Vuoti di memoria: quando è il caso di preoccuparsi?
Può capitare a tutti di avere dei momenti di “defaillance”, durante i quali ci si dimentica per esempio dove si sono messe le chiavi o il portafoglio. Il neurologo Alberto Albanese ci spiega se e quando preoccuparsi
Dove ho lasciato le chiavi? Ho chiuso la porta di casa? Capita a tutti, di tanto in tanto, di farsi queste domande. Piccoli momenti di “defaillance”, durante i quali ci si dimentica anche delle cose più semplici e quotidiane. È una sensazione comune, che alcune persone rivivono quasi ogni giorno. La domanda però è un'altra: quando è il caso di preoccuparsi di queste dimenticanze?
Lo scopriamo con il professor Alberto Albanese, responsabile di Neurologia in Humanitas, in questo articolo di Humanitas Salute che riportiamo integralmente di seguito.
Vuoti di memoria: perché si verificano?
Viviamo in un periodo stressante, in cui bisogna essere sempre connessi e iper-performanti, spesso sollecitati costantemente da stimoli e informazioni ed è naturale che, in questi contesti, la capacità di ricordare possa fallire.
La memoria è compartimentalizzata, ogni volta le persone sono chiamate a ri-focalizzare l’attenzione su diversi argomenti, e non sempre si riesce a essere rapidi nel focalizzarsi e nel ricordare. Diciamo che, entro certi limiti, questo è normale.
In generale, esistono forme di demenza precoce che possono presentare disturbi come difficoltà di orientamento in luoghi conosciuti, difficoltà nel riconoscimento di persone o nel ricordare cose che dovremmo ricordare senza problemi: questo può destare preoccupazione, ma si tratta di forme rare e solitamente genetiche.
Pertanto, piccoli problemi di memoria in sé non sono preoccupanti, soprattutto perché la memoria può essere esercitata attraverso la pratica (come i cruciverba o la ripetizione di cose, come ad esempio l’imparare le poesie) e imparando a focalizzare la concentrazione.
Anche lo stile di vita, un’alimentazione sana e corretta e l’attività fisica sono importanti. È stato infatti dimostrato che lo stile di vita aumenta le aspettative sulla funzione cognitiva.
Molte persone con poca memoria temono che ci sia un legame tra i problemi di memoria nella loro giovinezza e lo sviluppo di malattie come la demenza o il decadimento cognitivo in età avanzata. D’altra parte, dimenticare dove si mettono le cose, anche quelle usate più spesso, non significa necessariamente lo sviluppo di demenza quando si sarà anziani.
La demenza vascolare, la cui causa è aterosclerotica, passa attraverso la prevenzione dei disturbi circolatori, dell’ipertensione e delle malattie cardiache, quindi della salute generale del corpo.
I consigli di prevenzione
Ecco alcuni consigli per allenare e migliorare la propria memoria:
– mantieni la mente attiva, con esercizi di logica, oppure studiando una lingua straniera, o suonando uno strumento;
– mantieni la pressione arteriosa a livelli inferiori a 120/80 mmHg;
– controlla il colesterolo totale evitando di superare la soglia dei 200 mg/dL;
– controlla la glicemia a digiuno, con valori entro i 100 mg/dL;
– non fumare;
– segui una dieta sana ricca di frutta, verdura, cereali integrali, legumi, pesce e carni magre, prodotti caseari a basso contenuto di grassi, olio extravergine d’oliva;
– evita il sovrappeso e mantieni un indice di massa corporea inferiore a 25 kg/m2;
– fai attività fisica aerobica, come ad esempio camminare, nuotare, andare in bici, per almeno 30 minuti al giorno;
– cerca di garantirti un riposo notturno sufficiente e di qualità adeguata. Dormire almeno 8 ore a notte aiuta anche a migliorare memoria e concentrazione.
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Alberto Lupini
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