Il cellulare può provocare dolori alle mani
Ogni giorno, per parecchie ore, digitiamo, clicchiamo e scorriamo con le dita sullo schermo. Azioni frequenti che, però, hanno aumentato il carico di lavoro delle nostre mani. Ecco alcuni esercizi utili
Troppo smartphone e laptop non famale soltanto alla vista, ma anche alle mani: ogni giorno, per parecchie ore, digitiamo, clicchiamo e scorriamo con le dita sullo schermo. Azioni frequenti che, però, hanno aumentato il carico di lavoro delle nostre mani.
Le mani sono, infatti, fondamentali per svolgere le azioni quotidiane, anche le più banali. Quando sono doloranti, risulta difficile aprire un barattolo, stringere il pugno, lavarsi i denti, scrivere. Il loro eccessivo utilizzo è causato, anche, dalla presenza costante, nella nostra giornata, di smartphone e laptop.
Alla lunga, il dolore può diventare patologia, come la sindrome del tunnel carpale o il dito a scatto; a volte il riposo, alcuni esercizi appositi e i tutori possono essere sufficienti ad arginare il problema, altre volte è invece necessario rivolgersi a un chirurgo.
In caso di primi sintomi e fastidi alla mano, Giorgio Pivato, responsabile di Chirurgia della mano e microchirurgia ricostruttiva di Humanitas, in un articolo apparso su Humanitas Salute che pubblichiamo, propone alcuni suggerimenti e semplici esercizi, che possono aiutare, se eseguiti correttamente, ad alleviare il dolore e a migliorare la propria condizione.
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Impacchi utili
Un semplice impacco d’acqua calda sull’area dolorante può dare un miglioramento quasi istantaneo. È sufficiente appoggiare un asciugamano caldo sulle mani e lasciare agire il calore, che può aiutare a rilassare i muscoli e ad allungare i tendini.
Se il dolore è acuto, e persiste da più di una settimana, meglio optare per impacchi di acqua fredda, perché il calore potrebbe causare gonfiore e portare a un dolore ancora maggiore.
La rotazione del polso
Una semplice rotazione del polso è un ottimo modo per fare stretching prima di mettersi al lavoro, magari con il laptop. Basta allungare il braccio davanti a sé, con il palmo rivolto verso l’alto.
Con lentezza, si puntano le dita verso il basso finché non si sentirà un allungamento del polso. Usando l’altra mano, si può spingere delicatamente la mano verso il basso. La posizione va mantenuta per 3-5 secondi. Lo stesso esercizio si può poi eseguire con il palmo verso l’alto.
Mano tesa
Allungare il braccio su una superficie rigida e permettere alla mano di estendersi all’indietro provoca un allungamento dei muscoli e tendini. Per completare l’esercizio, bisogna spingere leggermente la mano all’indietro, verso il polso.
La preghiera
L’esercizio consiste nell’unire le mani nel gesto tipico della preghiera. Una volta giunte, si spingono leggermente i polsi verso il basso, per qualche secondo. Anche questo esercizio consente di allungare i tendini e rilassare il polso.
Il pollice
L’esercizio è molto semplice: a mano aperta, si stringe il pollice con l’altra mano. Si tira delicatamente il dito all’indietro, come a volerlo allontanare dalla mano, e si mantiene la posizione per circa 25 secondi. La stessa cosa si ripeterà, poi, sull’altro pollice.
Opposizione delle dita
L’esercizio consiste nel far toccare ogni dito, dall’indice al mignolo, con il pollice. All’inizio bisognerà muoversi lentamente, poi sempre con più rapidità, fino a quando il movimento e la coordinazione miglioreranno.
In commercio esistono tante palline da utilizzare per fare esercizi e migliorare la prestazione di mano e dita. Proponiamo un esercizio che necessita di una pallina da tennis: una volta posizionati in ginocchio sul pavimento, si mette la pallina sotto una mano. Si esercita poi una leggera pressione e si fa roteare la palla lungo il palmo. Dopo un minuto circa, si ripete la stessa cosa con l’altra mano.
Se il disturbo a dita e mano è ormai presente, come risolverlo?
Deve essere valutato il tipo di disturbo, e per fare questo è necessario rivolgersi a uno specialista, il chirurgo della mano. Dal punto di vista diagnostico vengono utilizzati vari esami strumentali, come la radiografia, l’ecografia, o l’elettromiografia.
Si possono prescrivere trattamenti con farmaci neurotrofici, terapie come ultrasuoni o l’utilizzo di tutori. Se questi trattamenti non funzionano, bisogna procedere con interventi di chirurgia mini-invasiva.
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Alberto Lupini
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