Valutare la qualità del proprio respiro non è facile, anche se averne consapevolezza è importante per capire il nostro grado di benessere. Respirare bene vuol dire anche essere in armonia con sé stessi, ascoltare il proprio corpo ed avere un certo grado di rilassamento che aiuta l’ossigenazione dei tessuti.
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Nonostante ciò, la respirazione resta una funzione autonoma del nostro organismo: grazie al sistema neurologico infatti, ciascuno ha dentro di sé il giusto ritmo per respirare, senza pensare di doverlo fare. Di come respirare correttamente ha parlato la dottoressa
Francesca Puggioni, pneumologa del Centro di Medicina Personalizzata: Asma e Allergologia in Humanitas in un articolo pubblicato su Humanitasalute che qui riportiamo integralmente.
“Una corretta respirazione deriva soprattutto da un corretto
uso del diaframma. L’uso di questo organo, del tutto naturale se siamo rilassati e in posizione distesa, può risultare più difficoltosa in chi è in sovrappeso o quando siamo in posizioni non particolarmente comode.
«Per capire come respiriamo - ha spiegato la dottoressa Puggioni - può essere utile mettersi davanti allo specchio a torace scoperto, in modo tale da poter osservare i movimenti del nostro torace e vedere come si respira con la parte alta dell’addome e come si respira con il petto. Vedremo dunque il diaframma che si abbassa e si alza per permettere ai polmoni di espandersi, e poi come la cassa toracica si apre verso l’esterno per consentire ai polmoni di espandersi. Occorre anche controllare i movimenti delle spalle, perché spesso quando non si ha una respirazione ottimale si usano muscoli “accessori” per compensare».
«Quando siamo in uno stato di ansia o tensione può capitare di avvertire una sensazione di difficoltà alla respirazione, da un lieve disagio fino alla cosiddetta fame d’aria. In questi casi è consigliabile dapprima fermarsi, non farsi prendere dal panico, e controllare il ritmo del respiro. Questo accade perché, ancestralmente, il nostro organismo in condizioni di tensione è portato a prepararsi allo scatto, irrigidendo tutti i muscoli per potenziarli e partire. Oggi non applichiamo più questo meccanismo a livello fisico, ma agiamo sulla psiche, pertanto blocchiamo la muscolatura respiratoria trattenendo il respiro in maniera inconsapevole e di conseguenza respiriamo male».
Una cattiva respirazione, soprattutto in caso di tensione, si accompagna spesso a vertigini e confusione mentale. «Il nostro cervello infatti ha bisogno di ossigeno per espletare al meglio le proprie funzioni: l’agitazione però ci porta a respirare a un ritmo molto più veloce del normale, immagazzinando così più anidride carbonica che rende le idee meno chiare e inficia le performance cerebrali».
«Il ritmo naturale è 12 respiri al minuto: respirazioni profonde in cui inspiriamo dal naso ed espiriamo lentamente dalla bocca, questo consente di ossigenare bene il cervello», consiglia la dottoressa Puggioni. È importante sottolineare come possa esserci un legame tra uno
stato di ansia e la cattiva respirazione, perché non è facile mantenere la calma se si ha l’impressione che manchi il respiro o se si fa fatica a respirare come di consueto. I problemi respiratori però non vanno sottovalutati e vanno considerati come tali, senza etichettare il paziente come ansioso e come tale trattarlo.
Sarà cura dello specialista dunque effettuare una corretta diagnosi, volta a escludere o ad accertare la presenza di problemi respiratori, prima di imputare a uno stato d’ansia la causa della cattiva respirazione. «In generale, praticare yoga, pilates, tai chi o arti marziali è particolarmente indicato per chi ha problemi respiratori o per chi ha una forte emotività che alterano il ritmo del respiro, perché queste discipline permettono di prendere maggior consapevolezza del proprio respiro e lavorare così un un’efficace respirazione», consiglia la specialista.
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