“Uso problematico di Internet” (Problematic Internet Use) o “Dipendenza patologica da Internet” (Internet Addiction Disorder) sono due modi con cui definiamo delle dipendenze comportamentali, dunque non correlate a una sostanza ma a un’abitudine, ovvero l’utilizzo del Web. Navigare su Internet, infatti, risulta una prassi quotidiana per una larga fascia della popolazione: gli adolescenti, i cosiddetti “nativi digitali”, per i quali il web è una normale estensione dello spazio di socialità che inizia, per esempio, a scuola. Usare Internet, allora, diventa parte integrante dell’esperienza della crescita e del confronto con l’altro, un vero e proprio ambiente in cui l’adolescente delinea la propria identità.
Anche per questo motivo è importante saper riconoscere i confini tra un uso del web fisiologico e uno problematico. Approfondisce l’argomento la dottoressa Marcella Mauro, neuropsicologa in Humanitas Medical Care Milano Domodossola, in un articolo di Humanitas Salute che riportiamo qui di seguito integralmente.
Che cos’è la dipendenza da Internet e quali sono i sintomi?
Chi ha una dipendenza da Internet riversa in questa occupazione la maggior parte delle sue energie e del suo tempo, manifestando stress e comportamenti disfunzionali quando non riesce a connettersi, con delle conseguenze tangibili nelle sue relazioni personali e nei risultati scolastici o lavorativi. La dipendenza da Internet può associarsi anche a manifestazioni di ritiro sociale, per cui il paziente preferisce la vita virtuale a quella reale, si isola in se stesso e spesso presenta anche delle alterazioni nel ritmo sonno-veglia. Il problema, da questo punto di vista, risulta particolarmente rilevante per gli adolescenti. L’adolescenza, infatti, è un momento delicato di formazione dell’individuo in cui le relazioni sociali sono fondamentali per la costruzione della personalità adulta.
Un fenomeno complesso
La dipendenza da Internet è un fenomeno complesso, ancora oggetto di studio, per cui non sono stati ancora trovati criteri condivisi di definizione. Vi sono difatti una serie di variabili per cui ciò che in una persona è trattabile come dipendenza, in un’altra risulta solo una modalità di adesione al proprio contesto sociale di riferimento. Per questo motivo ogni situazione va valutata come un caso a sé stante, in base a una serie di fattori psicologici, comportamentali, sociali e clinici che sarà lo specialista psicoterapeuta a riconoscere.
Adolescenti: Internet come spazio di socializzazione
Gli adolescenti di oggi sono nativi digitali e per loro l’utilizzo di Internet rappresenta un’azione normale, perfettamente inserita nella quotidianità. Inoltre, gli adolescenti sono calati in una società trasversalmente iperconnessa, in cui i mezzi di comunicazione virtuale, come le chat, sono utilizzati dai genitori per comunicare con i figli e con coloro che ne hanno la responsabilità durante le ore lavorative (come nonni o baby-sitter), e in cui gli equilibri familiari tradizionali sono in corso di ridefinizione, con delle madri spesso lavoratrici a tempo pieno e dei padri presenti in modo più paritario nelle vite dei figli. Se, un tempo, i ragazzi trovavano la dimensione di socializzazione fuori dal controllo degli adulti all’esterno dalla dimensione casalinga, nelle piazze e nei cortili, oggi è Internet il “luogo” a cui accedono per socializzare in maniera indipendente e sperimentarsi dal punto di vista identitario. I rischi che prima si correvano fuori casa, oggi si corrono all’interno della propria stanza: come il cyberbullismo, le molestie sessuali online, il gioco d’azzardo e le sfide social (challenge) che spesso sono pericolose al punto da comportare un rischio per la vita di chi le mette in atto.
Lo scenario in cui si manifestano possibili blocchi nello sviluppo evolutivo
Internet, in questo senso, diventa lo scenario in cui si manifestano possibili blocchi nello sviluppo evolutivo dell’adolescente. Il disagio psichico non si manifesta con comportamenti asociali e trasgressivi fuori dalle mura di casa, ma con un ripiegamento depressivo e un sentimento pervasivo di vergogna che si riflettono sulle modalità di utilizzo del web e che possono comportare l’incremento di una dipendenza dal mezzo Internet.
Dalla dipendenza da Internet alle patologie del ritiro sociale
Come abbiamo specificato c’è effettivamente una correlazione tra dipendenza da Internet e ritiro sociale (spesso per definire gli adolescenti che soffrono di questo disturbo si utilizza il termine giapponese Hikikomori). Tuttavia la relazione causa-effetto è inversa a quella a cui si è portati a pensare abitualmente: non è la dipendenza da Internet a comportare l’isolamento sociale ma, piuttosto, la tendenza a rinchiudersi in casa e, a maggior ragione, nella dimensione protetta della propria stanza, a comportare un abuso dell’utilizzo del web. Nei casi di ritiro sociale più grave, infatti, l’adolescente non utilizza neppure Internet. Il complesso rapporto tra dipendenza da Internet e ritiro sociale si realizza in una società profondamente incentrata su valori come la popolarità e la bellezza, trasmessi attraverso i social. Le esperienze e l’identità dell’adolescente vengono condivisi con il resto del mondo che è rappresentato dai propri follower: un reciproco rispecchiamento attraverso cui viene confermato il valore individuale. L’adolescente che non si percepisce sufficientemente bello e popolare, invece, non riesce a reggere la pressione sociale e ad affrontare i rapporti interpersonali, che rifiuta.
Quando serve l’aiuto dello psicologo?
Se Internet da un lato dona senso all’esistenza di chi attraverso il web viene confermato nel proprio narcisismo, dall’altro serve anche da riparo e rifugio a quegli adolescenti che, all’esterno, vengono rifiutati e che, per questo, subiscono una ferita narcisistica. È a questo punto che subentra il lavoro psicologico, che deve offrire una valida alternativa allo spazio protetto rappresentato dalla propria camera e da Internet. Nello spazio della terapia, l’adolescente deve sentirsi accolto e deve potersi rispecchiare, in modo tale da autorizzare le proprie fragilità, i propri bisogni e desideri, anche quando sono più difficili da ammettere e suscitano più vergogna nella convinzione autoimposta che per l’altro possano essere inaccettabili. In questo modo la terapia favorisce una rinascita sociale e consente all’adolescente di superare i propri blocchi e riprendere il percorso evolutivo interrotto.