Secondo quanto emerge da una recente ricerca contenuta nei progetti "Minisal-Gircsi" e "Meno sale più salute" del Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ccm), il consumo quotidiano medio di sale tra la popolazione italiana è pari negli uomini a 10,9 g e nelle donne a 8,6 g. Questi valori sono stati raccolti in quindici Regioni italiane e sono ben oltre l'apporto di sodio raccomandato dall'Organizzazione mondiale della sanità e dai Larn (Livelli di assunzione di riferimento di nutrienti), cioè di 5 g al giorno, rappresentando così una preoccupazione in quanto un uso eccessivo di questa sostanza può portare a sviluppare patologie come l'ipertensione arteriosa, che si può poi tramutare in ictus, aneurismi, infarti e insufficienze cardiache. In seguito a queste ricerche, il Wassh (World action on salt, sugar and health) ha annunciato l'istituzione della Settimana mondiale per la riduzione del consumo di sale.
Cinque grammi di sale al giorno: il limite da non superare per stare bene
Troppo sale nella dieta? Ecco come ridurlo e vivere meglio
Ma in che modo si può diminuire il consumo di sale attraverso delle buone abitudini alimentari? «La principale fonte di assunzione del sodio nella dieta italiana è data dal cloruro di sodio (sale), aggiunto nei prodotti trasformati di tipo artigianale, industriale o della ristorazione collettiva (almeno il 50% dell'assunzione totale) e poi da quello aggiunto in cucina e/o a tavola (circa il 35%). I cereali e derivati, in primo luogo pane, pizza e altri prodotti da forno, rappresentano una delle fonti più rilevanti di sodio aggiunto nei prodotti trasformati. Elevate quote derivano anche dai gruppi carne/uova/pesce (31%) e latte e derivati (21%), sempre a causa del sale aggiunto rispettivamente nelle carni e nei prodotti del mare conservati e ancor più nei formaggi» afferma la dotoressa Ilenia Grieco, biologa nutrizionista e founder del metodo Private Nutritionist, un nuovo approccio nutrizionale che mira a creare percorsi tailor made e quotidianamente dedicati.
Ecco perché la Dieta mediterranea è povera di sodio
Una dieta ricca di frutta, verdura e legumi freschi, su cui si basa il modello della Dieta mediterranea, implica un minor consumo complessivo di sale a patto di evitare il consumo frequente di formaggi stagionati e di insaccati, così come di carne, pesce e altri alimenti in scatola. Inoltre è preferibile consumare pane povero di sale e non aggiungere sale a tavola, riservando al massimo l'uso in cucina e preferendo in ogni caso il sale iodato.
Nella quotidianità può anche essere utile adottare i seguenti comportamenti:
- Acquistare alimenti poco salati;
- Controllaresempre le etichette anche delle acque minerali;
- Ridurreil consumo di piatti industriali (ad esempio sughi pronti, cibo in scatola e piatti pronti);
- Insaporirei cibi con spezie ed erbe aromatiche;
- Mettere a tavola solo olio e aceto;
- Aggiungere meno sale alle ricette:pasta e riso possono essere cotti in acqua poco salata mentre bistecche, pesce, pollo e verdure o patate anche fritte possono essere preparati con meno sale o addirittura senza;
- Latte e yogurt possono essere una buona fonte di calcio con pochissimo sale;
- Preferire i formaggi freschia quelli stagionati.
Di quanto sale abbiamo bisogno giornalmente?
Le quantità di sale che servono al nostro organismo sono assicurate dal contenuto presente nei cibi:
- 1-3 anni: 2.2 gr/die;
- 4-6 anni: 3.0 gr/die;
- 7-10 anni: 3.7 gr/die;
- Più di 10 anni: 5.0 gr/die;
- Dai 60 anni: 4.0 gr/die.
«L'impegno individuale deve essere accompagnato da una strategia globale che richiede, a livello nazionale e internazionale, la collaborazione dell'industria alimentare e la sensibilizzazione della popolazione attraverso campagne pubblicitarie. È necessario che i produttori di alimenti trasformati riducano il contenuto di sodio dei loro prodotti, seguendo le ripetute indicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità e indichino, in modo chiaro, sulle etichette nutrizionali, se il prodotto è a più basso o più alto contenuto di sodio. Questa strategia è già stata applicata e ha prodotto iniziali risultati tangibili in numerosi Paesi, ma deve ha la necessità di essere coniugata con la lotta contro l'obesità infantile, l'abuso di zuccheri e l'improprio consumo di alcol, secondo lo spirito del programma "Guadagnare salute", promosso dal ministero della Salute nel 2007 e tuttora operativo» conclude la dottoressa Grieco.