Dove siamo arrivati? Un anno dopo il Covid19, la pandemia, la guerra al sistema sanitario e alle nostre difese immunitarie, la bomba sull’economia mondiale, ha sconvolto tutto. Ha tracciato solchi. Ha ribaltato un mondo. Il nostro mondo. E non solo quello di grandi città, ma anche quello di provincia. Quello di ogni giorno e quello di un futuro difficile da pianificare.
Siamo arrivati, un anno dopo quell’assedio mortale, che in 12 mesi tutto è cambiato. Lockdown dopo lockdown. Emergenza dopo emergenza. Le abitudini, la quotidianità, la socializzazione, il modo di fare la spesa. Di lavorare. Tutto è cambiato. Si fanno i conti (che poco tornano) ma come sempre se si fanno guardando oltre, si scopre che qualcosa è persino migliorato. Anche nei consumi.
Come è cambiata la spesa dopo il Covid
Modi, tempi e consumiLe città cambiano, ma anche le province. Cambiano i
punti vendita e le abitudini di quelli che li frequentano. Cambia il modo di consumare e di avvicinarsi al momento di
acquisto. Dove sempre più spesso è l’acquisto che viene a noi (il mondo
e-commerce ha fatto un
balzo stellare chiedetelo ad Amazon).
«Cambia anche il momento di acquisto - spiega
Gilda Fugazza, esperta in consumi e gestione di aziende di consumi, presidente del Consorzio tutela Vini Oltrepò Pavese - se prima andavamo al
supermercato dove ci andava bene, anche lontano da casa, e soprattutto dalle 20 in poi, adesso, facciamo il contrario. Le venti sono le otto del mattino e la spesa la facciamo giorno per giorno nel punto vendita più vicino a
casa. Siamo tornati ai negozi di prossimità, alle
spese fatte nel quartiere, tutte le grandi catene si sono attrezzate e hanno aperto nuovi punti “più piccoli” a portata di casa».
La rivincita del vicinatoVedi i
negozi che iniziano solo con la S di Esselunga o i Pam local di Milano.
Così è cambiata anche la scelta dei prodotti: «Se prima acquistavi un prodotto per la settimana buono e
possibilmente conveniente in rapporto al prodotto – continua Gilda Fugazza - oggi acquisti al mattino i prodotti per la
cena. Fai più attenzione alla qualità rispetto alla quantità, a volte pensando anche a qualche concessione in più. Scelta che non riflette solo la qualità ma anche l’
economia. Ti concedi ad esempio una bottiglia di
vino buono. Prima sceglievi pensando al prezzo. Adesso scegli pensando al menu e addirittura, ce lo dicono alcuni dati sulle statistiche di vendita - scegli il vino e poi abbini il
piatto.
È la rivincita dei negozi di prossimità, che vogliono poco spazio e che puntano ad un
cliente più attento e perché no anche al servizio e al rapporto
umano. E forse più attenti alla qualità, alla salute, al buonumore oggi li siamo. 12 mesi dopo quello che è successo. «Nel mondo del vino pensiamo che questa tendenza debba farci ripensare al posizionamento dei prodotti nei piccoli supermercati: dove puntare su prodotti di fascia medio alta, dove ti puoi permettere di mettere in vendita un vino da 10 euro, senza
timore di esser frainteso sia dal consumatore che dal negozio specializzato».
Cambiano gli assortimentiCambierà presto anche la gamma dei prodotti proposti e terrà conto di questo ragionamento: senza pensare di fare concorrenza alle
enoteche che invece già da sole, e forse anche prima dei vari lockdown, si erano inventate un ruolo e un profilo più alto: proponendo personale specializzato capace di guidare all’acquisto, piccoli eventi di
degustazione, allestimenti di punti vendita che raccontano spesso anche una storia del vino che viene proposto e venduto. Del resto lo hanno fatto già con successo nel segmento della
pasta, per fare un esempio, dove l’aumento di fatturato non riguarda solo i brand trainanti in Gdo ma soprattutto i più piccoli, che si propongono quasi come artigiani della pasta, come accade ad esempio con i biscotti, si punta a prodotti sempre di più buoni, persino più golosi e qualche volta anche più naturali.
I nuovi mestieri post-pandemiaSarà sempre più così e nascono anche nuovi
mestieri, come nel mondo del vino. Il
sommelier non lavora nel ristorante che è davvero in difficoltà in questa pandemia socioeconomica? La sua consulenza sarà ed è perfetta nei punti vendita cambiati come detto sopra. «Affidando a professionisti che sanno parlare del vino, piuttosto che ad app o totem, il racconto semplice, diretto, divulgativo del vino: tutti “caronti” della scelta quando si tratta di guidare all’acquisto di una bottiglia speciale - spiega Gilda Fugazza - parallelamente si rafforzano altri canali di
vendita, dall’e-commerce che per il mondo del vino è stato un vero boom, anche perché si assiste ad un nuovo target di quarantenni disposti anche a pagare qualche euro di più ma per ricevere quella bottiglia direttamente a casa. Per non parlare dei
delivery specializzati che nel lo scontrino mettono anche la competenza di portarti a casa la bottiglia in temperatura di servizio! E poi – colori delle zone permettendo – è di sicuro ripartito fra un lockdown e l’altro, il piacere di andare a degustare quel prodotto dove quel prodotto si fa. E degustare insieme anche il racconto e viverne contemporaneamente l’esperienza».
Le
cantine sempre di più luoghi di degustazione e di cultura del vino: «Sono mete da raggiungere facilmente con la ripresa del turismo di prossimità e con la proposta di pacchetti enoturistici sempre più specializzati che intercettano consumatori i quali diventano poi veri ambasciatori di
territori e di esperienze. Su questo si punterà sempre di più».
Una nuova urbanistica?Cambiano quasi le geometrie dei luoghi, in città piccole o grandi, le abitudini e l’utilizzo del tempo: nasce una nuova
urbanistica, modificata dalla frequentazione della gente, dai loro modi di vivere. Intere isole, o quartieri, intercomunicanti si stanno evolvendo grazie a piccoli negozi che servono. Come la
scuola. Non viene più scelta per altre ragioni se non perché vicina a casa. Prossimità. Tanto c’è la didattica a distanza a occupare spazi mai prima pensati. Con effetti non del tutto interessanti. Non è detto che questo cambiamento sia negativo, anzi. Di sicuro ci sono elementi fondamentali che tornano prepotentemente in gioco. La sostenibilità, ad esempio. La green economy nel vero senso della parola. Meno
spostamenti, meno inquinamenti, meno traffico. Meno. E più attenzione. Basta rifletterci. Ed è il bicchiere mezzo pieno di uno sconvolgimento epocale.