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Celiachia, fenomeno in aumento 400mila persone ancora non diagnosticate

09 febbraio 2018 | 18:00

Celiachia, fenomeno in aumento 400mila persone ancora non diagnosticate

09 febbraio 2018 | 18:00

Nonostante le molte diagnosi eseguite durante il 2016, ancora molti casi restano ignoti: si stima infatti che ad oltre 400mila persone la celiachia non sia stata ancora diagnosticata.

A chiarire meglio la situazione in Italia è il commento di Paoletta Preatoni, gastroenterologa ed endoscopista digestiva di Humanitas, tratto da Humanitasalute e di seguito riportato integralmente.

(Celiachia, fenomeno in aumento 400mila persone ancora non diagnosticate)


I numeri
Dal documento risultano diagnosticati 198.427 celiaci, in prevalenza donne. Sono 138.902 gli individui di sesso femminile alle quali è stata riconosciuta la patologia a fronte di poco meno di 60mila di sesso maschile (59.525 il numero esatto). La proporzione è dunque di due a uno.

A seguito dell’entrata in vigore del nuovo protocollo diagnostico è emerso un aumento delle diagnosi. Nel 2016 il numero totale delle nuove diagnosi è stato pari a 15.569, con un incremento di più di 5mila diagnosi rispetto al 2015. «L’aumento dei numero dei pazienti con diagnosi di celiachia - spiega la dottoressa Preatoni - risente sicuramente di due fattori: una maggiore sensibilizzazione associata a una maggiore conoscenza dei medici, soprattutto di medicina generale, delle manifestazioni cliniche aspecifiche e delle alterazioni dei test di laboratorio a cui la patologia si può associare (per esempio gonfiore addominale, ipertransaminasemia, sideropenia, infertilità) anche in assenza di un franco quadro di malassorbimento, che hanno portato a un maggior utilizzo della sierologia».

«Il secondo fattore - continua la specialista - è legato allo screening di tutti i familiari di primo grado dei pazienti celiaci che nella stragrande maggioranza dei casi sono asintomatici e non presentano alterazioni di laboratorio».

La Lombardia si conferma la regione con la presenza più cospicua di persone con celiachia e proprio qui si è registrato l’aumento maggiore di nuovi casi. La fascia d’età fra i diciannove e i quarant’anni risulta quella in cui si concentra maggiormente la presenza di celiaci.

Per quanto riguarda i celiaci non ancora diagnosticati, le stime riferite dagli esperti al 2016 parlano di 407.467 individui la cui patologia non è al momento riconosciuta. «La celiachia sintomatica - spiega la dottoressa - è solo la punta di un iceberg, esiste una popolazione sommersa asintomatica o paucisintomatica che non si presenta all’attenzione del medico e che come tale non viene screenata fino alla comparsa di sintomi o di alterazioni laboratoristiche che possono porre il sospetto diagnostico».

La malattia, come si diagnostica
La celiachia è una malattia infiammatoria cronica che colpisce individui geneticamente predisposti. La patologia tendenzialmente colpisce in molti Paesi al mondo circa l’1% della popolazione. L’ingestione del glutine, il complesso proteico presente in diversi alimenti a base di cereali come il frumento, ma non solo, comporta l’atrofia dei villi intestinali, le pieghe sollevate della mucosa intestinale.

Per questo motivo la dieta senza glutine è ancora l’unica terapia per le persone colpite da malattia celiaca. Grazie alla dieta glutino priva c’è la remissione dei sintomi, tanto quelli intestinali (gonfiore addominale, difficoltà nella digestione) che quelli extra-intestinali (come ad esempio l’affaticamento precoce e il mal di testa).

Proprio l’atrofia dei villi intestinali è uno degli elementi di cui si tiene conto per la diagnosi della patologia. Questa si effettua con analisi del sangue mediante il dosaggio di specifici anticorpi e, appunto, con la biopsia dell’intestino tenue per valutare l’atrofia. In presenza di determinate caratteristiche si può evitare di ricorrere alla biopsia nei bambini.

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