Ci coglie improvvisamente prima di un esame importante, di un concerto (se siamo sul palco), di un colloquio di lavoro, di un appuntamento con una persona a cui teniamo o nelle situazioni in cui non sappiamo cosa aspettarci e di cui abbiamo timore. L’ansia può diventare patologica quando supera una certa soglia e con certe modalità. In tutta gli altri casi, contrariamente a ciò che si pensa, deve essere considerata nostra amica e preziosa alleata. Come riconoscerla, giudicarla e affrontarla al meglio? Ne ha parlato Giampaolo Perna, Responsabile Centro per i disturbi d’ansia e di panico di Humanitas San Pio X in un articolo apparso su Humanitasalute, che riportiamo di seguito.
Se patologica, l'ansia si può curare anche con una corretta alimentazione
“«Prima di tutto sfatiamo un mito - ha esordito il professore - l’ansia è un sentimento fatto da un insieme di emozioni che servono biologicamente a difenderci da situazioni di cui è giusto e naturale avere timore. Come tale va considerata comune uno stato assolutamente naturale in cui il corpo viene spinto al massimo per reagire in maniera ottimale ad una situazione che richiede tutta la nostra attenzione e concentrazione». Se l’ansia quindi ci accompagna in una situazione comprensibilmente stressante perché importante per noi o per la nostra vita in generale, va considerata come un meccanismo di allerta e difesa che di certo non è da trattare a livello medico. Non solo. È segno di maggior sensibilità e attenzione e ci dà l’occasione di sviluppare una caratteristica importante come il coraggio. «Chi non prova mai ansia è una persona probabilmente spregiudicata e senza senso del pericolo», ha aggiunto Perna.
Alcune persone sono geneticamente più predisposte di altre a provare ansia nella vita di fronte agli eventi più stressanti a cui siamo sottoposti. È come se avessero un campanello d’allarme più sensibile a scattare. Ciò va riconosciuto ed è bene conoscere questo aspetto della propria personalità, accettandolo invece che combatterlo soltanto: è probabile infatti che non possa essere mai completamente superato, proprio perché innato.
Spesso si fa confusione fra stress e ansia che invece, come ha spiegato lo specialista, sono due cose diverse anche se unite da un comune denominatore «Stress e ansia sono fratelli - ha detto Perna - se non superano certi limiti, entrambi ci aiutano ad ottenere prestazioni migliori nelle cose a cui teniamo. Ecco perché se si è agitati per un esame non vale la pena prendersi degli ansiolitici. L’adrenalina in più in circolo sarà infatti preziosa per farci ottenere risultati migliori». Ma quali sono i sintomi dell’ansia? Si dividono in fisici e mentali. Alla prima categoria appartengono tutte le manifestazioni psicosomatiche quali il battito del cuore accelerato, il fiato corto, la tensione muscolare, i tremori, la chiusura dello stomaco, un’intensa sudorazione e, infine, uno stato di stanchezza che deriva dal fatto che il corpo ha consumato molte energie. Il tutto è accompagnato da una tensione mentale, dalla paura, dalla preoccupazione o da alcuni pensieri che si ripetono più di altri.
«Per prima cosa l’ansia, se sperimentata in maniera circoscritta e nei limiti ragionevoli, va accettata come un’amica - ha ribadito il professore - Ci dice che stiamo affrontando qualcosa che per non è facile, che c’è qualcosa di importante e nuovo all’orizzonte». Se questo qualcosa “esiste veramente”, cioè non è solo nella nostra testa ma è qualcosa di oggettivamente stressogeno perché porta a delle conseguenze sulla nostra vita, allora possiamo catalogare quest’ansia come un sentimento da sfruttare a nostro vantaggio e non da curare. Ciò detto possiamo provare a “cavalcarla”, oltre che con una sana accettazione, anche con tecniche di rilassamento quali la respirazione profonda, la meditazione e uno stile di vita che tenga lontano da noi lo stress. «Ciò significa che prima di tutto dobbiamo puntare a vivere in armonia - ha proseguito Perna - curare il nostro ritmo sonno-veglia, l’alimentazione, fare attività fisica e in generale preoccuparci di avere sempre un momento di riposo e recupero mentale che eviti alla mente di andare in una condizione di iperstress che favorisce un tipo di ansia non funzionale ai nostri obiettivi».
In presenza di uno stato d’ansia forte, prolungato, che condiziona la nostra vita e le nostre scelte quotidiano, e che si presenta soprattutto in presenza di situazioni che non avrebbero motivo di metterci in una reale tensione, allora è meglio rivolgersi ad un professionista. Lo psichiatra e lo psicoterapeuta sono le persone giusta per capire da cosa può dipendere questa ansia “invalidante” e apparentemente immotivata. Le uniche, inoltre, a poter escludere con possa derivare dall’assunzioni dei farmaci o che sia la spia di altre patologie di origine fisica.
«Parliamo di ansia patologica quando la nostra reazione non può definirsi appropriata al contesto - ha detto Perna - se per esempio la provo di fronte ad innocuo barboncino, quando devo prendere l’autobus o l’ascensore o quando semplicemente non c’è alcun motivo per essere agitati, allora è probabile che io abbia un disturbo d’ansia che deve essere trattato».
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