Depressione e ansia, meno farmaci con sole e natura

Lo studio di Anu Turunen dell'istituto finlandese di salute e Welfare, a Kuopio: passeggiare all'aria aperta, meglio se immersi nella natura, riduce la necessità di medicine per curare queste malattie

21 gennaio 2023 | 07:30

Sole e natura, medicine preziose per proteggersi dalle malattie e ed essere anche più felici. Le passeggiate all'aria aperta, meglio se in  un parco o in sentiero nel bosco ridurrebbe l'uso di farmaci per combattere malattie come la depressione e l'ansia, e avrebbe effetti benefici anche su ipertensione e asma. Secondo uno studio condotto da Anu Turunen, dell'istituto finlandese di salute e Welfare, a Kuopio e pubblicato sulla rivista Occupational & Environmental Medicine gli effetti positivi sarebbero trasversali sulle persone.

Lo studio

I ricercatori si sono basati sulle risposte di 16.000 residenti di Helsinki, Espoo e Vantaa, raccogliendo informazioni su come gli abitanti delle città, di almeno 25 anni, vivono gli spazi verdi e blu residenziali nel raggio di 1 km da casa. Agli intervistati è stato anche chiesto di riferire l'uso di farmaci prescritti - farmaci per l'ansia, l'insonnia e la depressione, ovvero gli psicofarmaci; medicinali per l'ipertensione e l'asma.

 

È stato anche chiesto loro quanto spesso hanno trascorso del tempo o fatto attività fisica all'aperto, in spazi verdi e se dalle finestre di casa potessero vedere spazi verdi o blu e, in caso affermativo, con quale frequenza li osservassero. L'analisi ha dimostrato che solo la frequenza delle visite agli spazi verdi aveva effetti positivi riducendo la prescrizione dei farmaci: rispetto a meno di una visita settimanale, le visite 3-4 volte a settimana si associano a una riduzione del 33% delle probabilità di usare psicofarmaci, del 36% delle probabilità di usare farmaci per la pressione alta e del 26% delle probabilità di usare farmaci per l'asma.

L'inverno periodo difficile

Le stagioni fredde per alcune persone rappresentano un periodo di umore altalenante, con tanti momenti grigi e spesso stati di tristezza persistente e talvolta apparentemente immotivati. Uno stato che si acuisce ancor di più nel mese di gennaio è un periodo particolarmente delicato, specie perché dopo aver concluso le feste natalizie, è comune provare un senso di malessere generale, che può fungere da campanello d’allarme della depressione invernale.

La depressione invernale, chiamata anche Winter Blues, è considerata un vero e proprio disturbo affettivo stagionale, e a partire dagli anni ‘90 è stato identificato con sintomi e diagnosi specifica.

«Il Winter Blues – spiega il dottor Francesco Cuniberti, psichiatra del Centro per i disturbi d’ansia e di panico di Humanitas San Pio X - chiamato anche Seasonal Affective Disorder, la cui sigla forma la parola SAD, che in inglese significa “triste”, o anche Disturbo Affettivo Stagionale, insorge nel periodo in cui le ore di luce sono inferiori rispetto a qualsiasi altro periodo dell’anno, e con specifici sintomi. La depressione invernale comporta tutta una serie di conseguenze. A partire da un abbassamento del tono dell’umore, una sorta di sensazione di tristezza diffusa, che negli anni ‘90 venne collegata all’influenza della luce sul sistema circadiano umano, attraverso la una disregolazione della produzione di melatonina e di altri fattori neurotrofici» conclude Cuniberti.

Come dimostrano numerosi studi e trial clinici, invece, uscire alla luce del sole, fare una passeggiata – non necessariamente ogni giorno -, oppure sottoporsi a vere e proprie sedute di light-therapy, ovvero terapia della luce con lampade a luce bianca usate secondo le indicazioni dello specialista, sono tutte azioni che aiutano a ritrovare non solo il ritmo circadiano (e quindi a dormire meglio, nè troppo nè troppo poco), ma anche a rimodulare le funzioni ormonali alterate dalla riduzione delle ore di luce invernali con impatto positivo sull’umore e sulle energie psicofisiche.

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Alberto Lupini


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