L’emergenza Covid fa crescere la spesa alimentare delle famiglie: +2,9% nel primo trimestre del 2021 per effetto dei lockdown e delle restrizioni agli spostamenti che hanno spinto gli italiani tra le mura domestiche fino alle prime riaperture del 26 aprile. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti su dati Ismea che evidenziano in controtendenza un andamento positivo degli acquisti alimentari rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente che non compensa, tuttavia, il crollo della ristorazione.
La spesa alimentare cresce del +2,9% nei primi tre mesi del 2021
Vini, salumi e pesce le referenze che trainano la ripresa dei consumi
Le
star del carrello 2021 nel tempo del Covid sono soprattutto vini e birra, con l’aumento record degli spumanti del +55%, segno della
tendenza degli italiani a spostare definitivamente tra le mura domestiche un rito consolidato e “consolatorio” rispetto alle privazioni imposte dalla pandemia come
l’aperitivo. A doppia cifra l’incremento per le altre bevande alcoliche:
la birra (+18,4%) e il vino (+14,5%).
Per non parlare poi dell'e-Commerce. Strettamente legato all’abitudine dell’aperitivo è, poi,
l’aumento della vendita di salumi (+8,4%) e formaggi freschi (+5,9%).
Ma la spesa degli italiani nel 2021 premia soprattutto il comparto ittico, in aumento del
+15% trainato principalmente dal boom del pesce fresco che cresce del +28,5%, grazie al ritorno alle normali abitudini di spesa giornaliera, rispetto al lockdown (quando le uscite erano molto più rare e non era dunque conveniente acquistare molto prodotto deperibile).
Ridimensionato l'effetto "dispensa"
Il trascorrere delle settimane in casa ha comunque
modificato progressivamente l’atteggiamento dei consumatori nei confronti del cibo con un graduale
ridimensionamento dell’interesse iniziale per i prodotti conservabili (surgelati e scatolame)
e da “scorta dispensa”. Il risultato è che sono i prodotti freschi sfusi a trainare la crescita nel 2021 dei consumi, con un incremento del +3,7% (grazie al +6% della verdura fresca), contro il +2,5% dei prodotti confezionati.
Prossimità trend tornato per restare: la vendita diretta frutta 6,5 miliardi di euro
Nella scelta dei luoghi di acquisto si assiste invece alla
riscossa delle piccole botteghe di prossimità che si dimostrano essere le più dinamiche con un incremento del +8%. La pandemia ha accelerato quel processo di “deglobalizzazione” in atto da qualche tempo, alimentando interesse e voglia di “mangiare vicino”. D
al globale al locale inteso come il negozio di vicinato, come mercato rionale ma anche quello contadino o direttamente in fattoria. L’emergenza Covid-19 ha determinato un
sensibile aumento del numero delle imprese agricole che praticano la vendita diretta e, di conseguenza,
il fatturato di questo canale che, nel 2020, ha superato i 6,5 miliardi di euro secondo l’Ismea. Un risultato reso possibile dal fatto che
l’Italia è l’unico Paese al mondo che può contare su una unica rete organizzata Campagna Amica che mette a disposizione delle famiglie 1.200 mercati contadini a livello nazionale sia all’aperto che al chiuso con una varietà di prodotti che vanno dalla frutta alla verdura di stagione, dal pesce alla carne, dall’olio al vino, dal pane alla pizza, dai formaggi fino ai fiori. Realtà in controtendenza alle drammatiche chiusure di negozi nelle città che contribuiscono a mantenere vivo il tessuto economico e sociale nelle aree urbane.