla loro attività. Hanno speso soldi per adeguarsi a tutte le prescrizioni anti-contagio volute dal Governo, molti si sono indebitati per ripartire, e ora rischiano di chiudere a causa di un provvedimento che vanifica tutti i loro sforzi. Lo Stato non può massacrare così un settore come quello della ristorazione e della somministrazione di bevande, che produce e crea ricchezza per migliaia di famiglie italiane. Ora pretendiamo che il Governo stanzi dei fondi e introduca subito un meccanismo di ristoro per i danni che sta causando a migliaia di piccole e medie imprese».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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