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App per monitorare il sonno Utili se aiutano la routine

Esistono sistemi tecnologici per controllare la quantità e la quantità del sonno, ma anche alcuni che invitano al rilassamento. Se utilizzate con criterio e misura possono dare effetti benefici.

 
30 aprile 2020 | 17:50

App per monitorare il sonno Utili se aiutano la routine

Esistono sistemi tecnologici per controllare la quantità e la quantità del sonno, ma anche alcuni che invitano al rilassamento. Se utilizzate con criterio e misura possono dare effetti benefici.

30 aprile 2020 | 17:50
 

Sono moltissime le persone che, a oggi, soffrono d’insonnia; il disturbo non risparmia fasce di popolazione, non fa distinzioni di genere ed è in continua diffusione. La frenesia lavorativa, spesso associata a orari irregolari, la dipendenza da smartphone, le ore passate sui social o la continua richiesta da parte dei datori di lavoro di essere efficienti, reperibili e rapidi stanno rendendo sempre più faticoso l’addormentarsi.

App utili per dormire bene - App per monitorare il sonno Utili se aiutano la routine

App utili per dormire bene

Non dobbiamo dimenticarci del periodo di emergenza Coronavirus che stiamo vivendo, correlato da ansia e preoccupazioni che non risparmiano il riposo. Per contrastare il continuo rigirarsi nel letto e per placare la mente, che spesso si fa sentire proprio nelle ore notturne, chi soffre d’insonnia è tentato a cercare aiuti e soluzioni - anche - nella tecnologia: esistono app per meditare, rilassarsi, svuotare la mente e monitorare il sonno, molte delle quali gratuite e facilmente scaricabili sul proprio smartphone.

Ma sono davvero utili per curare l’insonnia? E perché ne abbiamo bisogno? Ne abbiamo parlato con la dottoressa Lara Fratticci, neurologa di Humanitas. L’insonnia può derivare da numerosi fattori. Alla sua base possono esserci cattive abitudini, come andare a dormire a orari sempre diversi, addormentarsi durante il giorno, abbandonarsi a cene pesanti o mangiare a orari tardi. L’assenza di attività fisica può causare disturbi del sonno, esattamente come può farlo esercitarsi 3-4 ore prima dell’orario in cui si dovrebbe andare a dormire.

Altre cause possono trovarsi nell’ambiente disturbato, nell’eccessiva assunzione di sostanze eccitanti come la caffeina, nello stile di vita frenetico, nell’utilizzo di smartphone e di altri apparecchi elettronici a letto. Ancora, l’insonnia può essere dovuta a patologie particolari, come problemi alla tiroide o la depressione. In commercio ci sono numerose app, sia gratuite, sia a pagamento, che offrono un loro “aiuto” nella gestione dell’insonnia. Si possono dividere in due grandi gruppi: il primo comprende tutte quelle applicazioni di monitoraggio del sonno, alcune delle quali danno indicazioni sulla qualità del nostro dormire, sulla presenza di eventuali apnee o del nostro russare.

Il secondo gruppo si concentra sull’insonnia dovuta a stati di ansia e stress: propone quindi meditazioni guidate, esercizi di respirazione, utilizza musiche e rumori rilassanti. Ci sono app pensate per alcuni bisogni specifici, come quelle per contrastare il Jet lag, o quelle che regolano i pisolini pomeridiani, fino ad arrivare ad app più complesse, che creano suoni che guidano il cervello attraverso il ciclo del sonno, dalla fase dell’addormentamento, alla fase Rem, al risveglio.

Le app fanno parte della nostra quotidianità, in ogni aspetto. Alcune di queste ci semplificano la vita anche in modi a cui non avremmo mai pensato. In generale, credo che il bisogno nasca dal ritmo frenetico delle nostre vite, dal fatto che il nostro ciclo sonno/veglia è spesso alterato, ma anche dall’ansia e dalla preoccupazione che stiamo vivendo in questo momento di emergenza Coronavirus. Se un’app può dare una mano a gestire questa situazione, magari aiutando a cadenzare le proprie giornate, tanto di guadagnato.

Quando l’insonnia è reattiva, cioè dipendente da una condizione esterna (come, per esempio, le cattive abitudini o l’ansia di questo periodo) le app possono aiutare a raggiungere uno stato di calma e rilassamento, oltre che a ripristinare il ciclo sonno/veglia corretto. Ne esistono altre, non collegate all’insonnia, che permettono di avvicinarsi maggiormente al proprio medico di fiducia, e che aiutano a “raggiungere” lo specialista più adeguato, in un momento in cui dovremmo stare a casa il più possibile. Certamente non devono essere considerate una terapia: nel momento in cui un paziente manifesta una problematica, dovrà consultare il proprio specialista di riferimento.
Coricarsi sempre alla stessa ora, evitando di portare con sé smartphone o tablet, può essere una prima abitudine da intraprendere, così come prestare più attenzione alle scelte alimentari. Per esempio chi soffre di reflusso gastroesofageo dovrebbe evitare i cibi che possono interferire con il riposo; è meglio evitare cibi difficili da digerire a cena, lasciar trascorrere abbastanza tempo tra il pasto e il momento in cui si va a letto ed evitare già dal pomeriggio cibi e bevande che possono compromettere il sonno, come il caffè o il té.

Potrebbe essere utile modificare l’assunzione di alcuni farmaci o iniziare ad assumerne di specifici per trattare la patologia alla base del problema. Anche farmaci o integratori possono essere utili, ma quando alla base dell’insonnia non c’è una patologia, il primo fattore su cui si dovrebbe agire è lo stile di vita. Tuttavia, è bene specificare che affidarsi a una terapia farmacologica di propria iniziativa conduce spesso a un uso cronico di farmaci che può trasformarsi in abuso: è indispensabile rivolgersi allo specialista di fiducia, che individuerà la causa dell’insonnia e proporrà un trattamento personalizzato.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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