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Bufala Campana
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Ormoni, stress e menopausa Il sonno delle donne è più fragile

 
01 luglio 2019 | 09:53

Ormoni, stress e menopausa Il sonno delle donne è più fragile

01 luglio 2019 | 09:53
 

Passiamo a letto un terzo della nostra esistenza, ma spesso si sottovaluta l’importanza di vivere questo momento in modo salutare. Il sonno ha infatti un’enorme rilevanza sulla quantità e qualità del nostro benessere.

Il sonno viene spesso disturbato dalle mille sollecitazioni ambientali, dal richiamo della prole o dallo stress lavorativo. Il sonno della donna è più fragile di quello dell’uomo per via del suo innato multi-tasking, ma anche a causa di stress, ormoni e menopausa. Anche l’insonnia è una patologia che spesso si declina al femminile, è sorella dell’ansia e cugina della depressione.

Le donne dormono meno e peggio degli uomini (Ormoni, stress e menopausa Il sonno delle donne è più fragile)
Le donne dormono meno e peggio degli uomini

Mentre una donna sana in gioventù, nella prima parte del suo ciclo riproduttivo, presenta meno rischi biologici di patologie organiche del sonno, quali le apnee notturne o i disturbi del movimento nel sonno, questo cambia in epoche particolari della vita quali la gravidanza o la menopausa. Gli ormoni femminili infatti influenzano in maniera significativa la continuità e l’efficienza del sonno notturno, le sue capacità ristorative e di protezione nei confronti delle malattie cardio-cerebrovascolari, nonché del declino cognitivo. Ne ha parlato Vincenzo Tullo, neurologo e specialista in medicina del sonno e delle cefalee di Humanitas in un articolo di Humanitasalute, che riportiamo di seguito.


In gravidanza il potere ristoratore del sonno è minacciato dall’aumento del peso, dal russamento, dalle apnee della gestante con il possibile sviluppo di ipertensione gravidica, condizioni che espongono ad un parto pre-termine e assistito, con deleterie conseguenze sul benessere materno-fetale. Un’altra patologia in gravidanza spesso responsabile dell’insonnia materna è quella delle “gambe senza riposo”, legata alla carenza di ferro e di altri fattori neurotrofici propri di questa fase e che tanto impatta non solo la continuità del sonno materno, ma anch’essa il benessere materno-fetale, inducendo alterazioni cardiovascolari che rappresentano altrettanti fattori di rischio nell’ambito della gestazione. A questo difficile periodo segue il puerperio, con le alterazioni umorali tipiche delle neomamme e dalla carenza di riposo per via delle nuove sollecitazioni della prole che possono portare a quello che gli anglofoni chiamano “maternity blues” (sindrome del terzo giorno o depressione post partum), se non alla psicosi puerperale con i noti rischi per sé e per la prole.

Anche la menopausa rappresenta un altro periodo di vulnerabilità biologica, in cui la brusca caduta degli ormoni riproduttivi modifica la distribuzione del peso corporeo e conferisce alla donna un rischio biologico di disturbo respiratorio simile a quello dell’uomo. Alcuni importanti esperti italiani di malattie del sonno hanno concentrato i loro studi proprio sulle differenti patologie del sonno in menopausa e la loro ripercussione su emotività ed umore, capacità cognitive, benessere psicofisico, rischio cardio e cerebrovascolare e, ancora una volta, di comparse e mantenimento delle “gambe senza riposo” con il rischio ipertensivo e di comorbidità psichiatrica ad esso connessi.

Le diverse relazioni degli esperti sono state raccolte e revisionate in un lavoro unitario che è stato pubblicato sulla nota rivista scientifica internazionale Maturitas e presentate a Roma durante l’ultimo Convegno Nazionale Italia Sonno 2019. Ciò che è emerso è che nella menopausa la stima della depressione associata ad insonnia cronica si attesta su valori superiori all’80%, mentre quella dell’insonnia associata a sintomi vasomotori (vampate) al 70%, l’OSA (apnee morfeiche) intorno al 3%, con un aumento di rischio di ipertensione del 40%. La percentuale della RLS (sindrome delle gambe senza riposo) in menopausa si aggira tra il 15-20%, mentre il dato epidemiologico relativo a tutte le donne è inferiore al 4%.

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