Le cause del sonnambulismo Colpiti soprattutto i bambini
Si tratta di un disturbo del sonno di natura benigna e a risoluzione spontanea, che si presenta tipicamente durante la prima parte della notte e quindi entro le prime due ore dall’addormentamento
10 dicembre 2019 | 12:31
È classificato come parasonnia del sonno non-Rem e Colpisce solitamente i bambini fra i 4 e gli 8 anni. Più raramente si presenta o si prolunga in età adulta con una prevalenza pari a solo il 2%. Parliamo del sonnambulismo: ne ha parlato il neurologo Vincenzo Tullo, Responsabile dell’ambulatorio delle cefalee e dei disturbi del sonno di Humanitas, in un articolo apparso su Humanitasalute, che vi riportiamo di seguito.
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Il soggetto sonnambulo (dal latino somnus sonno e ambulare camminare) presenta complessi automatismi comportamentali come alzarsi dal letto e camminare, toccare le coperte e il cuscino, rifare il letto, suonare uno strumento musicale, pulire la casa, mangiare, vestirsi, spogliarsi, urlare, gridare. Il paziente non è cosciente e quindi bisogna stare attenti ai comportamenti che compie durante gli episodi perché potrebbe farsi e fare del male.
La durata degli episodi è in genere meno di 15-20 minuti. Il paziente ha gli occhi aperti o semiaperti ed è difficile risvegliarlo - se risvegliato si trova in uno stato confusionale e può reagire in modo brusco nei confronti di chi gli sta vicino. È opportuno quindi non svegliarlo. La cosa migliore è guidarli dolcemente e riportarli nel loro letto e assicurarsi che non corrano pericoli. Il paziente non conserva memoria di ciò che gli è successo.
Spesso il disturbo è familiare-genetico: circa la metà delle persone con sonnambulismo ha almeno un familiare che ha presentato gli stessi sintomi in passato. Altre cause sono: lo stress emotivo, i ritmi sonno veglia irregolari, l’alcool e le droghe; le infezioni e febbre alta perché aumentano la quantità di sonno profondo (fase in cui si presentano gli episodi); l’assunzione di alcuni farmaci come sedativi-ipnotici (che promuovono il rilassamento o il sonno), neurolettici (usati per curare la psicosi) e stimolanti; le apnee ostruttive del sonno (una condizione in cui si smette di respirare per un breve periodo durante il sonno); i disturbi psichiatrici.
Il sonnambulismo è un disturbo benigno che generalmente si risolve da solo. Bisogna adottare accorgimenti in casa per garantire la sicurezza del soggetto. Bisogna favorire un ritmo sonno veglia regolare, evitare la deprivazione di sonno, adottare tecniche di rilassamento o eventualmente considerare la psicoterapia e la terapia comportamentale. Utile uno stile di vita sano. Una strategia terapeutica consiste nel risvegliare il bambino prima dell’orario in cui di solito si verificano gli episodi e, in seguito, predisporlo nuovamente a dormire. La farmacoterapia è consigliata solo in casi con sintomatologia importante e persistente con antidepressivi, ansiolitici, neuromodulatori.
Un consulto medico specialistico è indicato soprattutto se gli episodi hanno una frequenza plurisettimanale, se si verificano più volte durante la notte e se il bambino presenta anche enuresi o appare particolarmente ansioso o agitato.
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I più colpiti sono i bambini tra i 4 e gli 8 anni
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Il soggetto sonnambulo (dal latino somnus sonno e ambulare camminare) presenta complessi automatismi comportamentali come alzarsi dal letto e camminare, toccare le coperte e il cuscino, rifare il letto, suonare uno strumento musicale, pulire la casa, mangiare, vestirsi, spogliarsi, urlare, gridare. Il paziente non è cosciente e quindi bisogna stare attenti ai comportamenti che compie durante gli episodi perché potrebbe farsi e fare del male.
La durata degli episodi è in genere meno di 15-20 minuti. Il paziente ha gli occhi aperti o semiaperti ed è difficile risvegliarlo - se risvegliato si trova in uno stato confusionale e può reagire in modo brusco nei confronti di chi gli sta vicino. È opportuno quindi non svegliarlo. La cosa migliore è guidarli dolcemente e riportarli nel loro letto e assicurarsi che non corrano pericoli. Il paziente non conserva memoria di ciò che gli è successo.
Spesso il disturbo è familiare-genetico: circa la metà delle persone con sonnambulismo ha almeno un familiare che ha presentato gli stessi sintomi in passato. Altre cause sono: lo stress emotivo, i ritmi sonno veglia irregolari, l’alcool e le droghe; le infezioni e febbre alta perché aumentano la quantità di sonno profondo (fase in cui si presentano gli episodi); l’assunzione di alcuni farmaci come sedativi-ipnotici (che promuovono il rilassamento o il sonno), neurolettici (usati per curare la psicosi) e stimolanti; le apnee ostruttive del sonno (una condizione in cui si smette di respirare per un breve periodo durante il sonno); i disturbi psichiatrici.
Il sonnambulismo è un disturbo benigno che generalmente si risolve da solo. Bisogna adottare accorgimenti in casa per garantire la sicurezza del soggetto. Bisogna favorire un ritmo sonno veglia regolare, evitare la deprivazione di sonno, adottare tecniche di rilassamento o eventualmente considerare la psicoterapia e la terapia comportamentale. Utile uno stile di vita sano. Una strategia terapeutica consiste nel risvegliare il bambino prima dell’orario in cui di solito si verificano gli episodi e, in seguito, predisporlo nuovamente a dormire. La farmacoterapia è consigliata solo in casi con sintomatologia importante e persistente con antidepressivi, ansiolitici, neuromodulatori.
Un consulto medico specialistico è indicato soprattutto se gli episodi hanno una frequenza plurisettimanale, se si verificano più volte durante la notte e se il bambino presenta anche enuresi o appare particolarmente ansioso o agitato.
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