Che la pandemia abbia radicalmente cambiato la mentalità del consumatore, non semplicemente per i diversi comportamenti d’acquisto come, ad esempio, la spesa online, è ormai un dato di fatto. Ma a ciò si aggiunge anche il fatto che la pandemia ha aumentato l’infedeltà degli italiani ai brand. Le limitazioni ambientali e sociali hanno, infatti, “creato” un consumatore nervoso e fortemente insoddisfatto del customer care ricevuto.
Ora per la reputazione del brand conta di più l’impatto sociale. Anche per questo nei diversi settori analizzati il miglior rapporto tra aspettative ed esperienze risulta quello del food e della Grande Distribuzione. Grazie, in particolare, alle iniziative intraprese durante la pandemia a supporto delle comunità locali. Queste alcune delle indicazioni che arrivano dallo studio di Omnicom Pr Group "Post-Invasion" che ha analizzato la reputazione di 9 settori chiave dell'economia italiana, con 72 brand associati, attraverso oltre 2mila consumatori.
Per gli intervistati la brand reputation dipende solo per il 45% dai benefici provenienti da prodotti/servizi, per il 35% dall’impatto sociale della marca e per il 20% dai comportamenti dei vertici aziendali.
Il miglior rapporto tra aspettative ed esperienze risulta quello del food e della Grande Distribuzion
La tv torna in auge come fonte affidabilePer quanto riguarda invece le fonti di informazione ritenute più affidabili le
tv tornano in auge (28%) e con un evidente 'effetto Covid-19' e le
Istituzioni (
Ministeri,
autorità, etc.) sono al secondo posto della classifica (25%) seguite da
Associazioni dei
consumatori (24%) mentre gli Enti no profit si fermano al 9%. Restano debolissimi, invece, i politici, i parlamentari o membri del governo (5%).
Food e Gdo promosse dai consumatori«Post-Invasion è il titolo che Omnicom Public Relations Group Italia ha scelto per il proprio studio sulla relazione tra italiani e brand in quest’epoca di profondi cambiamenti – afferma
Massimo Moriconi, General Manager e amministratore delegato di Omnicom PR Group Italia - Tra le evidenze emerse, da sottolineare come le privazioni sociali legate al contenimento della pandemia hanno reso comprensibilmente nervosi i nostri consumatori, oggi particolarmente
critici verso il Customer Care fornito dalle marche. Questo dato va letto all’interno della transizione al ‘tutto
digitale’ a cui si è abituata solo una parte della popolazione e su cui alcuni settori sono in ritardo. Tuttavia, il 47% degli italiani è disposto a
perdonare gli
errori di brand che investono concretamente in
innovazione».
«Infine – conclude Moriconi – il focus sui settori analizzati mostra come Food e Grande Distribuzione abbiano generato più consenso degli altri anche grazie alle iniziative intraprese durante la pandemia a
supporto delle
comunità locali. Per Telefonia & Internet, ultimo nel gradimento dei nostri consumatori, emerge l’opportunità di colmare il gap tra aspettative e esperienze in un periodo in cui il comparto è chiamato a sostituire la fisicità delle relazioni e, spesso, dei luoghi di
svago e
lavoro».