Oggi siamo tutti un po’ ipocondriaci. La colpa? Anche internet. Al giorno d’oggi internet dà, infatti, la possibilità di accedere con facilità a un quantitativo enorme di informazioni: è sufficiente porre una domanda nel proprio motore di ricerca e, in pochi secondi, potremo consultare risultati provenienti da fonti più o meno verificate.
Sempre più persone utilizzano internet per capire i propri disturbi e sintomi
Sono tante le persone che utilizzano il
web per provare a capire i propri disturbi o
sintomi. A maggior ragione, in questo momento di pandemia mondiale.
La domanda sorge spontanea, può quest’abitudine aiutare il medico nella diagnosi? Risponde
Francesco Cuniberti, specialista del Centro per i disturbi
d’ansia e di
panico di Humanitas San Pio X, in un articolo apparso su Humanitas salute che pubblichiamo.
“Spesso noto, nei pazienti che hanno precedentemente cercato su internet i propri sintomi, alcuni
comportamenti ricorrenti. Questi pazienti tendono, infatti, a dirigere la discussione sulle patologie che pensano di avere; utilizzano termini specialistici – e, come si può facilmente immaginare, a volte del tutto fuori luogo – per descrivere i sintomi che manifestano. Spesso utilizzano anche frasi o affermazioni fuori contesto allo status culturale del paziente stesso.
Per lo
specialista la situazione diventa doppiamente
problematica: non bisogna combattere solo con la
patologia in questione, ma è necessario riconquistare la
fiducia del paziente e vincere contro un “falso collega”, Google, che tutto sa e mai sbaglia.
Certo, sul web si possono trovare anche
fonti autorevoli che nessuno vieta di consultare, ma occorre sottolineare come il quadro clinico di un paziente non si deduce da un semplice elenco di sintomi, ma da tutta una serie di
fattori e caratteristiche individuali che possono essere chiariti attraverso l’incontro con lo specialista.
Vorrei invitare chi legge, quindi, a fare due riflessioni: la prima riguarda la necessità di accettare il fatto che il web sia ricco di
fake news, difficili da smascherare per i non addetti ai lavori. La seconda riguarda l’interpretazione di ciò che viene letto. Lo specialista ha impegnato buona parte della propria vita per
studiare, informarsi, approfondire la propria conoscenza sull’argomento, fare esperienza nel proprio campo: impariamo a fidarci.
”