Nell’immaginario collettivo la celiachia è una malattia solo ed esclusivamente gastrointestinale, d’altronde i suoi sintomi più evidenti sono gonfiore addominale, diarrea, nausea, vomito, mal di stomaco etc. In realtà, la celiachia è una malattia complessa, che può interessare l’organismo nella sua interezza (o quasi). Ciò avviene soprattutto quando non è trattata, condizione tutt’altro che infrequente. Spesso, e per le cause più disparate, la diagnosi della celiachia viene ritardata, sicché il celiaco effettivo, ma inconsapevole, persevera nell’assunzione di glutine e nel peggioramento della patologia. Ciò determina dei danni, se non proprio irreversibili, comunque duraturi alla parete intestinale. Quando le pareti intestinali sono danneggiate, sono oggetto di un “calo di prestazioni”, in buona sostanza assorbono meno nutrienti.
Una dieta per prevenire i problemi
Il legame tra celiachia e calo di ferro
Tale processo coinvolge soprattutto il ferro, che è uno degli elementi di per sé più complessi da assorbire. Da qui, la carenza di ferro nei celiaci, e in particolare nei nuovi celiaci non trattati. La carenza di ferro è un problema serio, in quanto causa una condizione di anemia cosiddetta sideropenica. Manca il ferro, dunque l’individuo avverte mal di testa, debolezza e confusione. Molto spesso, sono questi i primi sintomi che compaiono. Anche perché la celiachia può essere asintomatica “in termini intestinali”, ma non lo è mai in termini di carenza di ferro.
La dieta potrebbe non bastare
Come risolvere il problema? Il primo istinto sarebbe quello di assumere più ferro, magari con la dieta, abbondando di legumi e carni rosse o, al limite, fare riferimento agli integratori. Ebbene, quando la carenza ha un’origine intestinale, come nel caso dei celiaci, si tratta di una soluzione forse utile per limitare i danni nel breve periodo, ma certamente non risolutiva. Anzi, dal momento che il ferro è solo uno dei tanti micronutrienti presenti nei cibi, si rischia di subire alcuni spiacevoli effetti collaterali. D’altronde, se il problema è lo scarso assorbimento in generale, occorre risolverlo a monte.
La soluzione c’è ed è relativamente a portata di mano, ossia cambiare “tipologia di ferro”. Ovvero, optare per un ferro più facilmente assorbibile, che può essere gestito anche dalle pareti intestinali compromesse o da chi ha convissuto con la celiachia per troppo tempo e senza rinunciare al glutine (il problema principale è il ritardo nella diagnosi). Questa tipologia di ferro prende il nome di “bisglicinato”. Si tratta di ferro accompagnato, anzi avvolto, all’interno di aminoacidi. Questi vengono assorbiti senza grosse difficoltà anche quando l'intestino è pesantemente irritato, o è stato compromesso dall’azione del glutine. Si trova sotto forma di integratore ed è facilmente reperibile.
Utile valutare altre fonti di ferro
Consigli per una dieta veramente senza glutine
La carenza di ferro è una condizione provvisoria per sua stessa natura. È sufficiente, infatti, evitare il glutine per un tempo sufficiente, affinché le pareti intestinali recuperino la propria funzionalità. A quel punto, esse sono nuovamente in grado di assorbire il ferro. Un caso a parte è rappresentato dalle condizioni più gravi, ovvero quelle in cui la celiachia, magari non trattata per anni, ha compromesso in modo quasi irreversibile la salute dell’intestino. Per fortuna si tratta di un'eventualità piuttosto rara.
Dunque, il consiglio è di considerare questa soluzione come temporanea, e non destinare ad essa eccessivi timori o ansie. Il consiglio più importante rimane quello di rinunciare al glutine in modo definitivo e soprattutto efficace. Anche le semplici contaminazioni possono nuocere, e riattivare il circolo vizioso che connette celiachia e anemia. Dunque, prestate la massima attenzione a ciò che mangiate. All’inizio risulta complicato, anche perché si tratta di riprogrammare le proprie abitudini; tuttavia, riscoprirete una cucina ed un modo di mangiare senza troppe privazioni.