Negli ultimi giorni ha tenuto banco la notizia secondo la quale Bill Gates, celeberrimo fondatore di Microsoft insieme a Richard Branson del gruppo Virgin, avrebbero deciso di investire cospicui capitali nel business della carne sintetica, comunemente detta anche carne vegana. Si tratta di un prodotto ottenuto dalla riproduzione in vitro di cellule animali, fino a formare vere e proprie carni di diverso tipo da poter mettere in commercio. L’annuncio ha fatto il giro del mondo, anche perché tocca un tema di grandissima attualità quale quello delle nuove tendenze alimentari vegane. Tuttavia occorre fare un po’ di chiarezza e capire quale è il vero stato dell’arte della produzione mondiale di carne sintetica.
foto: Tecnocino
Innanzitutto occorre specificare che l’idea di produrre carne per uso alimentare a partire da cellule staminali, ad oggi è solo una proiezione futuristica allo stato sperimentale e non possiede alcun fondamento imprenditoriale o economico. Basti pensare che il processo produttivo ad oggi risulta estremamente costoso e i risultati sono bassissimi sia in termini di gradimento del gusto che di accettazione da parte del pubblico.
A tal riguardo, senza voler scomodare per forza analisi organolettiche e esperti gourmet, si può citare quello che viene definito “Yuck Factor” ovvero “effetto bleah”. Si tratta di quel fenomeno secondo il quale la gran parte dei consumatori nutre ancora una naturale avversione nei confronti di alcuni cibi, come gli insetti ad esempio, e che secondo le ricerche di marketing, investe al momento anche la carne sintetica.
D’altronde tutte le sperimentazioni proposte finora pare non abbiano prodotto grandi risultati nemmeno sotto l’aspetto del gusto e dell’appetibilità di mercato del prodotto. Lo stesso
Mark Post, il ricercatore dell'Università di Maastricht, in Olanda, che ha lavorato per anni al progetto, ha rilasciato una dichiarazione al
Telegraph riferendo che per la carne sintetica sull'aspetto c'è ancora molto da lavorare: «La carne artificiale ha l'aspetto flaccido e pallido di un muscolo appena tolto dal gesso».
Nel 2015 in Francia è stata condotta un’indagine su oltre 800 tra scienziati e studenti universitari in merito alla considerazione della carne sintetica. L’immagine ha mostrato che la maggior parte delle persone intervistate considera la carne artificiale una possibilità concreta per un futuro indefinito. Tuttavia solo una percentuale tra il 5 e l’11%, la mangerebbe o la consiglierebbe davvero ad oggi. Anche nell’ambito dell’Expo è stata condotta un’indagine in collaborazione con Doxa-Coop Lombardia, ricerca che ha portato a un risultato chiaro: meno della metà dei consumatori a livello internazionale sarebbero disposti ad assaggiare carne sintetica, una percentuale di diffidenza non molto difforme da quella sentita nei confronti degli Ogm.
A marzo di quest’anno c’è stato l’ultimo tentativo credibile di rilanciare la tecnologia alla conquista del mercato. Memphis Meats, una startup innovativa della Silicon Valley, ha sviluppato una nuova piattaforma “multi-animale” che consente di produrre diversi tipi di carne intervenendo su gusto, testura e profilo nutrizionale. A San Francisco è stata organizzata una degustazione di filetti di pollo e anatra ottenuti con la coltivazione in vitro da cellule provenienti da biopsia, ovvero elementi di carne asportati da animali vivi. La notizia ha generato una coda fino a portare il tema alla ribalta delle prime pagine, quando si è vociferato che Bill Gates e Richard Branson volessero investire massicciamente nel mercato della carne sintetica. Al momento non si è mosso nulla di concreto, a parte la carrellata di notizie e il riemergere del tema, come ciclicamente accade, all’attenzione dell’opinione pubblica. Chissà se anche questa volta sarà una chiacchierata del momento e ci vediamo al prossimo giro di news.