Dal post pandemia alla crisi economica scatenata dalla guerra, dalla mancanza di ricambio generazionale nei campi alla totale assenza di politiche lungimiranti fino alla mancanza di programmi elettorali per l’agroalimentare in vista delle elezioni politiche del 25 settembre. Nonostante sia uno dei settori trainanti dell’economia italiana, vale il 15% del Pil nazionale, l’agroalimentare è rimasto fuori dalle agende politiche regionali e nazionali. Un immobilismo totale che preoccupa il Consorzio di tutela del Pecorino Romano, che attraverso il suo presidente Gianni Maoddi richiama la politica alle sue responsabilità.
Pecorino Romano
Subito politiche per la ripresa
«Nonostante la situazione nazionale e internazionale non sia delle migliori, tanto da mettere in difficoltà un settore come quello dell’agroalimentare che traina l’economia del Paese, la politica è totalmente immobile e priva di strategie, concentrata a dividersi seggi e candidature ma totalmente assente sui problemi reali che gli operatori del settore vivono - dice Maoddi - Gli interventi sull’agroalimentare sono totalmente spariti dalle agende e dai programmi elettorali dei partiti: nessuno parla delle difficoltà che ogni giorno vengono affrontate, non ci sono proposte concrete per risollevare il settore dopo la pandemia e la guerra, per contribuire a far fronte ai costi di produzione e trasformazione, ingigantiti da una speculazione senza precedenti come quelli di esportazione».
Gianni Maoddi
Una produzione da tutelare
Secondo Maoddi, la prima cosa da fare con urgenza è puntare sul ricambio generazionale, in modo da garantire un futuro alla produzione del Pecorino Romano, per la Sardegna di fondamentale importanza. E i numeri lo confermano: nel sistema delle DOP, il Pecorino Romano rappresenta il 52% dei prodotti derivanti dal latte ovino nell’UE e l’85% in Italia. Il Consorzio che lo tutela conta 12.000 aziende zootecniche, circa 25.000 addetti complessivi e 40 caseifici. Il valore alla produzione, 326mila quintali, è pari a 375 milioni di euro e al consumo di oltre 600 milioni.
La lotta allo spopolamento
«Si parla sempre di spopolamento delle zone interne, ma se ne parla e basta. Mettere a punto politiche mirate per incentivare i giovani a restare nella loro terra e lavorare nel mondo dell’allevamento, a restare nelle aziende di famiglia, sarebbe uno dei modi più validi e concreti per evitare la grande fuga alla quale stiamo di nuovo assistendo. L’abbiamo chiesto più volte, noi come Consorzio facciamo il possibile con diverse iniziative per sostenere e motivare i nostri ragazzi, ma è un compito che spetta anche e soprattutto alla politica. Così come spetta alla politica studiare strategie per migliorare le tecnologie, sostenere la valorizzazione delle produzioni, sostenere le imprese – che si occupano di produzione, trasformazione ed esportazione - e tutelare gli operatori dalla concorrenza sleale sui mercati internazionali. Non basta usare l’agroalimentare come bandiera dell’eccellenza italiana nel mondo: perciò – conclude Maoddi – lanciamo con largo anticipo il nostro appello ai futuri parlamentari sardi. Abbiamo bisogno di politiche serie e della presenza costante ed efficace delle istituzioni. Prima che sia troppo tardi».