Allergie da pollini non fa rima solo con primavera. Anche d’autunno starnuti e occhi arrossati possono infastidire i soggetti sensibili. E non solo per colpa dei pollini che tradizionalmente insidiano gli allergici dopo l’estate, ma anche per i cambiamenti climatici che possono far saltare gli equilibri del calendario dei pollini. Per non parlare di muffe e spore che possono arrivare anche ai primi freddi della vigilia dell’inverno. Con quali conseguenze sulla salute? Innanzitutto, un peggioramento della qualità dell’aria in città, con accumulo di polveri sottili e sostanze inquinanti, e poi un rimescolamento di carte nella diffusione dei pollini. Approfondisce l’argomento un articolo di Humanitas Salute che pubblichiamo.
Allergie d'autunno, come è possibile?
Da Nord a Sud diverse specie di pollini insidiano chi soffre di allergia
Sono diverse le piante che possono produrre pollini e dare allergia in autunno, diverse a seconda della collocazione geografica. Al Centro-Sud e nel Bacino del Mediterraneo la parietaria, della famiglia delle Urticacee, ha un periodo di fioritura molto variabile, ma è un’insidia costante almeno da febbraio a ottobre, in alcune zone come in Sicilia “minaccia” gli allergici tutto l’anno.
Al Nord invece la fioritura delle parietarie decresce con la fine dell’estate. Ma qui sono altri i possibili pericoli: Ambrosia e graminacee, con quest’ultime che riprendono la stagione di fioritura all’inizio dell’autunno. Per quanto riguarda l’Ambrosia, secondo una ricerca pubblicata su Nature Climate Change, per il 2050 la sua quantità di pollini nell’aria, a livello mondiale, sarà quattro volte quella odierna. Colpa del cambiamento climatico: il surriscaldamento del pianeta sarà il principale responsabile di questo aumento vertiginoso di pollini: le alte temperature favoriranno la “migrazione” di Ambrosia verso il Nord e Nord Est dell’Europa.
Le persone che in primavera soffrono per le allergie potrebbero avvertire una riacutizzazione dei sintomi?
«Sì, proprio per i motivi citati sopra. Ci sono un allungamento della stagione di pollinosi per alcuni allergeni, una maggiore intensità della concentrazione pollinica e questo porta a una sintomatologia più persistente nel tempo e più spiccata», risponde la dottoressa Francesca Puggioni, specialista in Malattie dell’apparato respiratorio dell’ospedale Humanitas.
«Inoltre – aggiunge – due concomitanti fenomeni possono contribuire al peggioramento dei sintomi. Le polveri sottili presenti nell’aria delle nostre città e le infezioni stagionali, come quelle da rhinovirus, tipiche della stagione, rendono la mucosa delle nostre vie aeree superiori e inferiori più suscettibili all’ “attacco” degli allergeni. Quindi si possono avere sintomi allergici anche più gravi che in primavera».
Le variazioni del calendario pollinico possono far sì che soggetti non allergici si scoprano improvvisamente tali?
«Sì. Inoltre, può essere difficile distinguere tra sintomi da raffreddamento stagionale e sintomi allergici. Un consiglio è quello di valutare con attenzione la sintomatologia con il proprio medico di famiglia: di solito l’infezione da rhinovirus o una sindrome parainfluenzale dura solo pochi giorni e non sono caratterizzate da prurito. Se i sintomi durano per settimane, sono accompagnati da prurito del cavo orale, dell’orecchio interno o prurito nasale, consiglio di effettuare una valutazione specialistica per un approfondimento sulle condizioni di salute».