Avere la pelle abbronzata tutto l’anno è il sogno di molte persone. Tuttavia, come dimostrano numerosi studi, l’abbronzatura artificiale con le lampade Uv non è una sana alternativa al sole naturale.
I giovani, in particolar modo le donne, sono sempre più affascinati dal mondo delle lampade e dell'abbronzatura artificiale, pratiche che però possono essere estremamente dannose per la pelle e il nostro corpo.
Proprio in merito a questo argomento riportiamo di seguito e integralmente un estratto, preso da
Humanitasalute, dove è presente anche un intervento della dottoressa
Agnese Rossi, psicoterapeuta dell’ospedale Humanitas Gavazzeni.
“«L’abbronzatura artificiale con le lampade Uv non è una sana alternativa al sole naturale - ha detto Agnese Rossi - perché può creare dipendenza, soprattutto nelle giovani donne di pelle chiara, aumentando così il rischio di sviluppare melanoma, il più grave tra i tumori della pelle.
La dipendenza da lampade abbronzanti, che alcuni ricercatori hanno chiamato Tanoressia, ovvero “fame da abbronzatura”, si sviluppa perché la pelle, sottoposta a esposizione prolungata alla luce ultravioletta, così come a quella solare, rilascia ormoni chiamati endorfine che stimolano la sensazione di benessere, di appagamento psico-fisico e agiscono anche contro il dolore».
Talvolta, la ricerca ossessivo-compulsiva di un’abbronzatura esagerata può dare luogo a una vera e propria psicopatologia chiamata “Sindrome compulsiva da sole”, che porta ad abusare dell’esposizione del proprio corpo ai raggi ultravioletti con l’illusione di raggiungere un’ideale di coloritura della pelle che, proprio perché ideale, risulta irraggiungibile e diviene quindi una vera dipendenza con possibili crisi di astinenza che si manifestano con ansia, nausea, sudorazione.
Spesso però, chi abusa dei raggi ultravioletti è consapevole anche dei pericoli che corre, come dimostrato da una ricerca condotta su 389 giovani donne di età compresa tra 18 e 30 anni. La ricerca dell’abbronzatura però prevale sugli allarmi lanciati da Airc (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro), Oms (Organizzazione mondiale della sanità) e da studi dermatologici sugli elevati rischi di sviluppare eritemi, ustioni, comparsa di rughe, invecchiamento precoce della pelle, discromie cutanee e soprattutto di melanoma, tumore che, in Italia, registra un aumento di circa 7.000 casi ogni anno nella popolazione di età superiore ai 30 anni.
”