Lattosio "insopportabile" per 1 su 2 Ma dall'intolleranza si può guarire
Non tutte le forme di rigetto di questa sostanza sono uguali. Se quella genetica dura tutta la vita, quella cosiddetta transitoria può essere curata. Il primo passo, per i medici, è la disintossicazione
24 luglio 2020 | 13:03
Si stima che oltre il 50% degli italiani, oggi, soffra di intolleranza al lattosio, un disagio che può comportare meteorismo, sensazione di gonfiore, dolori addominali, diarrea o stitichezza. Il lattosio è uno zucchero contenuto nel latte e nei suoi derivati e l’incapacità di digerirlo può insorgere nell’infanzia o sopraggiungere in età adulta. Per chiarire quali sono le cause e quando si può presentare l’intolleranza Federica Furfaro, gastroenterologa di Humanitas è intervenuta in un articolo apparso su Humanitasalute, che vi proponiamo di seguito.
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L’insufficienza dell’enzima lattasi
Il lattosio, zucchero contenuto nel latte e nei suoi derivati, è un disaccaride e cioè uno zucchero composto da due zuccheri più semplici, il galattosio e il glucosio. A livello dell’intestino tenue, per essere correttamente digerito dall’organismo, il lattosio viene diviso nelle sue due componenti primarie dall’enzima lattasi. Tuttavia, se l’enzima lattasi è carente o insufficiente, il lattosio non può essere separato e quindi l’organismo non può digerirlo. Per tale ragione ci sono più livelli di intolleranza al lattosio, livelli che dipendono dalla gravità dell’insufficienza di questo importante enzima.
I tre tipi di intolleranza al lattosio
Le forme riconosciute nelle quali si differenzia l’intolleranza al lattosio sono tre: intolleranza al lattosio genetica primaria, intolleranza al lattosio transitoria e infine l’intolleranza al lattosio definita congenita. Per quanto riguarda la forma genetica primaria essa è determinata dal Dna dell’individuo. In questo caso, a causa di una mutazione, nel codice genetico del paziente è poco presente la parte che permette di produrre in grandi quantità l’enzima lattasi. Nel caso della forma genetica primaria non esiste una cura per l’intolleranza al lattosio ed essa permane per tutta la vita.
Nell’intolleranza al lattosio transitoria, le cause del problema sono esterne e non genetiche. Ad esempio, l’intolleranza al lattosio transitoria può essere determinata da un “trauma” intestinale o dalla celiachia, l’incapacità di metabolizzare il glutine. Come suggerisce anche il nome, si tratta di un problema temporaneo. Una “disintossicazione” dal lattosio può comportare infatti il ritorno alla normalità. L’intolleranza al lattosio congenita è più rara e impedisce completamente di digerire il latte, già da prima dello svezzamento.
Da dove proviene l’intolleranza al lattosio genetica
Si ritiene che l’intolleranza al lattosio genetica sia riconducibile alla neotenia, il fenomeno per il quale gli uomini adulti mantengono caratteristiche fisiologiche tipiche dei bambini. Infatti, per l’uomo delle origini, il latte non era in generale digeribile in età adulta. Con lo stanziarsi in comunità che si basavano sull’allevamento, tuttavia, digerire il latte ha iniziato a rappresentare un vantaggio e vi è stato un adattamento nella capacità di digerire questo zucchero. Questa ipotesi sarebbe confermata anche dalla maggior percentuale di intolleranti al lattosio nel sud del mondo, dove le proteine animali erano, in principio, più reperibili rispetto alle aree fredde dell’Europa. Infatti, dove c’è meno possibilità di mangiare la carne, poter digerire il latte rappresenta un vantaggio più grande.
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Il 50% degli italiani è intollerante al lattosio
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L’insufficienza dell’enzima lattasi
Il lattosio, zucchero contenuto nel latte e nei suoi derivati, è un disaccaride e cioè uno zucchero composto da due zuccheri più semplici, il galattosio e il glucosio. A livello dell’intestino tenue, per essere correttamente digerito dall’organismo, il lattosio viene diviso nelle sue due componenti primarie dall’enzima lattasi. Tuttavia, se l’enzima lattasi è carente o insufficiente, il lattosio non può essere separato e quindi l’organismo non può digerirlo. Per tale ragione ci sono più livelli di intolleranza al lattosio, livelli che dipendono dalla gravità dell’insufficienza di questo importante enzima.
I tre tipi di intolleranza al lattosio
Le forme riconosciute nelle quali si differenzia l’intolleranza al lattosio sono tre: intolleranza al lattosio genetica primaria, intolleranza al lattosio transitoria e infine l’intolleranza al lattosio definita congenita. Per quanto riguarda la forma genetica primaria essa è determinata dal Dna dell’individuo. In questo caso, a causa di una mutazione, nel codice genetico del paziente è poco presente la parte che permette di produrre in grandi quantità l’enzima lattasi. Nel caso della forma genetica primaria non esiste una cura per l’intolleranza al lattosio ed essa permane per tutta la vita.
Nell’intolleranza al lattosio transitoria, le cause del problema sono esterne e non genetiche. Ad esempio, l’intolleranza al lattosio transitoria può essere determinata da un “trauma” intestinale o dalla celiachia, l’incapacità di metabolizzare il glutine. Come suggerisce anche il nome, si tratta di un problema temporaneo. Una “disintossicazione” dal lattosio può comportare infatti il ritorno alla normalità. L’intolleranza al lattosio congenita è più rara e impedisce completamente di digerire il latte, già da prima dello svezzamento.
Da dove proviene l’intolleranza al lattosio genetica
Si ritiene che l’intolleranza al lattosio genetica sia riconducibile alla neotenia, il fenomeno per il quale gli uomini adulti mantengono caratteristiche fisiologiche tipiche dei bambini. Infatti, per l’uomo delle origini, il latte non era in generale digeribile in età adulta. Con lo stanziarsi in comunità che si basavano sull’allevamento, tuttavia, digerire il latte ha iniziato a rappresentare un vantaggio e vi è stato un adattamento nella capacità di digerire questo zucchero. Questa ipotesi sarebbe confermata anche dalla maggior percentuale di intolleranti al lattosio nel sud del mondo, dove le proteine animali erano, in principio, più reperibili rispetto alle aree fredde dell’Europa. Infatti, dove c’è meno possibilità di mangiare la carne, poter digerire il latte rappresenta un vantaggio più grande.
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