Secondo le stime, un italiano su tre soffre della sindrome dell’intestino irritabile, un disordine funzionale dell’apparato gastrointestinale in assenza di altra patologia specifica che ne causi i sintomi.
L’alimentazione gioca un ruolo nel benessere del paziente
I
sintomi possono essere diversi, così come le
cause. Ne parla
Silvio Danese, responsabile del Centro per le malattie infiammatorie croniche intestinali di Humanitas e docente di Humanitas University, in un articolo apparso su Humanitas Salute che pubblichiamo.
“Quali sono i sintomi?I
sintomi riferiti dai pazienti sono molteplici:
irregolarità intestinale che tende verso la
stitichezza oppure verso la
diarrea, ma anche una componente mista o un’alternanza tra le due;
gonfiore addominale frequente; dolore addominale che non è sempre ben localizzato; urgenza nell’evacuazione. Sono sintomi che impattano notevolmente sulla qualità di vita, peggiorandola. Si pensi che la
sindrome del colon irritabile è la seconda causa di assenza dal lavoro dopo l’influenza stagionale.
Possono inoltre esservi anche sintomi extra-intestinali, come
emicrania,
disturbi urinari,
irritabilità,
ansia e
depressione,
fatica cronica e
perdita di
concentrazione.
Quali sono le causeLe cause responsabili della sindrome dell’intestino irritabile possono essere molteplici. Occorre innanzitutto sottolineare che si tratta di una
patologia funzionale: è dunque il funzionamento dell’intestino a essere anomalo; nei pazienti che ne soffrono infatti non si rilevano lesioni o alterazioni a carico dell’organo. Tra le cause annoveriamo: un’alterazione della
motilità intestinale, un’alterazione del
microbiota,
un’infiammazione,
infezioni, un’aumentata
sensibilità dell’intestino, eventuali
intolleranze alimentari ma anche condizioni di
ansia,
stress e
depressione.
La sindrome dell’intestino irritabile non è una malattia genetica, vi è una
familiarità ma non è preponderante. È possibile vi sia riscontro di questa malattia in diverse persone della stessa famiglia per via della somiglianza della
flora intestinale tra questi soggetti dovuta a fattori ambientali.
Come avviene la diagnosi?In presenza dei sintomi è importante effettuare una
visita gastroenterologica: lo specialista per la diagnosi terrà conto della storia del paziente, di quanto rilevato mediante l’esame obiettivo e valuterà la prescrizione di
esami del
sangue e delle
feci, utili per escludere la presenza di
infezioni e
infiammazione.
I sintomi della sindrome del colon irritabile possono anche essere legati ad altre
patologie, è dunque importante escludere condizioni quali:
malassorbimento,
infezioni,
malattie croniche (malattia di Crohn, rettocolite ulcerosa), alterazioni metaboliche (come in presenza di diabete),
disturbi psichiatrici (depressione) e
intolleranze alimentari.
Quale è il ruolo dell’alimentazione?L’alimentazione gioca un ruolo nel benessere del paziente. È bene però precisare che non esiste una regola valida per tutti: ogni paziente infatti ha una propria tolleranza all’assunzione dei diversi alimenti, è dunque importante valutare con gli specialisti (gastroenterologo, nutrizionista o dietista) – aiutandosi anche con la compilazione di un diario alimentare – la
dieta più appropriata per la propria condizione, così da sapere quali alimenti contribuiscono alla persistenza dei sintomi e quali invece sono di aiuto. Pian piano, il paziente imparerà anche a conoscere la propria soglia di tolleranza sui
singoli alimenti, così da sapersi regolare in autonomia.
Spesso si consiglia la dieta
FodMap (“Fermentable Oligo-saccharides, Disaccharides, Mono-saccharides and Polyols”) che
esclude alimenti contenenti
zuccheri scarsamente assorbibili e dal forte potere fermentativo che l’intestino fatica a digerire e che pertanto possono favorire l’insorgenza dei sintomi. Nei pazienti con sindrome del colon irritabile può essere consigliabile limitare il consumo di alimenti quali asparagi, carciofi, funghi, cipolla e aglio; mele, ciliegie, pere, anguria, pesche e frutta essiccata; pistacchi, legumi, latte vaccino e yogurt, miele e prodotti ottenuti dalla lavorazione del grano come pasta e pane.
Via libera invece ad alimenti come
carote,
patate,
pomodori,
zucchine e
melanzane;
melone,
kiwi,
fragole,
arance e
mandarini;
brie,
feta e
latticini senza
lattosio;
uova e
tofu;
carne bianca;
quinoa,
riso,
mais e
cioccolato fondente.
Si ricorda che in generale per la salute dell’intestino è bene assicurarsi una sufficiente idratazione, bevendo circa due litri di acqua al giorno e praticare regolare
attività fisica.
”