Se in Italia giochi a pallanuoto hai due grazie: trascorrerai la carriera sognando di far parte del Settebello (ovvero, la nazionale) e avrai buone possibilità di giocare in top club che sorgono - quasi tutti - in riva al mare, dove la cucina la invidiano in tutto il mondo. Una grazia quella del cibo, ma anche una tentazione: esagerare significherebbe vanificare gli sforzi fatti in acqua oppure doverli raddoppiare, ma come rinunciare ad una pizza se giochi a Posillipo o ad una focaccia di Recco, se giochi proprio a due passi dalla sua patria?
A questa domanda risponde uno che ne sa, di cibo ma prima ancora di pallanuoto: Amaurys Perez. Nel Settebello ci ha giocato dal 2011 al 2015 e ha contribuito ad impreziosire una bacheca già ricca a quell’epoca inserendoci un oro mondiale ottenuto a Shanghai, un argento olimpico ai Giochi di Londra 2012 e poi un argento e un bronzo alla World League, una competizione molto prestigiosa nella pallanuoto.
Amaurys Perez in azione
Dalla vasca alla missione di dietologo
Spiegare perché Perez sia esperto di pallanuoto a questo punto risulta superfluo, ma si può aggiungere ancora una cosa: oggi lui, 45 anni, nato a Cuba ma naturalizzato italiano, a pallanuoto ci gioca ancora. Ha chiuso la stagione A San Donato Milanese con la Metanopoli e questo ci serve per spiegare perché può parlare di alimentazione con una certa cognizione di causa. Perché uno dei suoi segreti sta proprio nel regime alimentare che gli consente, ad un’età che è da “ultrapensionato” per uno sport massacrante come la pallanuoto, di essere ancora in vasca, calottina in testa, a fare a “sgomitate” con gli avversari. Non è un caso che proprio lui sia stato protagonista di un programma unico in Italia, andato in onda in due puntate su “Nove” dal titolo: “Un paese a dieta”. Insieme allo chef Roberto Valbuzzi (Personaggio dell'anno 2020 tra gli Opinion leader) e alla nutrizionista Carla Lertola si sono presi cura della forma dei residenti di San Leo, un paesino in provincia di Rimini. La missione era far perdere in 100 giorni ben 500 chili complessivi alla popolazione.
Quando Perez ha conosciuto i residenti e compreso che erano abituati a godersi al massimo la golosa cucina romagnola, senza affiancare una grande attività fisica (ma nemmeno minima), gli è sembrata una sfida quasi impossibile, quasi più ardua di un testa a testa in vasca contro corazzate come Croazia, Serbia o Ungheria (i Brasile, Spagna e Germania del calcio per chi è meno avvezzo a seguire questo sport). «Sì - ammette lui - il primo impatto non è stato dei migliori. Quando abbiamo proposto le modalità che avremmo seguito per raggiungere l’obiettivo i partecipanti si sono irrigiditi». Poi, qualcosa è cambiato e qui - orecchie ben aperte per tutti - c’è stata la svolta. Perché il programma può essere un emblema di come mettere in pratica certe dritte anche nella nostra vita di tutti i giorni. «Ho capito, insieme ai miei due compagni di squadra - spiega il pallanuotista - che bisognava ascoltare le loro esigenze, le loro tendenze altrimenti si sarebbero chiusi a riccio e non avremmo ottenuto nulla. Poco alla volta siamo riusciti a fargli cambiare le abitudini, che erano assolutamente sbagliate».
Dialogo, divertimento e ballo
Certo, ma tra il dire e il fare si sa che c’è di mezzo un mare ben più esteso dell’Adriatico romagnolo. Ma Perez, grazie al suo animo spontaneo, divertente, empatico ed affabile aveva l’asso nella manica. Ha vissuto, per motivi di carriera, a Cosenza tanti anni e da lì prende un termine, “scialato” per dire come si è posto di fronte ai partecipanti. «Me la sono goduta, ecco - dice ridendo - e da lì è stato bellissimo. Io, se non mi diverto, non faccio la differenza ma qui ho trovato il terreno per esprimermi». Ma da dove bisogna partire per iniziare una dieta? «Amici miei - attacca Perez - bisogna ridere, il sorriso è l’arma per iniziare a stare bene. Insieme ad umiltà e perseveranza. Sono due doti che io ho sempre portato con me nel mio sport, ma a tavola è lo stesso».
Il dialogo con le persone e la comprensione sono state il principio, ma di certo c’erano errori di base da eliminare. «Il quotidiano era l’errore madornale - risponde il pallanuotista - vivevano una routine che era compromettente. Si svegliavano, mangiavano, andavano a lavorare, mangiavano, tornavano a lavorare, mangiavano e dormivano. Cosa vi costa, mi sono detto e gli ho detto, inserire un’ora di attività fisica tre volte a settimana? E così abbiamo fatto. Non serve molto, iniziamo a ballare, che diverte e fa stare bene. E iniziamo a fare un po’ di movimenti a corpo libero, anche a casa e la vita inizierà a cambiare. Il mio motto è: oggi non sarà uguale a domani. E così apro gli occhi ogni giorno con la massima positività possibile».
Facile, verrebbe da dire, per un uomo che è alto 1.94 e pesa 98 chili (di muscoli), abituato a passare ore e ore in palestra o in vasca. Ma l’errore è proprio qui: tra un’atleta professionista e una persona comune non c’è differenza nell’approccio allo stile di vita. Cambieranno i carichi di allenamento e dunque anche il fabbisogno energetico, ma un’ordine alimentare che rispecchi il proprio corpo e una quantità di attività fisica che occorra per tenere in funzione il corpo serve a tutti. «Siamo sullo stesso binario - aggiunge Perez - non si scappa. Nel mio sport l’alimentazione è centrale, fa la differenza, ma ognuno di noi deve pensare questo».
In borghese, fuori dall'acqua
Dieta rigida in settimana, ore di sport. Ma la domenica è jolly
Insomma, giorno dopo giorno, consiglio dopo consiglio, la missione è stata raggiunta. La curiosità di sapere però cosa fa davvero Amaurys Perez per tenersi così in forma è tanta. Vero che basta poco per essere nella norma, ma è anche vero che puntare al massimo non è mai un’idea sbagliata. E allora, cosa mangia Perez durante la giornata? «A colazione - risponde sapendo di sorprendere - due cornetti e un frullato di frutta, sempre, tutto l’anno. Poi, la musica: voglio dirlo ancora che è un elemento centrale nella mia dieta. A metà mattina faccio uno spuntino senza carboidrati, preferisco ancora frutta, come una banana. I carbo li inserisco nel pranzo insieme ad insalata e ancora frutta. La sera invece, insalata e un secondo. La domenica invece, mamma mia, non mi ferma nessuno…».
Con fare da simpatica canaglia, Perez spera di farla franca, ma non possiamo esimerci da chiedergli maggiori dettagli. Cosa succede la domenica, Amaurys? «Io la vita me la godo - risponde - e in tavola mi gusto di tutto. Piatti calabresi, ma anche napoletani (ha giocato a Posillipo dal 2010 al 2012). Quale delle due cucine preferisco? Offenderei qualcuno nello scegliere! Dalla cucina napoletana prendo sicuramente la pizza, dalla calabrese gli spaghetti allo scoglio».
E se fosse anche in grado di cucinare? «No, per niente - taglia corto, sempre con un sorriso - me la cavo malissimo. So fare giusto il riso Basmati».
Argento olimpico a Londra
Pallanuoto, un amore grande
Un fiume di sentimenti, emozioni, sorrisi e voglia di vivere contagiosa esplode dalla voce di Perez che della pallanuoto è un simbolo degli ultimi anni. Un amore viscerale quello con questo sport: «Per me - sottolinea - la pallanuoto è tutto, è sogno e amore e a questo sport posso ancora dare molto, sono in debito e devo lasciare qualcosa in eredità ai ragazzi che arriveranno. E il movimento pallanuotistico italiano, oggi, è meraviglioso, abbiamo un ct (l’eterno e plurivittorioso, Alessandro Campagna ndr.) e uno staff straordinari e io ancora oggi resto attaccato alla tv per seguire le partite del Settebello. Purtroppo è un peccato che in Italia sia considerato uno sport minore, non lo merita con quello che la nazionale ha vinto nella sua storia. Io per quella calottina ho dato tutto, ho vinto un mondiale a 35 anni quando molti a quell’età sono già in pensione e ancora oggi quando ripenso alle vittorie ottenute non mi rendo conto. Non riesco nemmeno a rivedere le mie partite, troppa tensione ancora, come se non conoscessi il risultato».
La lezione di Perez è forte e chiara: mettersi in linea per stare bene è una questione mentale, prima ancora che medica e di calcoli delle calorie. Senza un sorriso e un obiettivo volto al benessere, si annega presto. Se lo spirito invece è quello giusto si trova il modo per ingranare la bracciata giusta, fermarsi davanti all’avversario, sbucare dall’acqua, fintare un tiro, un altro ancora, e poi scagliare quel pallone in rete.