L’inquinamento è un pericolo per la salute del nostro organismo, ormai lo sappiamo, ma i dati (Report di Legambiente) restituiscono una situazione di emergenza per quanto riguarda il livello di inquinamento atmosferico in Italia, in particolar modo in alcune città (ben 29 su 95), nel corso dell’anno appena trascorso sono stati sforati i limiti normativi in termini di PM10. Si tratta di un problema con cui devono confrontarsi tutti, perché il maggiore utilizzo dell’automobile, rispetto a prendere più spesso i mezzi pubblici o fare tragitti in bicicletta o a piedi, contribuisce alle emissioni di polveri sottili che comportano un concreto rischio per la salute personale. Sono i polmoni in particolare, infatti, a risentire degli effetti dello smog, che può provocare l’insorgenza di patologie respiratorie, o acuirle, e lo sviluppo di tumori. Ma quali sono i sintomi a cui prestare attenzione e quali esami bisogna eseguire per mantenere sotto controllo la salute dei polmoni? Ne parla la dottoressa Francesca Puggioni, capo sezione clinico e organizzativo di Humanitas Immuno Center, specialista pneumologa del Centro di Medicina Personalizzata, Asma e Allergologia in un articolo di Humanitas Salute che pubblichiamo.
Quali danni ai polmoni per lo smog?
Inquinamento ambientale: un importante fattore di rischio
Quando si parla di danni provocati dall’inquinamento non ci si riferisce solamente all’acuirsi di fastidiosi raffreddori, lo smog, infatti, viene considerato fattore di rischio per lo sviluppo di diverse patologie respiratorie (come asma, allergie, bronchiti acute e broncopneumopatia cronica ostruttiva – Bpco) e di determinati tipi di tumori, come il tumore del polmone. Non solo: l’inquinamento ambientale, dai dati che ci sono oggi a disposizione, risulta essere la prima causa di morte in relazione a fattori ambientali esterni in Europa, e, in Italia, sono oltre 52.000 le morti imputabili ogni anno allo smog.
Essere consapevoli dei pericoli che l’inquinamento comporta può aiutare sia a intervenire in tempo su patologie ai primi stadi sia a modificare quei comportamenti e quelle abitudini che influiscono sull’ambiente circostante contribuendo alle emissioni di polveri sottili, di cui circa il 50% sono dovute al trasporto stradale. Per questo motivo è importante conoscere quali siano i danni ai polmoni provocati dallo smog e saper riconoscere quei campanelli d’allarme che, qualora si dovessero presentare, indicano la necessità di recarsi dallo specialista pneumologo per una visita.
Smog e polmoni: i sintomi da non sottovalutare
I sintomi da tenere sotto controllo perché potrebbero essere indice di un disturbo sottostante sono:
- tosse frequente o bronchiti ricorrenti con o senza sintomi nasali;
- sensazione di fiato corto o di costrizione al torace con la necessità, a volte, di fermarsi e fare un sospiro profondo;
- stanchezza cronica, che può dipendere dalla salute dei polmoni.
In tutti questi casi è fondamentale effettuare un check-up respiratorio.
Gli effetti dell’inquinamento sui polmoni: quali esami fare?
Gli esami sono semplici, non invasivi e non dolorosi. Si basano sul principio della misurazione del respiro e dello studio dell’infiammazione delle vie aeree. I principali test da eseguire in caso di esposizione ad alti livelli di inquinamento sono:
- Spirometria globale con tecnica pletismografica: il paziente soffia attraverso un boccaglio all’interno di un apparecchio che misura con precisione la quantità di aria che viene movimentata durante gli atti della respirazione. I valori vengono confrontati con un range conforme alle caratteristiche di normalità per il paziente e l’esame è in grado di individuare se ci troviamo di fronte a deficit di ostruzione o restrizione del respiro.
- Diffusione alveolo capillare del CO: il paziente soffia attraverso un boccaglio all’interno di un apparecchio che misura con precisione la quantità di aria che viene effettivamente respirata dal paziente. È un indicatore affidabile del livello di ossigenazione che il paziente riesce a raggiungere respirando.
- Misurazione della frazione esalata dell’ossido nitrico: il paziente soffia attraverso un boccaglio all’interno di un apparecchio che misura con precisione
Sulla base dei risultati degli esami lo specialista sarà in grado di individuare eventuali patologie acute o croniche, valutare se necessari ulteriori approfondimenti e prescrivere le cure opportune. La cadenza dell’esecuzione degli esami, salvo diversa indicazione specialistica, dovrebbe essere almeno annuale per chi vive in zone ad alto tasso di inquinamento ambientale.