Qualche anno fa è nata una vera e propria guerra all’olio di palma, prima presente in numerosissimi prodotti, confezionati e non. La coltivazione intensiva delle palme da olio ha provocato una graduale deforestazione delle foreste torbiere, habitat naturale di numerose specie a rischio estinzione, tra le quali l’orango, vero e proprio simbolo della “lotta” all’olio di palma. Viene da domandarsi se questo prodotto abbia anche qualche effetto negativo sulla nostra salute. Ne ha parlato Martina Gozza, dietista di Humanitas in un articolo apparso su Humanitasalute, che riproponiamo di seguito.
Olio di palma“
Che cos’è l’olio di palma?
L’olio di palma è un grasso di origine vegetale ottenuto dai frutti della palma da olio (Elaeis guineensis), specie appartenente alla famiglia delle Arecaceae. Negli ultimi anni il prodotto è stato al centro della pubblica attenzione per l’ampio uso che ne viene fatto da parte dell’
industria alimentare.
Ha costi molto bassi e proprio per questo rappresenta circa il 30% della produzione mondiale di olio.
Il quantitativo di grassi saturi
Per quanto riguarda i rischi per la salute il problema consiste nel suo elevato contenuto in grassi saturi, in particolare il palmitato. Rispetto ad altri olii, infatti, il quantitativo di grassi saturi raggiunge il 40-50% del totale e non è quindi indicato per coloro che soffrono di patologie cardiovascolari o hanno il colesterolo alto.
Non va però confuso con il ben peggiore olio di palmisti, derivato dal nocciolo del frutto della palma, nel quale gli acidi grassi saturi raggiungono oltre l’80% degli acidi grassi totali. Tuttavia,
secondo l’Istituto Superiore della Sanità, chiamato a esprimere un’opinione sul tema dal Ministero della Salute, i rischi associati al suo consumo non sarebbero superiori a quelli derivanti dal consumo di altre fonti di grassi saturi. Tra l’altro, nella
cucina occidentale raramente l’olio di palma è utilizzato “fine a se stesso”: è più probabile trovarlo nelle merendine confezionate, negli snack, nei biscotti e sensibilmente meno nel cioccolato e nel gelato. Le raccomandazioni nutrizionali restano quindi le stesse: non assumere più del 30-35% di grassi totali rispetto alle calorie giornaliere, con un 10% massimo riservato ai grassi saturi.
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