La celiachia è una patologia diffusa, la cui incidenza - almeno ufficialmente - è aumentata negli ultimi anni. Ciò in teoria potrebbe essere frutto di un crescente accesso alla diagnosi, che rileva un fenomeno endemico, più che suggerire una dimensione crescente del problema. Ad ogni modo, diagnosticare la celiachia il prima possibile è fondamentale. Lo è per due motivi: in primis per garantire al paziente un ritorno a una qualità della vita normale, scevra da sintomatologia, per mezzo dell’unica terapia ad oggi possibile, ossia la rimodulazione dei regimi alimentari; in secondo luogo, per evitare l’insorgenza di disturbi e patologie ancora più gravi, che si correlano a una totale atrofizzazione dei villi intestinali. Se passa troppo tempo tra la comparsa dei sintomi e l’inizio della “terapia”, i villi intestinali rischiano danni irreversibili, con tutto ciò che ne consegue - vale a dire patologie correlate, tra le quali sia malattie di carattere immunitario che forme tumorali.
La buona notizia è che esistono svariati test per diagnosticare la celiachia. La cattiva notizia è che, dal punto di vista clinico, la celiachia tende a confondersi con altre patologie. La questione ruota attorno all’aspecificità dei sintomi. Per esempio, quelli ntestinali (crampi, diarrea) sono correlabili a un’altra patologia estremamente diffusa: la sindrome da colon irritabile. La stanchezza cronica e la perdita di peso sono riconducibili all’anemia, che è una patologia primaria, ma anche secondaria rispetto alla celiachia stessa.
Dai test specifici come quelli genetici a semplici analisi del sangueI test per diagnosticare la celiachiaSul fronte della diagnostica, la medicina è piuttosto attrezzata. L’esame più importante è il
sierologico, che punta a verificare la presenza di alcuni anticorpi riconducibili alla celiachia, tra cui l’
IgA anti-transglutaminasi. Dal momento che la celiachia è una patologia immunitaria, il contatto con il glutine scatena una reazione anticorpale nella quasi totalità dei casi. I costi, in questo caso, sono davvero bassi. Al netto delle eventuali esenzioni, si parla di 10-20 euro. Il primo passo, però, è quello della visita gastroenterologica, necessaria proprio perché i sintomi della celiachia sono, in buona parte dei casi, sovrapponibili ai sintomi di alcune patologie intestinali. In questo caso si parla di qualche decina di euro. Discorso differente se si preferisce procedere con una più invasiva gastroscopia, che costa invece qualche centinaio di euro.
In alcuni casi, la celiachia può “essere più nascosta”. Può risultare poco “rintracciabile” sia per mezzo degli esami clinici che per mezzo di quelli sierologici. È il caso della
celiachia atipica, che è anche una delle più gravi. In questo caso, è necessario procedere con il
test genetico, che verifica la presenza nel proprio Dna dell’aplotipo HLA DQ2/DQ8. Il problema non risiede tanto nel costo, che comunque raramente supera i 200 euro, quanto nella specificità dell’esame. Infatti, non sono molti i centri che se ne occupano. I risultati, poi, vengono elaborati nel giro di 20 giorni.
I test fai da teEsiste poi tutta una serie di
test dai fa te, che possono essere realizzati direttamente dal paziente nel proprio domicilio o presso l'ambulatorio del proprio medico di base. Sono
test sicuri e affidabili - se eseguiti correttamente - che possono fungere da “prima diagnosi” in caso di sintomi evidenti e aspecifici.
Ovviamente, è consigliato dal medico sia il medico ad effettuarli. Ad ogni modo, stiamo parlando del
MyCare Celiachia, che funziona in maniera simile ad un test di gravidanza. Ad essere analizzato è il sangue. Basta una goccia per rilevare gli
anticorpi transglutaminasi e anti-gliadina.
Un altro test molto affidabile è il
Prima Home Test. Esso rileva gli anticorpi anti-peptidi deamidati della gliadina, noti anche come anti-DGP, nonché la componente proteica del glutine (che appunto non viene assorbita). Il test dura solo un quarto d’ora e può essere svolto comodamente a casa.