Intolleranze alimentari, uno su 4 è convinto di averne senza diagnosi

Sono tante le cause che possono portare a sviluppare un rapporto problematico con il cibo. Un italiano su 4 è convinto di essere intollerante a qualcosa, intraprendendo senza alcun motivo fondato una dieta restrittiva

01 aprile 2019 | 10:39
Con il risultato che il problema di partenza non solo non si risolve, ma può addirittura peggiorare, con l’aggravamento di altre problematiche dovute a una dieta non bilanciata. Ne ha parlato Paoletta Preatoni, gastroenterologa di Humanitas in un articolo di Humanitasalute, che riportiamo di seguito.





Privarsi di intere categorie di alimenti, per via di una sospetta intolleranza che non è mai stata diagnosticata porta a carenze di vitamine o altri micronutrienti che, nelle forme più severe, possono sfociare in anemia, fragilità ossea, atrofie muscolari e altri problemi fisici.

La disinformazione porta però le persone a prendere di mira determinati alimenti, che vengono così totalmente esclusi dalla dieta. «Diagnosticare le intolleranze è esclusivo compito del medico – ha detto la specialista di Humanitas, spiegando che come negli ultimi anni sia cresciuto un pericoloso fai da te in questo settore - i sintomi infatti possono variare da persona a persona e devono quindi essere chiariti da ben precisi test diagnostici».

Le uniche intolleranze che oggi la medicina riconosce sono quelle al lattosio e al glutine (da cui la diagnosi di celiachia). Tutto il resto riguarda condizioni non patologiche in cui il confine è sottile e necessita perciò di una valutazione ad hoc. «È importante innanzitutto distinguere le intolleranze da celiachia dalle allergie - ha tenuto a sottolineare la dottoressa - In queste ultime, infatti, il sistema immunitario scambia una sostanza del tutto innocua per un pericoloso aggressore, stimolando la produzione di specifici anticorpi, le immunoglobuline soprattutto della classe

IgA per la celiachia e IgE per le allergie, allo scopo di neutralizzarla».
Nelle intolleranze invece il meccanismo è differente: le difese immunitarie non vengono coinvolte ma è il corpo a manifestare un’ipersensibilità verso un alimento, di solito per la mancanza o la scarsità di alcuni enzimi digestivi. Si va da reazioni cutanee come prurito o gonfiore a disturbi gastrointestinali come nausea, diarrea, stipsi e coliche gassose. Ma anche crampi, affaticamento cronico, mal di testa e infezioni ricorrenti alla vescica.

Se nel caso dell’allergia la reazione è violenta e subitanea, nelle intolleranze i sintomi si possono sviluppare anche alcuni giorni dopo. Ne soffre il 56% degli italiani. Nell’intolleranza al lattosio il problema è la difficoltà del corpo a metabolizzare gli zuccheri del latte. Il rimedio è bere latte senza lattosio, mentre di solito sono ben tollerati yogurt e formaggi stagionati. La diagnosi si fa attraverso il “breath test”, un esame non invasivo che analizza un campione di aria aspirata dal soggetto.
 
Il glutine è una sostanza proteica che si trova all’interno del frumento. In alcune persone, geneticamente predisposte, il glutine scatena una reazione avversa, procurando una infiammazione cronica della mucosa intestinale. Per la diagnosi gli unici affidabili sono i test sierologici che analizzano il sangue per rintracciare la presenza di anticorpi specifici della malattia.

«È importante la diagnosi di questa malattia non solo perché provoca disturbi piuttosto ingenti - ha spiegato la dottoressa - ma anche perché il consumo di glutine da parte dei soggetti che non lo tollerano alla lunga porta ad un malassorbimento di vitamine e nutrienti essenziali all’organismo». D’altro canto è essenziale che, prima di eliminare il glutine, ci sia una precisa diagnosi da parte di uno specialista. Scegliere prodotti gluten-free, anche da parte di soggetti sani, è infatti errato e contrario ai principi della sana alimentazione. Questi prodotti sono infatti spesso deprivati di molti nutrienti e sono più ricchi di grassi.


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Alberto Lupini


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