Sarà anche un lockdown "locale", ma gli effetti economici sono comunque disastrosi sul piano nazionale. Del resto le regioni più colpite, messe assieme, davano un grande contributo al motore produttivo del Paese. Ora l'Italia procederà col freno a mano tirato. Il nuovo Dcpm, che entrerà in vigore venerdì 6 novembre, colpisce infatti con severe restrizioni 16,4 milioni di persone, residenti nelle zone rosse (Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, Calabria).
In pratica, come segnala un’indagine della Coldiretti, nel mirino del provvedimento finisce un italiano su quattro (27%): quelli cioè che risiedono in Lombardia (che con 10,1 milioni di persone è la regione più popolosa d’Italia), ma anche in Piemonte (4,3 milioni), Calabria (1,9 milioni) e Valle d’Aosta (125mila).
Le quattro “zone rosse” producono un terzo del Pil nazionale
Quattro regioni che insieme producono circa un terzo del Prodotto interno lordo (Pil) nazionale (32%). A trainare l’economia in testa c'è la Lombardia, che con il 22% detiene di gran lunga il primato tra tutte le regioni, mentre il Piemonte rappresenta l’8%, la Calabria il 2% e la Valle d’Aosta appena lo 0,3%.
Ma ora qui tutto si ferma, con pesanti ricadute in tutti i settori, dall’industria al commercio fino all’agricoltura. Un disastro poi per bar e ristoranti.
Per l’Ue l’economia dell'Italia non tornerà ai livelli pre-pandemia nel 2022
Qui bar e ristoranti hanno fatturato annuo di 22 miliardiSolo in Lombardia e Piemonte, regioni dove, notoriamente, è alto il consumo
fuori casa, abbasseranno le saracinesche rispettivamente oltre 51mila e quasi 24mila locali della ristorazione. Per un totale tra le quattro regioni rosse di 86.647 tra
ristoranti,
bar,
mense e
pizzerie che producono un
fatturato annuale di oltre 22 miliardi, che ora verrà praticamente azzerato per i mesi rimanenti di questo sciagurato 2020.
Un
effetto domino che poi si ripercuote su tutta la
filiera a causa del taglio delle forniture di alimenti e bevande e colpendo le aziende agricole e alimentari.
In Lombardia la spesa mensile più elevata; in Calabria si spende più per il ciboA ciò si aggiunge un altro dato. La Lombardia è anche tra le regioni con la
spesa media mensile più elevata nel 2019 con 2.965 euro a famiglia, seguita da Valle d’Aosta (2.805 euro), Piemonte (2.583 euro) e Calabria con 1.999 euro mensili. Qui però per la
tavola si spendono 545 euro al mese a famiglia, mentre i valdostani 539 euro e piemontesi e i lombardi si fermano a 517 euro.
In lockdown 16,4 milioni di persone residenti nelle zone rosse
Stime Ue: nel 2022 l’economia italiana non tornerà alivelli pre-covidPaure che vengono confermate anche dalle
stime della
Commissione Ue che vedono per il
Pil italiano una
contrazione più moderata per il 2020 (-9,9%) ma anche una
crescita più
lenta nel 2021 (4,1%) rispetto alle previsioni di luglio (-11,2% e 6,1%). In sostanza, per l’Ue l’economia dell'Italia non tornerà ai livelli pre-pandemia nel 2022.
«Dopo un forte aumento nel 2020,
deficit e
debito rallenteranno nel 2021 e 2022» scrive la Commissione nelle previsioni economiche che vedono il deficit italiano salire al 10,8% nel 2020 e scendere al 7,8% nel 2021.
Per la Ue la risposta alla crisi, con supporto di
imprese e
lavoratori, ha avuto un impatto del 5,5% sul fronte della
spesa. Il
debito invece
salirà «nettamente» dal 134,7% del 2019 al 159,6% in 2020 «prima di scendere lentamente verso il 159% nel 2022 grazie alla crescita del Pil».
Bruxelles aggiunge anche che «le misure di
liquidità alle
imprese, comprese le garanzie statali, implicano alcuni
rischi sulle proiezioni del debito».