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Usa, hot dog nelle scuole «Ma in Italia non va tanto meglio»

Donald Trump ha rivisto le scelte alimentari destinate ai più giovani. Via frutta e verdura volute da Michelle Obama, dentro patatine fritte e pizza. Impensabile, ma prima è meglio guardare in casa nostra. Il nutrizionista Sacha Sorrentino si concentra sulla scarsa attività fisica e su menu poco equilibrati.

di Federico Biffignandi
 
20 gennaio 2020 | 12:00

Usa, hot dog nelle scuole «Ma in Italia non va tanto meglio»

Donald Trump ha rivisto le scelte alimentari destinate ai più giovani. Via frutta e verdura volute da Michelle Obama, dentro patatine fritte e pizza. Impensabile, ma prima è meglio guardare in casa nostra. Il nutrizionista Sacha Sorrentino si concentra sulla scarsa attività fisica e su menu poco equilibrati.

di Federico Biffignandi
20 gennaio 2020 | 12:00
 

Gli studenti si fregheranno le mani, ma c’è poco da stare allegri. Negli Stati Uniti il ministero dell’Agricoltura ha varato un nuovo piano alimentare da attuare nelle mense scolastiche: stop a frutta e verdura inserite da Michelle Obama con il «The Healthy, Hunger-Free Kids Act» del 2010 e dentro patatine fritte, pizza, hot dog e hamburger.

Il sistema scolastico italiano deve migliorare per menu e attività fisica (Usa, hot dog nelle scuola Choc? In Italia non va tanto meglio)
Il sistema scolastico italiano deve migliorare per menu e attività fisica

Il sottosegretario Brandon Lipps ha spiegato che «le regole imposte dal governo Obama hanno avuto conseguenze non volute, impedendo alle scuole di adottare soluzioni innovative, come per esempio, la «colazione da asporto» («grab and go breakfast»). Assurdo, e dire che - stando alla comunicazione messa a disposizione dallo stesso Ministero - pare che la strategia sia stata condivisa da nutrizionisti, dirigenti scolastici, psicologi e così via. Ma la decisione finale è stata pesantemente condizionata dalla lobby del Big Food.

Senza bisogno di snocciolare troppi numeri è chiaro che la scelta sia stata presa per accontentare le varie aziende del settore, sia per motivi economici che politici. La scelta fa arricciare il naso soprattutto se rapportata al fatto che gli Stati Uniti, innovatori e precursori per antonomasia, non stiano mettendo tra le priorità la corretta alimentazione per i più giovani. Certo, da critica sferzante. Eppure, prima di guardare Oltreoceano, forse sarebbe il caso di sistemare la “politica interna”. Il caso delle mense scolastiche in Italia sta diventando annoso, sia per la qualità dei piatti proposti che per la richiesta delle famiglie di una dieta “fai da te”, ovvero il famoso panino portato da casa.

Ma c’è di più. Spesso i menu proposti nelle mense scolastiche sono tutto fuorché salutari e utili ad una crescita “educata” degli studenti (ad eccezione di qualche raro caso). Ne parla a questo proposito il nutrizionista Sacha Sorrentino: «Parlare di quello che accade negli States - chiarisce come premessa - è complicato perché è una cultura troppo diversa dalla nostra e subentrano dinamiche di difficile lettura. È chiaro che di primo acchito verrebbe da dire che sia una scelta fuori da ogni logica. Ma ritengo che anche il sistema italiano sia da rivedere. Spesso vediamo nei menu delle mense scolastiche che viene proposto primo-secondo-frutta e magari anche dolce. I ragazzi vengono sottoposti a sbazli glicemici non così salutari per la loro crescita, soprattutto alla luce del fatto che stanno molto tempo seduti».

Sacha Sorrentino (Usa, hot dog nelle scuole «Ma in Italia non va tanto meglio»)
Sacha Sorrentino

Le scelte alimentari scorrette però rientrano in una logica di cura del benessere dell’individuo generalmente poco corretta. «Al di là dell’alimentazione bisogna concentrarsi prima di tutto sull’attività fisica - prosegue Sacha Sorrentino - a costo di essere ripetitivi, va ribadito che il movimento è alla base di uno stile di vita corretto. Perché, ad esempio, la scuola punta così poco sull’attività fisica? Perché i ragazzi che fanno sport fuori dall’orario scolastico sono i più penalizzati a scuola? Non è un caso se poi i nostri atleti non sempre ottengono risultati eccelsi a livello internazionale (soprattutto a livello giovanile). Personalmente inserirei un’ora di attività fisica al giorno nelle scuole. Inoltre, sarebbe interessante rivedere il concetto di merenda a scuola: invece di fare 10 minuti di ricreazione dove i bambini mangiano di corsa e male, non ha più senso fare una merenda tutti insieme, con yogurt e frutta fresca; non ha senso dare più peso ad un’educazione alimentare più mirata e concreta?».

Il problema c’è ed è reale a livello nazionale: non bisogna infatti dimenticare che recenti dati sull’obesità infantile hanno messo l’Italia al primo posto in Europa con un bambino su tre nella fascia 6-9 anni che è obeso. «La tendenza - chiude Sorrentino - è preoccupante, non solo per lo scarso movimento, ma anche per una cultura del cibo che si sta sempre più perdendo a favore di un modo di alimentarsi internazionale e quindi meno sano. O facciamo passare il messaggio forte e chiaro che muoversi è determinante oppure diventa davvero difficile pensare di poter invertire la rotta».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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