Ecco come il cibo influenza le nostre emozioni

Aspetti biologici e psicologici si incontrano e si intrecciano a tavola a partire dall'infanzia. La fame rientra nei bisogni fondamentali dell’uomo. L’appetito invece, risponde al desiderio di appagamento

30 novembre 2024 | 09:29

Cibo ed emozioni, quale relazione? È sulla linea di confine tra la cucina, uno studio di psicologia e uno di dietologia che si delinea l’annosa questione circa il rapporto tra psiche e fame. Pare rimanere ancora sospesa la domanda che ciclicamente torna: esiste un legame tale per cui certi atteggiamenti inerenti alla psicologia possono determinare scelte alimentari? Come il cibo influenza le nostre emozioni? Cercano di fare chiarezza le specialiste di Humanitas Mater Domini: la psicologa Pamela Franchi, Ambulatorio di Psicologia, e la dietologa Laura Carabelli, Ambulatorio di Dietologia in un articolo di Humanitas Salute che pubblichiamo.


Fame ed emozioni: coppia perfetta?

«La fame - chiarisce la dottoressa Carabelli - rientra nei bisogni fondamentali dell’uomo. L’appetito invece, risponde al desiderio del soggetto di raggiungere un appagamento ed è influenzato da molteplici fattori». Tra i numerosi elementi che influiscono sulle nostre scelte culinarie si annoverano la golosità, le preferenze etiche (in favore di una dieta ad esempio vegetariana o vegana), l’estetica dell’impiattamento, la passione per il “mangiar sano” e, ultimo ma non per importanza, lo stress.


Aggiungi un posto a tavola che c’è un’emozione in più

Aspetti biologici e psicologici si incontrano e si intrecciano: «Il sistema nervoso centrale - spiega la psicologa Franchi - ha un ruolo fondamentale nella scelta della dieta e risponde ad una precisa richiesta del nostro sistema neuroendocrino. Semplificando, mangiare certi cibi sollecita la produzione di alcuni ormoni con effetti specifici sulla nostra psiche, migliorando ad esempio l’umore». Esiste per tanto un fondo di verità nel detto popolare “l’appetito vien mangiando”.


Il primo cibo non si scorda mai

Il cibo è un’esperienza emotiva primaria: non è un caso che la fondamentale relazione mamma-bambino sia mediata dal nutrimento. Nell’allattamento, la madre soddisfa nel piccolo una fame che non è solo di latte ma anche di attenzioni. Porgere il seno al neonato implica, in effetti, dedicargli tempo, cure e coccole.


Intuiamo da ciò che la nostra educazione alimentare è erede dell’imprinting infantile: comprendiamo quindi che i minacciosi “a letto senza cena” e gli allettanti “se obbedisci avrai una caramella” non sono certo stimoli neutri e che ci condizioneranno da adulti nel nostro rapporto con il cibo.


Pane e stress: la dieta dei nostri tempi

Il cibo, linfa del corpo, è anch’esso vittima del nostro stile di vita frenetico. Sono ormai dimenticati le sane abitudini di una volta ed il rispetto dei salutari ritmi biologici? Ecco spiegato lo stravolgimento della logica dei pasti: saltiamo la colazione, ci concediamo un pranzo frettoloso e scarno, per ritrovarci famelici all’ora di cena.


«Affrontare così i pasti – precisa la dietologa – ha delle ripercussioni fisiologiche niente affatto trascurabili: i neurotrasmettitori della sazietà (come la grelina, liberata dallo stomaco in seguito a distensione gastrica) cessano infatti di funzionare correttamente, determinando lo strano paradosso per cui più si mangia, più si ingrassa, più si è affamati e denutriti. Le abbuffate a base di cibi pronti e junk food (scadenti a livello nutrizionale poiché poveri di carboidrati, proteine, e vitamine) creano vere e proprie dipendenze, oltre a favorire sovrappeso e obesità con i loro grassi e zuccheri».


Appellandoci alla saggezza di Ippocrate, secondo cui “siamo ciò che mangiamo”, è bene recuperare una dieta sana, equilibrata e varia, ricca di frutta e verdura, per un pieno di vitamine, sali minerali, bioflavonoidi e antiossidanti. E così la salute sarà servita!

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Alberto Lupini


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