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Omar Di Felice, alimentarsi a -30° Un segreto sta nelle... patatine

Un ciclista di prove endurance che si avventura tra i ghiacci di Capo Nord in sella alla bicicletta per trovare il suo benessere. Ma come si rifornisce il corpo in tali sforzi e a quelle temperature?. Grassi più che carboidrati, ma soprattutto senza dimenticarsi mai di quanto sia importante soddisfare il palato.

di Federico Biffignandi
09 novembre 2019 | 07:34
Omar Di Felice, alimentarsi a -30° 
Un segreto sta nelle... patatine
Omar Di Felice, alimentarsi a -30° 
Un segreto sta nelle... patatine

Omar Di Felice, alimentarsi a -30° Un segreto sta nelle... patatine

Un ciclista di prove endurance che si avventura tra i ghiacci di Capo Nord in sella alla bicicletta per trovare il suo benessere. Ma come si rifornisce il corpo in tali sforzi e a quelle temperature?. Grassi più che carboidrati, ma soprattutto senza dimenticarsi mai di quanto sia importante soddisfare il palato.

di Federico Biffignandi
09 novembre 2019 | 07:34
 

Ci vuole una grande testa, prima di tutto. Ma come sempre, senza la benzina che alimenta le gambe, l’umore, i polmoni, e la testa appunto non si può nemmeno pensare di partire. Vale soprattutto per chi come Omar di Felice ha come obiettivo della sua vita pedalare negli ambienti più ostici del pianeta: tra i ghiacci o nei deserti. Si chiamano “UltraCyclingMan” gli uomini (a volte più simili a dei supereroi perchè affrontano centinaia di chilometri a condizioni atmosferiche proibitive) che praticano questo tipo di sport, che più che uno sport è uno stile di vita e più che uno stile di vita è una necessità. Per Omar Di Felice, romano, 38 anni, è davvero una necessità. Nel suo libro “Pedalando nel silenzio di ghiaccio” (Rizzoli, recentemente presentato al BikeFellas di Bergamo) definisce quel suo essere immerso nel nulla, in sella ad una bicicletta, a -30 gradi “La zona Omar”. Tutti abbiamo (e se non ce l’abbiamo dovremmo cercarla, con urgenza) una nostra “zona Omar” ovvero quella nella quale siamo perfettamente in sintonia con noi stessi e con tutto ciò che ci circonda.

Omar Di Felice durante una delle sue avventure (Omar Di Felice, alimentarsi tra i ghiacci)
Omar Di Felice durante una delle sue avventure

Incontrare dal vivo Omar Di Felice significa comprendere subito che cosa significhi questo concetto: un uomo sereno, né spaccone né alla caccia dei record, né finto modesto né in cerca di successo, ma semplicemente sereno. Il suo curriculum però parla per lui: ha vinto Le Raid Provence Extrême 2014 e 2015 (600 km), il Tour du Mont Blanc 2015 (330 km), l’Ultracycling Dolomitica 2015-2016 (616 km) e l’Italian Endourance 24 Hours Championship 2018, oltre a essersi laureato campione italiano di specialità nel 2015 e 2017. Nel 2018 ha compiuto la traversata del Canada Artico pedalando per circa 1300 km sulla Arctic Highway dopo aver raggiunto Capo Nord e aver attraversato interamente l’Islanda durante l’inverno. Temperature medie che oscillano tra i costanti -10 e i -30.

Omar, la domanda più banale sarebbe “Cosa ti spinge a fare ciò?”, ma la tua risposta sarebbe “la zona Omar” e a noi va benissimo così. Invece ti chiedo: come avviene l’alimentazione in queste tue imprese?
Quando ho l’ammiraglia al seguito cerco di fermarmi ogni due ore, due ore e mezza per integrarmi e scaldarmi. A livello di liquidi ho nella borraccia acqua, oppure bevande calde che possono essere il tè o il caffè. Come cibo invece sono sbilanciato molto sui grassi e quindi barrette di cioccolato, panino con creme spalmabili, bresaola, formaggi e carne salata.

E quando invece sei in solitaria?
Quello è un problema in più oltre a tutto il resto. Quando sono in solitaria devo approfittare dei centri abitati che incontro lungo il percorso e alimentarmi con quello che trovo. A livello di cibi, i valori nutrizionali sono gli stessi, certo con porzioni più abbondanti e calde.

Grassi e proteine nella sua dieta (Omar Di Felice, alimentarsi tra i ghiacci)
Grassi e proteine nella sua dieta

Quanto è complicato?
Molto, perché alcune cose italiane me le porto dall’Italia, ma il resto devo acquistarlo sul posto e non sempre la materia prima che viene venduta nei posti dove vado a pedalare io è all’altezza di quella italiana, spesso è di produzione industriale. Tuttavia si tratta di arrangiarsi, di adattarsi: il mio è uno sport di avventura e tra le qualità che bisogna avere c’è anche questo spirito di adattamento.

Quale è un cibo a cui non puoi proprio rinunciare, anche se sei immerso nei ghiacci e stremato dalla fatica?
Per quanto mi riguarda non devono mai mancare la crema spalmabile alle nocciole (ottima fonte di grassi) e del Parmigiano Reggiano, fondamentale anche a livello salino.

Da quello che dici, sembra che per te ci siano meno restrizioni rispetto a quelle che devono rispettare i ciclisti professionisti…
È vero, ma c’è un motivo. Il freddo polare lo devi combattere con delle scorte di grassi che spesso sono contenute in cibi più gustosi. E poi c’è un fatto mentale; il mio sport è sì fatto di fatica fisica, ma prima di tutto è parte integrante la fatica mentale e questa la si può combattere con il cibo. Io ho bisogno di alimenti che soddisfino il mio palato e quindi la testa. Mi è capitato di “resuscitare” da momenti di profondo sconforto con uno snack gustoso, magari non indicato per una dieta sana, ma che in quel momento era l’unica cosa della quale avevo bisogno. Il mio corpo, così stressato, ha bisogno di alcuni contentini diciamo.

Oltre alla crema spalmabile, ci sono alcuni vizi?
Diciamo che non sono semplici “capricci”, ma vere necessità anche dettate da certe abitudini. Ad esempio, quando gareggio di notte e all’alba sono ancora in sella, la mia testa “chiama” una brioche con la crema e cerco di soddisfare questa voglia/necessità.

Chi fa sport sa che con il freddo bere diventa più complicato perché non si ha la necessità apparente di farlo. Eppure è fondamentale, tu come riesci a trovare questo equilibrio?
Bere a certe temperature rigidissime è ancora più importante del solito perché solo con i liquidi si combatte il rischio di congelamento. Come ho detto prima, ci vuole acqua e le bevande calde oltre a essere utili, danno anche un po’ di piacere e sollievo a livello di calore.

Omar di Felice durante l'ultima presentazione del suo libro (Omar Di Felice, alimentarsi tra i ghiacci)
Omar di Felice durante l'ultima presentazione del suo libro

Durante gli allenamenti invece quale è il tuo regime alimentare?
Né più né meno quello che fanno i professionisti (Omar è stato a inzio carriera nel gruppo dei "pro" ndr.). Seguo un regime alimentare che inizia da una colazione ricca e completa con aggiunte di grassi e proteine per gli allenamenti lunghi. Quando sto in sella molte ore, salto il pranzo e recupero dopo l’allenamento o con un pasto veloce o un gelato oppure con della frutta, yogurt e cereali. A cena mantengo una percentuale di carboidrati bassa, prediligo proteine e grassi perché solo attivando il metabolismo di questi ottengo un rendimento più costante, che è quello di cui ha bisogno un atleta di endurance.

Chi fa sport che richiedono sforzi lunghi sa che il più grande spauracchio è la “crisi di fame”, quel calo di zuccheri improvviso che in sella ad una bicicletta può costringere non solo a fermarsi, ma addirittura dà alla testa. Ti è mai capitato di rimanere vuoto in bicicletta e hai mai fatto qualche “follia” durante una tua avventura dettata da questa condizione?
Eccome, due volte. La prima che mi viene in mente durante una Parigi-Roma. Dopo 3 giorni da solo e mille chilometri di pedalata ho ritrovato l’ammiraglia. Non ne potevo più dei soliti cibi, delle barrette, avevo estremo bisogno di qualcosa di buono. Ho aperto affannosamente il baule dell’auto, mi sono buttato sui viveri che avevano e ho trovato un sacchetto di patatine fritte. Le ho aperte e le ho mangiate tutte. Sono rinate e da quella volta in ogni avventura la mia ammiraglia deve essere dotata di un sacchetto di patatine (ride ndr.). L’altro episodio durante la Transamerica, in solitaria. Avevo bisogno di mangiare, ma non c’erano centri abitati dove potermi fermare. Ne ho trovato uno, dopo 100 km in cui ero in totale riserva, ormai stavo “dando di matto”, ma ho trovato un fast food e… l’ho svuotato».

Anche i supereroi, hanno i loro “vizi” e le loro debolezze. La Kryptonite spaventava Superman, le patatine sono la calamita di Omar nei momenti bui, un po' come gli spinaci per Braccio di Ferro. Per chi lo intervista la tentazione è quella di prendere e partire con lui alla ricerca della propria “zona Omar”.


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