Latte, amico o nemico della salute? Nel dubbio sostituirlo con mandorle e soia
14 febbraio 2017 | 14:26
Per molti è stato il primo alimento da quando si è venuti al mondo, sicuramente è uno dei più apprezzati e diffusi. Stiamo parlando del latte e dei prodotti che derivano da esso i cui valori nutrizionali e le caratteristiche sono spesso oggetto di discussione tra gli esperti tra chi ne attribuisce una sfilza di aspetti positivi per la salute e chi invece ne evidenzia altrettanti di negativi. In un articolo pubblicato su lastampa.it a firma di Daniele Banfi, che qui riportiamo integralmente, si prova a fare un po’ di chiarezza circa questo argomento.
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Il latte è uno degli alimenti considerati più completi dal punto di vista nutrizionale. Proteine, zuccheri, lipidi, vitamine e sali minerali non mancano. Eppure salvo alcuni casi particolari in cui questo alimento non è indicato sul web e in televisione è facile trovare presunti esperti che indicano nei latticini la causa di molte patologie. Come sempre, quando si tratta di questioni scientifiche, è opportuno approfondire in maniera dettagliata evitando di semplificare erroneamente.
Una delle principali critiche che vengono mosse ai latticini è quella della loro presunta capacità di indurre lo sviluppo di alcuni tumori. Un’affermazione che non trova riscontro scientifico. Anzi, alcuni studi sembrerebbero dimostrare l’opposto indicando il latte quale alimento in grado di prevenire il tumore della vescica e il tumore del colon-retto. Ad affermarlo è la rivista Annals of Oncology. Un effetto che sembrerebbe essere strettamente legato alla presenza dello ione calcio. Quest’ultimo è in grado di legarsi ad alcuni fattori infiammatori mettendoli così “fuori gioco”.
Ma se per prostata e colon il latte sembrerebbe protettivo, il discorso cambia quando si parla di tumore al seno. Attenzione però a fare confusione: la prudenza nel consumo di latticini è raccomandata in chi è già stato colpito da questa forma tumorale. Alcuni studi dimostrerebbero infatti che il rischio di ritorno della malattia è maggiore all’aumentare del consumo di latte e derivati. L’effetto sembrerebbe dovuto alla presenza di elevati livelli di estrogeni. Ecco perché, in via del tutto precauzionale, gli oncologi sconsigliano o quantomeno indicano di limitare il consumo di questi alimenti.
Discorso ancora diverso per il tumore alla prostata. In questo caso gli studi a riguardo sono ancora contrastanti. Secondo un’analisi pubblicata sull’American Journal of Epidemiology il rischio di tumore della prostata aumenterebbe se si assumono alte dosi di calcio. Più precisamente un quantitativo pari a due grammi giornalieri, una quantità davvero elevata se si pensa che il quantitativo è contenuto in due litri di latte o 80-100 grammi di Grana/Parmigiano. Un altro argomento che si presta ad interpretazioni è il presunto effetto protettivo del latte nei confronti dell’osteoporosi, la malattia causata dall’indebolimento delle ossa per la progressiva perdita di calcio.
Prevenirla aumentando il consumo di latticini non sembrerebbe però la giusta strada: recenti studi hanno confrontato i tassi di fratture ossee in uomini e donne in relazione anche al consumo di latte, yogurt e formaggi. Dai risultati emerge chiaramente che il rischio di andare incontro a fratture è del tutto simile sia tra gli assidui consumatori sia tra quelli che assumono saltuariamente latte e derivati. Questo perché, come sta sempre più emergendo, l’osteoporosi è una malattia multifattoriale dove ad essere implicati nello sviluppo sono diversi fattori quali, ad esempio, menopausa, alterato assorbimento intestinale e consumo di alcuni farmaci.
Le linee guida internazionali a tal proposito parlano chiaro: nella popolazione adulta la quantità giornaliera consigliata è di 250-375 millilitri di latte (corrispondenti a poco meno di due tazze). A queste è possibile aggiungere, dalle due alle tre volte a settimana, una porzione di formaggio (50 grammi se stagionato, 100 grammi quando è fresco). Non dimentichiamoci però che l’alternativa, in particolare per quanto riguarda l’apporto di calcio, c’è eccome: cavoli, verdure a foglia verde, mandorle, semi di soia e noci rappresentano fonti altrettanto valide.
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Il latte è uno degli alimenti considerati più completi dal punto di vista nutrizionale. Proteine, zuccheri, lipidi, vitamine e sali minerali non mancano. Eppure salvo alcuni casi particolari in cui questo alimento non è indicato sul web e in televisione è facile trovare presunti esperti che indicano nei latticini la causa di molte patologie. Come sempre, quando si tratta di questioni scientifiche, è opportuno approfondire in maniera dettagliata evitando di semplificare erroneamente.
Una delle principali critiche che vengono mosse ai latticini è quella della loro presunta capacità di indurre lo sviluppo di alcuni tumori. Un’affermazione che non trova riscontro scientifico. Anzi, alcuni studi sembrerebbero dimostrare l’opposto indicando il latte quale alimento in grado di prevenire il tumore della vescica e il tumore del colon-retto. Ad affermarlo è la rivista Annals of Oncology. Un effetto che sembrerebbe essere strettamente legato alla presenza dello ione calcio. Quest’ultimo è in grado di legarsi ad alcuni fattori infiammatori mettendoli così “fuori gioco”.
Ma se per prostata e colon il latte sembrerebbe protettivo, il discorso cambia quando si parla di tumore al seno. Attenzione però a fare confusione: la prudenza nel consumo di latticini è raccomandata in chi è già stato colpito da questa forma tumorale. Alcuni studi dimostrerebbero infatti che il rischio di ritorno della malattia è maggiore all’aumentare del consumo di latte e derivati. L’effetto sembrerebbe dovuto alla presenza di elevati livelli di estrogeni. Ecco perché, in via del tutto precauzionale, gli oncologi sconsigliano o quantomeno indicano di limitare il consumo di questi alimenti.
Discorso ancora diverso per il tumore alla prostata. In questo caso gli studi a riguardo sono ancora contrastanti. Secondo un’analisi pubblicata sull’American Journal of Epidemiology il rischio di tumore della prostata aumenterebbe se si assumono alte dosi di calcio. Più precisamente un quantitativo pari a due grammi giornalieri, una quantità davvero elevata se si pensa che il quantitativo è contenuto in due litri di latte o 80-100 grammi di Grana/Parmigiano. Un altro argomento che si presta ad interpretazioni è il presunto effetto protettivo del latte nei confronti dell’osteoporosi, la malattia causata dall’indebolimento delle ossa per la progressiva perdita di calcio.
Prevenirla aumentando il consumo di latticini non sembrerebbe però la giusta strada: recenti studi hanno confrontato i tassi di fratture ossee in uomini e donne in relazione anche al consumo di latte, yogurt e formaggi. Dai risultati emerge chiaramente che il rischio di andare incontro a fratture è del tutto simile sia tra gli assidui consumatori sia tra quelli che assumono saltuariamente latte e derivati. Questo perché, come sta sempre più emergendo, l’osteoporosi è una malattia multifattoriale dove ad essere implicati nello sviluppo sono diversi fattori quali, ad esempio, menopausa, alterato assorbimento intestinale e consumo di alcuni farmaci.
Le linee guida internazionali a tal proposito parlano chiaro: nella popolazione adulta la quantità giornaliera consigliata è di 250-375 millilitri di latte (corrispondenti a poco meno di due tazze). A queste è possibile aggiungere, dalle due alle tre volte a settimana, una porzione di formaggio (50 grammi se stagionato, 100 grammi quando è fresco). Non dimentichiamoci però che l’alternativa, in particolare per quanto riguarda l’apporto di calcio, c’è eccome: cavoli, verdure a foglia verde, mandorle, semi di soia e noci rappresentano fonti altrettanto valide.
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Alberto Lupini
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